MAESTRO di OFFIDA
Anonimo pittore attivo nelle Marche e in Abruzzo tra il quarto e il settimo decennio del 14° secolo.
Il M. di Offida trae il nome dal ciclo affrescato nella cripta della chiesa di S. Maria della Rocca a Offida (prov. Ascoli Piceno), già attribuito alla cerchia di Allegretto Nuzi (Van Marle, 1925) o ad Andrea da Bologna (Venturi, 1915, p. 14; Berenson, 1932, p. 11), pittore con il quale, peraltro, non è escluso che il M. di Offida abbia collaborato. Nelle pitture di Offida - che hanno per soggetti scene della Vita di s. Caterina d'Alessandria, due Madonne con il Bambino, varie figure di santi, la Crocifissione, l'Incoronazione di Maria, la Leggenda di s. Lucia - si riscontra un'inedita venatura di realismo cortese; esse si collocano tuttavia nella fase più tarda della sua produzione, nella seconda metà degli anni sessanta del 14° secolo.La formazione del pittore si svolse nelle Marche, dove egli attinse alla cultura pittorica riminese di ascendenza giottesca, diffusa lungo il versante adriatico sino all'Abruzzo meridionale. In particolare, la maniera del M. di Offida trova dei punti di tangenza con il Maestro del Carmine di Urbania e con il pittore della Deposizione in S. Francesco a Camerino, quest'ultimo riconosciuto da Bologna e Leone de Castris (1984, p. 289) come il probabile autore del polittico proveniente dalla stessa chiesa di Offida (Ascoli Piceno, Pinacoteca Civ.), da altri attribuito allo stesso M. di Offida (Venturi, 1915; Serra, 1929; Crocetti, 1991).
Gli affreschi della chiesa di S. Salvatore a Canzano (prov. Teramo), datati da Bologna (1986) al 1334-1337, si situano nella prima fase della produzione del M. di Offida, ancora improntata a schematiche inflessioni riminesi, cui vanno ricondotti anche quelli immediatamente successivi eseguiti nel duomo di Atri (prov. Teramo; Bologna, 1961, p. 46): S. Orsola, l'Annunciazione, l'Orazione nell'orto e un pannello votivo con Cristo con i simboli della Passione; la Madonna in trono e santi, nello stesso duomo, denuncia invece, nella cornice architettonica, nella salda struttura tridimensionale del trono e in alcune fisionomie giottesco-masiane, un secondo intervento del pittore, con ogni probabilità successivo alla metà del secolo.Spetta a Bologna e Leone de Castris (1984) l'avere individuato nel polittico nella chiesa della Rabátana a Tursi (prov. Matera) l'opera nella quale maturò la svolta in chiave masiana, a favore di una costruzione volumetrica e saldamente prospettica delle immagini, che si riscontra nella produzione del M. di Offida intorno alla metà del 14° secolo. Secondo i due studiosi, infatti, la tavola di Tursi, datata al 1340 ca., non può prescindere dagli episodi pittorici napoletani dei primi anni trenta del Trecento, la cui eco sarebbe stata colta dal pittore a contatto con esiti tangenti, come per es. la coeva produzione del Maestro delle Tempere francescane, o in seguito a un ipotetico soggiorno nella capitale angioina (Bologna, Leone de Castris, 1984, p. 291).
Nuovamente in Abruzzo, il M. di Offida affrescò l'abside destra della chiesa di S. Maria di Ronzano (presso Castel Castagna, prov. Teramo), inquadrata prospetticamente e suddivisa in due registri raffiguranti rispettivamente S. Matteo in trono e il donatore agostiniano tra i ss. Norberto di Xanten (o di Magdeburgo) e Nicola di Bari (Bologna, Leone de Castris, 1984). Tra il 1350 e il 1360 il M. di Offida fu di nuovo attivo nelle Marche, nell'abside della chiesa di S. Francesco a Montefiore dell'Aso (prov. Ascoli Piceno), dove raggiunse un punto di definitivo equilibrio tra le sue diverse componenti culturali. Tra le varie opere assegnate al catalogo del pittore vanno ricordati gli affreschi nella cripta di S. Vittore ad Ascoli Piceno, raffiguranti le Storie di s. Eustachio, un dittico con le monache committenti rappresentate ai piedi della Madonna in trono (Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.; Bologna, Leone de Castris, 1984) e, di più recente attribuzione, un codice della Divina Commedia (Napoli, Bibl. Oratoriana del Monumento Naz. dei Girolamini, CF.2.16; Perriccioli Saggese, 1995).
Bibl.: L. Venturi, A traverso le Marche, L'Arte 18, 1915, pp. 1-28; Van Marle, Development, V, 1925, pp. 182-192; L. Serra, L'arte nelle Marche, I, Dalle origini cristiane alla fine del Gotico, Pesaro 1929, pp. 299-303; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932 (trad. it. Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936); F. Bologna, Di alcuni rapporti tra Italia e Spagna nel Trecento e 'Antonius Magister', AAM, 1961, 13-16, pp. 27-48; F. Bologna, P. Leone de Castris, Percorso del Maestro di Offida, in Studi di storia dell'arte in memoria di Mario Rotili, Napoli 1984, I, pp. 283-305; F. Bologna, San Salvatore di Canzano, affreschi dal XIV secolo, in La Valle del Medio e Basso Vomano (Documenti dell'Abruzzo teramano, 2), Roma 1986, I, pp. 450-462; E. Neri Lusanna, La pittura del Trecento nelle Marche, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, pp. 414-422; V. Terraroli, Maestro di Offida, ivi, p. 623; S. Papetti, Proposta per il Maestro di Offida e i suoi seguaci ad Ascoli Piceno, Notizie da Palazzo Albani 17, 1988, 1, pp. 139-148; G. Crocetti, Una nota sul Maestro di Offida pittore marchigiano del sec. XIV, AC 79, 1991, pp. 353-362; A. Perriccioli Saggese, I codici miniati dal XII al XIV secolo, in Codici miniati della Biblioteca Oratoriana dei Gerolamini di Napoli, Napoli 1995, pp. 21-26.