MAGNI
Diversi componenti di questa famiglia originaria di Ravenna furono editori musicali e musicisti.
Bartolomeo, figlio di Giovanni, nacque a Ravenna nella seconda metà del secolo XVI e si trasferì presto a Venezia, dove lavorò nella rinomata tipografia Gardano. Sposò Diamante, figlia dello stampatore Angelo Gardano.
Questi, nel testamento del 2 ag. 1611, lasciò a Bartolomeo 1000 ducati "per mercede della sua servitù, qual continuamente mi fa, et mi ha fatto per tanti anni così in occasion de malattie, come de liti, et de divisioni con li eredi del q. mio fratello et altri negocij importanti, nelli quali mi ha sempre aiutato, et defeso fedelmente et con amore" (Sartori, p. 205).
Diamante ereditò la tipografia e, dal 1611 al 1613, la ditta lavorò con la ragione "Erede di Angelo Gardano". Successivamente Bartolomeo gestì direttamente la tipografia pur mantenendo l'antica marca dei Gardano, all'insegna dell'orso e del leone, e la dicitura "Stampa del Gardano" (fra il 1618 e il 1650), "Stampa del Gardano appresso Bartolomeo Magni" (1615-43), "Stampa del Gardano Aere Bartolomeo Magni" (1613-15), "Sub Signo Gardani apud Bartholomeo Magni" (1615-30), "Nella Stamperia del Gardano appresso Bartolomeo Magni" (1628). A volte assunse anche la sola ragione "Magni Bartolomeo, Venezia" quasi sempre mantenendo la marca tipografica del Gardano (1613-44).
La produzione comprendeva le musiche dei più celebri compositori dell'epoca: C. Monteverdi, L. Marenzio, G.M. Asola, P. Nenna, L. Leoni, G. Strozzi, Giuseppe Marini, Biagio Marini, T. Merula, C. Gesualdo, F. Petrobelli, G. Rovetta, M. Cazzati, G.B. Vitali, B. Ferrari, G.F. Sances, A. Banchieri, A. Grandi, F. Bellazzi.
Non sono noti luogo e data di morte di Bartolomeo.
Ebbe quattro figli: due - dei quali non si conosce il nome - furono canonici regolari di S. Salvatore. In qualità di "virtuosi" musicisti appaiono citati da Banchieri nelle sue Lettere armoniche: parteciparono infatti al concerto svoltosi a Venezia in casa di Bartolomeo in occasione della pubblicazione del Virtuoso ritrovo accademico dello stesso Banchieri (Venezia 1626).
Il terzo figlio di Bartolomeo fu Francesco, che continuò l'attività; il quarto, forse Giovanni Battista, era definito "giovanetto di molta aspettatione nel violino" nella dedica che Biagio Marini appose alla sua Romanesca per violino solo e basso se piace (contenuta in Arie, madrigali et corenti a 1, 2, 3, op. 3, Venezia 1620, "Appresso Bartholomeo Magni").
Nel 1650 Francesco rilevò la casa tipografica dal padre mantenendo immutato il carattere delle edizioni con le diverse ragioni.
Dal 1651 al 1655 la ragione fu "Stampa del Gardano appresso Francesco Magni", poi "Magni Francesco, Venezia" (1656-63), quindi "Magni Francesco detto Gardano" (1662-71) oppure "Magni Francesco Gardano" (1667-73); infine "Francesco Magni detto Gardano". Pubblicò musiche, tra gli altri, di G. Legrenzi, L. Grossi, C. Ruggieri, Petrobelli, N. Monferrato, C.D. Cossoni, D. Freschi, S. Reina, Rovetta, G.C. Arresti, Cazzati. Dai torchi di Francesco uscirono, inoltre, sotto la denominazione "Stampa del Gardano": Vespri a 8 di P.F. Cavalli (1675), Mottetti op. 6 di Isabella Leonarda (1676), Messa e salmi op. 1 di P. Bettella (1677), Salmi concertati op. 6 di G.B. Mazzaferrato (1684), l'op. 2 (1668) e l'op. 8 (1683) di G.B. Vitali.
