MALAGA
MÁLAGA (lat. Malaca; arabo Mālaqa)
Città della Spagna meridionale, in Andalusia, posta al centro di una baia prospiciente la costa del Marocco.In origine colonia punica, a partire dal 205 a.C. si trasformò in un importante porto mediterraneo in epoca romana: di questa fase si conservano alcuni resti della cinta muraria e di un anfiteatro. La dominazione romana non alterò la vocazione commerciale della città (esportazione di olio, salumi, uva passa, vini, cereali, legna, schiavi), sostenuta da siriani ed ebrei, che diedero vita a veri e propri monopoli. Nel 310 la diocesi di M. appare citata nel concilio di Elvira. Conquistata ai Visigoti dai Bizantini alla metà del sec. 6°, tra il 570 e il 572 la città venne nuovamente sottratta al controllo costantinopolitano dal re visigoto Leovigildo (568-586); questi mutamenti di dominazione non interruppero però le relazioni commerciali con l'Africa, l'Italia, la Grecia e l'Asia Minore.Dopo l'invasione araba della Spagna, con la battaglia di Guadalete (711) ῾Abd al-῾Alā' si impadronì di M.; per la città iniziò una fase di grande prosperità che si accentuò negli anni del califfato di Córdova (sec. 10°), con l'affermarsi di una potente borghesia urbana composta da ebrei e muladíes (cristiani spagnoli convertiti all'islamismo). Dopo la caduta del califfato, tra il 1035 e il 1057 M. divenne capitale di uno dei regni di Taifas, retto dalla famiglia berbera degli Hammuditi. Dopo la metà del sec. 11° la città passò sotto il controllo degli Ziridi di Granada, quindi agli Almoravidi (1090) e agli Almohadi (1153), per finire nuovamente integrata nel regno nasride di Granada (1284), di cui divenne il porto principale. Alla fine del sec. 14° M. esportava in Africa prodotti lavorati, minerali e derrate alimentari, mentre riceveva attraverso la regione berbera l'oro sudanese, che giungeva fino in Castiglia. I Re Cattolici conquistarono M. nel 1487, aprendo una nuova fase di sviluppo per la città, che divenne il principale porto della Corona di Castiglia nel Mediterraneo e mantenne relazioni molto fitte con l'Africa settentrionale.I resti monumentali più rilevanti della M. medievale appartengono all'epoca della dominazione musulmana e si concentrano soprattutto nell'Alcazaba, fortezza che domina la città, con l'annesso castello di Gibralfaro.Anche se M. non ebbe grande rilievo artistico all'epoca del califfato di Córdova, appartengono a edifici di quel periodo alcuni pannelli ornamentali di marmo bianco (Mus. Arqueológico Prov.), con una decorazione a motivi geometrici e floreali stilizzati che si caratterizzano per una certa indipendenza rispetto ai temi ricorrenti nell'ornamentazione del periodo califfale; va tuttavia rilevato che un altro pannello trovato nell'Alcazaba (Mus. Arqueológico Prov.) presenta una decorazione con atauriques (decorazione vegetale derivata da una stilizzazione dell'acanto classico) e può essere posto a confronto con quello realizzato per il Salón Rico di 'Abd al-Raḥmān III a Madīnat al-Zahrā᾽ (presso Córdova). Sembra appartenere già al sec. 11° un capitello (Mus. Arqueológico Prov.) che differisce da quelli di Córdova e che può essere messo in relazione con quelli dell'Aljafería di Saragozza.L'Alcazaba, il monumento principale della fase musulmana di M., è posta sulla sommità di un colle che domina la città; la preesistente fortezza fu ricostruita tra il 1057 e il 1063 dal re di Granada Bādīs. A questi stessi anni si deve datare il complesso delle mura conservate, costituito da due recinti concentrici rinforzati da torri rettangolari in laterizio e pietrame, poco aggettanti, simili a quelle di Tarifa, di Gormaz o di altre fortezze califfali. Il recinto più alto fu rinforzato nei secc. 13° e 14° con la quadrata Torre del Homenaje, costruita sopra una preesistente torre del sec. 11°, di dimensioni assai più ridotte, ed era collegato con la cinta della città da un complicato accesso protetto.La Puerta de los Arcos, accesso principale del recinto inferiore, presenta un arco a ferro di cavallo enjarjado di tipo califfale (arco i cui componenti sono disposti orizzontalmente in corrispondenza delle imposte, per assumere poi una disposizione radiale fino alla chiave), con pietre squadrate alternate a mattoni; al di là dell'arco, l'andito di accesso presenta un impianto a gomito. Una seconda porta è l'Arco del Cristo, rifatto nel 14° secolo.La piattaforma superiore dell'Alcazaba, che si estende in direzione E-O per una lunghezza di m 125 ca. e una larghezza massima di m 40, si presenta in leggera ascesa fino a raggiungere la Torre del Homenaje, posta alla sua estremità orientale. In questo recinto si trovavano due gruppi di costruzioni: quelle più occidentali e contigue alla porta, denominate a partire dalla Reconquista Cuartos de Granada, costituivano l'ala residenziale della fortezza, sviluppata intorno a tre patii situati allo stesso livello. L'altro gruppo, che veniva a formare un quartiere, occupava la parte orientale ed era costituito da una serie di piccole abitazioni e da un impianto termale di dimensioni ridotte. Un cammino di ronda separava i Cuartos de Granada dalle cortine e dalle torri vicine, circondando all'interno tutto il recinto, e da esso si diramavano diversi vicoli che separavano e davano accesso alle abitazioni. I Cuartos de Granada furono costruiti nella seconda metà del sec. 13° o nel 14°, in conformità alle norme