Generale cartaginese (m. 203 a. C.), il più giovane dei tre figli di Amilcare Barca. Prese parte, agli ordini del fratello Annibale, all'invasione dell'Italia, e diresse l'agguato dei Cartaginesi nella battaglia della Trebbia. A Canne comandava con Annibale il centro dell'esercito cartaginese. Inviato da Annibale a Cartagine per chiedere aiuti, ebbe l'incarico di condurre le truppe non in Italia, ma in Spagna, dove gli Scipioni avevano vinto presso l'Ebro. Quando poté ricongiungersi con gli eserciti del fratello Asdrubale, e di Asdrubale figlio di Giscone, le sorti dei Romani volsero al peggio: Publio e Gneo Scipione caddero in combattimento. Ma i Cartaginesi non seppero sfruttare il successo, così che quando sopraggiunse Publio Scipione, il futuro Africano, Asdrubale Barca fu battuto. M. fu raggiunto da Silano, luogotenente di Scipione, nella Celtiberia e sconfitto. Congiuntosi con Asdrubale di Giscone, fu insieme a lui battuto a Ilipa. Rimasto solo in Spagna, M. tentò inutilmente, per mezzo di Annone, di contrastare l'avanzata romana nella Betica. Perduta anche Cadice, si ritirò nelle Baleari a svernare (206-5). Sbarcato in Liguria, dopo parziali successi fu sconfitto nel paese degli Insubri dai Romani (203). Imbarcatosi a Savona per accorrere in aiuto della patria minacciata da Scipione, morì sulla nave in conseguenza delle ferite riportate in battaglia.