Raccolse lui stesso le composizioni per alcune antologie vocali e strumentali: Sacra corona di mottetti (1656), Prima scielta di suonate a 2 e 3 con b.c. di diversi virtuosi moderni (1681). La produzione sacra prevale su quella profana e grande spazio è dato alla musica strumentale.
Non sono noti il luogo e la data di morte di Francesco.
Benedetto, altro figlio di Giovanni, nacque a Ravenna, dove fu battezzato il 25 nov. 1574. Per le sue spiccate attitudini musicali uno zio omonimo, canonico lateranense a Pistoia, lo fece studiare insieme con i fratelli Sebastiano e Giovanni Crisostomo in quella città, dove Benedetto divenne compositore, organista ed esperto suonatore di strumenti a fiato e a corda. Ritornato in patria, dall'estate 1598 ricoprì l'incarico di organista della chiesa di S. Romualdo nell'abbazia di Classe dentro le mura di Ravenna. Nel dicembre 1600 succedette a Nicolò Guerrini all'organo del duomo di Ravenna; contemporaneamente fu organista nel 1602 di S. Maria in Porto dei canonici lateranensi; nel 1621 si fece sacerdote.
Secondo il benedettino Severo Bovini, organista del duomo di Forlì (1613-40) Benedetto "sonava con gravità, grande studio et arte nell'organo, particolarmente nel rispondere al coro" (Fabbri, 1994, p. 327). Lusinghieri su di lui i giudizi dell'arcidiacono di Ravenna, che così informava il cardinale Pietro Aldobrandini: "è ventura haver un par suo con tale provisione [40 scudi]"; anche i canonici, concedendogli un aumento di 10 scudi, riconobbero che "è valentu'uomo e con scudi cento non s'haveria un par suo, et serve con diligenza et ogni giorno va acquistando" (Casadio, p. 168).
Succeduto a Costanzo Porta e a Tommaso Graziani, Benedetto riuscì, abbandonando la tradizionale polifonia rinascimentale dei suoi predecessori, a mantenere altamente qualificato il livello della vita musicale nelle chiese cittadine; le sue composizioni, infatti, documentano l'assimilazione delle nuove tendenze della musica liturgica del primo Seicento per voci sole e con il basso per organo.
Di questa "seconda pratica" musicale adottata da Benedetto dà esplicita testimonianza il fratello Sebastiano, allorché nel 1613, dedicando a Giovanni Macigni gentiluomo fiorentino la raccolta di Madrigali a 5 voci op. 3 di Benedetto (Venezia 1613, "appresso l'herede di Angelo Gardano"), pubblicata per sua iniziativa, scriveva: "Non è meraviglia, se col tempo si cangiano i gusti degli uomini, e quel che una volta piacque crescendo gli anni venghi in fastidio [(]. Questa stimo io la causa, perché mio fratello datosi da certi anni in qua à componimenti più gravi, come sono le cose ecclesiastiche, tenga si poco conto de i presenti madrigali, che pur sono composizioni sue e soleano esser già le sue delizie". I testi poetici dei madrigali sono di G.B. Guarini, T. Tasso, G.B. Marino; altri sono adespoti.
Nel 1612 Benedetto dedicò all'arcivescovo di Ravenna, il cardinale P. Aldobrandini, i Concerti a una, due, tre et quatro voci con il basso per sonare, Libro primo (Venezia 1612), che definiva nella lettera dedicatoria del 15 marzo "queste mie prime fatiche". Appare singolare che la sua prima pubblicazione nel nuovo genere non sia uscita dai torchi dell'officina Gardano, bensì dal concorrente Ricciardo Amadino.