architettoniche che in quell'epoca trovavano splendida applicazione nell'Alhambra granatina. La disposizione è quella tipica del periodo: palazzi formati dalla giustapposizione di patii, per la cui costruzione non si esitò a utilizzare elementi di un altro palazzo del sec. 11°, sicuramente contemporaneo alla fortezza eretta dal sultano Bādīs.Nella zona residenziale l'ambiente più importante è una sala (m 7,503) a cui si accede da N attraverso un portico che introduce a tre archi a ferro di cavallo a sesto molto oltrepassato, con decorazione simile su entrambe le facce e motivi vegetali nell'intradosso; i sostegni sono costituiti da colonne con capitelli lisci e cimacios (modanatura di cornice con profilo ondulato a forma di S) in pietra; un alfiz inquadra l'intera composizione. Sul lato meridionale si apre un balcone, mentre sul lato occidentale vi è un padiglione quadrato, interamente aperto da coppie di archi su ciascuna delle sue fronti; analogamente a quanto accade nella Grande moschea di Córdova, anche qui le ghiere degli archi si articolano in cinque lobi e dal loro incrocio nasce a sua volta un altro arco polilobato. La decorazione è in gesso intagliato e policromo, con profusione di atauriques comprendenti palme arcuate, pigne, boccioli, qualche melagrana e foglie, in un repertorio ornamentale più vicino a quello della Aljafería di Saragozza che a quello granatino o toledano.Di particolare interesse è l'agglomerato di casette, destinate forse alla servitù del palazzo, la cui costruzione è da porsi prima del 1090. Situate all'estremità orientale del recinto, presso la Torre del Homenaje, esse si addossano l'una all'altra formando tre nuclei, separati da vicoli lastricati, di poco più di m 1 di larghezza, che danno accesso anche a una cisterna comune e a un bagno. L'organizzazione interna di questi nuclei è costante: un corridoio di accesso a gomito o diritto, un patio quadrato con deambulatorio e due o tre abitazioni intorno; vi sono inoltre sempre una latrina, che scarica all'esterno attraverso condotti coperti, e qualche scaletta. Nella loro semplicità queste case dimostrano la persistenza, attraverso i secoli, del tipo di abitazione romana tradizionale.A E del colle dell'Alcazaba se ne trova un altro, più alto e scosceso, che culmina con il castello di Gibralfaro, probabilmente ricostruito nel 1333-1334 dall'emiro di Granada Yūsuf I sui resti di un preesistente nucleo fortificato. Il barbacane che lo circonda si congiungeva al recinto esterno dell'Alcazaba attraverso un ampio passaggio, chiuso tra due muri a zig-zag, per facilitarne la difesa, risparmiando torri e permettendo il fiancheggiamento degli assalitori.Nel sec. 13° ebbe grande importanza a M. la fabbricazione di tessuti, di diversi colori con ricami d'oro, di vetri di grande pregio e di oggetti di pelle, ma la produzione artistica più rilevante della città fu quella legata alla ceramica fine da mensa, decorata con la tecnica del lustro metallico dorato, che produsse opere eccezionali nei secc. 14° e 15°; in particolare grandi bacini e piatti, in alcuni dei quali la decorazione dorata sul fondo bianco smaltato si combinava con un'altra di colore blu cobalto. La lussuosa maiolica di M. veniva esportata soprattutto in Italia, in Egitto e in Persia, ma piatti e brocche dette di Malyk giungevano nel sec. 14° anche in Inghilterra. È molto probabile che fossero prodotti a M. nei secoli della dominazione nasride i celebri vasi ornamentali del tipo c.d. Alhambra, che traggono il nome dal palazzo di Granada, la cui forma, simile a un'anfora, con grande collo a campana e due anse lisce ai lati, presenta alcune varianti. L'altezza di questi vasi oscilla tra cm 120 e cm 170 e la loro finalità era puramente decorativa.Dopo l'annessione alla Corona di Castiglia nel 1487, M. ebbe modo di arricchire il suo patrimonio architettonico con un interessante esempio di Tardo Gotico castigliano, derivato da Toledo. Si tratta della Puerta del Perdón, nel Sagrario della cattedrale, la cui costruzione fu intrapresa subito dopo la conquista e si concluse al tempo del prelato César Riario (1519-1540), il cui nome e blasone figurano al di sopra dell'arco d'ingresso; nella parte superiore dell'ornato risaltano due rilievi con le figure del cardinal Mendoza e del confessore della regina Isabella, il frate Hernando de Talavera, nell'atto di raccogliersi in preghiera e di fare offerte.Tra i musei della città merita di essere segnalato il Mus. Arqueológico Prov., ospitato all'interno di alcuni corpi di fabbrica dell'Alcazaba, dove si conservano materiali di epoca visigota, mozarabica e araba, tra cui una fontana molto particolare, proveniente dal vicino sito di Cártama, nella quale l'acqua veniva condotta attraverso un sinuoso canale.
Bibl.: España romana (218 a.C. -414), a cura di R. Menéndez Pidal, Madrid 1935; L. Torres Balbás, Excavaciones y obras en la Alcazaba de Málaga (1934-1943), Al-Andalus 9, 1944, pp. 173-190; id., Arte almohade. Arte nazarí. Arte mudéjar (Ars Hispaniae, 4), Madrid 1949; id., Arquitectura gótica (Ars Hispaniae, 7), Madrid 1952; M. Gómez Moreno, El arte árabe español hasta los Almohades. Arte mozárabe (Ars Hispaniae, 3), Madrid 1951; F. Guillén Robles, Málaga musulmana. Sucesos, antigüedades, ciencias y letras malagueñas durante la edad media, Malaga 1957; J. Bosch Vilá, s.v. Mālaḳa, in Enc. Islam2, VI, 1991, pp. 214-217.S. Alcolea Gil