Il 1 luglio 1612 fu però la ditta Gardano sotto la ragione "Herede di Angelo Gardano", che pubblicò il secondo libro dei Concerti a 2, 3, 4, 5, & 6 voci con il basso per sonare di Benedetto M. raccolti da don Gio. Chrisostomo da Ravenna canonico regolare lateranense suo fratello (Venezia 1612, "Aere Bartholomei Magni"). Seguono, nel 1614, le due Messe concertate a otto voci con il basso per l'organo op. 4 (ibid.) dedicate a Camillo Baliotti canonico lateranense e priore di S. Maria delle Grazie di Novara: la prima è una "messa in concerto" mentre la seconda una messa-parodia su Se'l pensier che mi strugge.
I Concerti a 1, 2, 3, 4, & 8 voci, Libro terzo (Venezia 1616, "Appresso Bartholomeo Magni") sono dedicati dall'autore a monsignor Antonio Orfino vicelegato di Romagna per i "molti miei obblighi particolari per tanti favori da lei ricevuti".
Composizioni di Benedetto, di musica sia sacra sia profana, sono nelle miscellanee dell'epoca: Benedicam Domino, un mottetto a 2 voci e basso continuo, è attribuito a "d'incerto" nei Concerti ecclesiastici a 1, 2, 3 & 4 voci, Libro secondo di L. Grossi da Viadana (Venezia 1607), mentre è ristampato dallo stesso Benedetto tra i suoi Concerti, Libro terzo del 1616.
Alcuni brani sono contenuti nella raccolta del suo allievo Giovanni Macigni, Madrigali a cinque voci con il basso continuo, Libro primo (Venezia 1617, "Appresso Bartholomeo Magni"). Il mottetto Exaudi Domine a 3 voci è pubblicato nella miscellanea curata da Lorenzo Calvi Symbolae diversorum musicorum binis, ternis, quaternis, et quinis vocibus cantandae. Una cum basso ad organum (Venezia 1620). Due mottetti Vulnerasti cor meum a 1 voce e Diligam Te Domine a 3 voci sono raccolti nel florilegio Il primo libro de' mottetti [(] de diversi eccellentissimi auttori di Stefano Corradini (Venezia 1624). Il madrigale a 5 voci Fatti sangue diletto in Sopra li pietosi affetti (Venezia 1604) di Benedetto è attribuito erroneamente nel Répertoire international des sources musicales (RISM, s. B/1, 1604/8) a B. Marcello.
Benedetto morì a Ravenna il 2 marzo 1637.
Giovanni Crisostomo sembra da identificarsi con Vincenzo, altro figlio di Giovanni, battezzato a Ravenna il 29 genn. 1571, che assunse il nome di Giovanni Crisostomo quando entrò nella Congregazione dei canonici lateranensi. Chiamato a Pistoia con i fratelli Benedetto e Sebastiano dallo zio Benedetto, studiò musica con un eccellente maestro del quale non è noto il nome. Affermato organista, fu anche virtuoso di trombone e apprezzato maestro di canto; svolse la sua attività di insegnante di musica in vari monasteri del suo Ordine a Cremona, Lucca, Milano, Piacenza, Bologna e Ravenna. Nel 1612 era priore a Cesena. Richiamato in patria dall'abate Serafino Merlini visse dal 1628 al 1642 nel monastero lateranense di S. Maria in Porto, dove svolse mansione di organista. Al suo superiore Merlini, scrive Celso Rosini (1649), avrebbe dedicato la raccolta Psalmodia vesperarum totius annis quinis vocibus concinnenda ad Seraphinum Merlinum abbatem generalem, peraltro mai vista da Ginanni (1769), non segnalata dal Répertoire international des sources musicales e, quindi, da considerarsi perduta. Nel 1630 fece costruire per questo monastero un organo ricordato per l'eccellente qualità del suono e per il curioso e raro impiego della cartapesta nella fattura delle canne dei registri.
Giovanni Crisostomo morì tra il 1642 e il 1648, anno in cui l'incarico di organista fu affidato al nipote Carlo, anch'egli canonico lateranense.
La sua attività di compositore è documentata dai 5 mottetti Lauda anima mea Dominum a 2 voci, Deus misereatur nostri a 3 voci, Gustate et videte a 4 voci, Sic Deus dilexit mundum a 5 voci e Laudate Nomen Domini a 6 voci, che inserì nei Concerti a 2, 3, 4, 5, & 6 voci con il basso per sonare del fratello Benedetto (Venezia 1612).
Sebastiano (Bastiano), altro figlio di Giovanni, nacque a Ravenna, dove fu battezzato il 5 apr. 1581. In seguito fu avviato con i fratelli allo studio della musica a Pistoia per iniziativa dello zio Benedetto. Nel 1608 fu organista nella chiesa di S. Romualdo presso l'abbazia di Classe e a S. Maria in Porto dal novembre 1611 fino al marzo 1613 e dal 1621 al 1623. A differenza dei fratelli, attivi anche come compositori, Sebastiano non pubblicò alcuna musica; curò, invece, nel 1613, l'edizione dei madrigali del fratello Benedetto, che dedicò a G. Macigni.
Di Sebastiano non si conoscono luogo e data di morte.
Ebbe un figlio, Carlo, che fu canonico lateranense e organista nel monastero di S. Maria in Porto di Ravenna; succedette in tale incarico allo zio Giovanni Crisostomo, che era stato anche suo insegnante di musica. L'attività di organista di Carlo è documentata dal 1648 al 1651, mentre non lo è quella di compositore: non sono pervenute sue musiche.
Fonti e Bibl.: A. Banchieri, Lettere armoniche, Bologna 1628, cc. 103-104; C. De Rosinis, Lyceum Lateranense, I, Cesenae 1649, pp. 453-456; P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, Faenza 1769, II, pp. 5 s.; E. Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, p. 40; R. Casadio, La cappella musicale della cattedrale di Ravenna, in Note d'archivio, XVI (1939), pp. 161, 168, 259 s.; C. Sartori, Una dinastia di editori musicali, in La Bibliofilia, LVIII (1956), pp. 197 s., 205-208; Id., Diz. degli editori musicali italiani, Firenze 1958, pp. 91-93; F. Testi, La musica italiana nel Medioevo e nel Rinascimento, I, Busto Arsizio 1977, p. 321; P. Fabbri, Vita musicale nel Cinquecento ravennate: qualche integrazione, in Riv. italiana di musicologia, XIII (1978), pp. 50, 52, 59; Id., Organi e organari a Ravenna dal sec. XVI al XVIII secolo, in L'Organo, XVI (1978), p. 32; Id., Tre secoli di musica a Ravenna: dalla Controriforma alla caduta dell'antico regime, Ravenna 1983, pp. 26-32, 35 s., 124, 135 s., 139, 158, 160, 163; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, pp. 217 s., 227 s.; L.L. Serra, Il catalogo editoriale di Bartolomeo Magni e le edizioni di musica sacra pubblicate tra il 1611 e il 1620 conservate presso il Civico Museo bibliografico di Bologna, dissertazione, Università degli studi di Pavia, 1990; P. Fabbri, La vita musicale, in Storia di Ravenna, IV, Dalla dominazione veneziana alla conquista francese, a cura di L. Gambi, Venezia 1994, pp. 326-329, 341; C. Idone, Gardano, in Diz. biografico degli Italiani, LII, Roma 1999, pp. 267 s.; A. Horstmann, Katalog der Musik-Drucke aus der Zeit der Kasseler Hofkapelle (1550-1650), Wiesbaden 2005, p. 225; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, V, pp. 276 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, V, p. 401; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 10; Répertoire international des sources musicales (RISM), s. A/I, Einzeldrucke vor 1800, V, pp. 386, 392; s. B/I, Recueils imprimés XVIe-XVIIe siècles, pp. 470, 602; Bibliografia della musica italiana vocale profana (Il nuovo Vogel), I, p. 749; II, pp. 973, 1055, 1200, 1884; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, IV, p. 91; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 571 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 587; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XI (2004), Personenteil, coll. 807 s.