malattia emergente
malattìa emergènte locuz. sost. f. – Malattia infettiva causata da microrganismi patogeni, che presenta una diffusione più elevata di quanto fosse prevedibile in base ai dati epidemiologici. L’incidenza delle malattie infettive emergenti che hanno colpito la popolazione umana ha registrato un picco negli anni Novanta del 20° sec., e l’inizio del 21° sec. ha visto mantenersi molto alto il numero di casi o focolai di queste patologie. Un primo gruppo di m. e. è costituito da quelle che si possono definire nuove, ovvero causate da agenti patogeni sconosciuti, o dovute alla diffusione in nuove aree di patogeni già esistenti, oppure malattie nate dall’introduzione nella specie umana di patogeni che prima colpivano altre specie animali. L’AIDS, la malattia di Ebola (v. Ebola, virus di) e la SARS sono esempi di malattie emergenti. In un secondo gruppo rientrano le malattie infettive riemergenti, quelle che divengono nuovamente frequenti dopo aver mostrato una diminuzione significativa di incidenza, come la tubercolosi e numerose parassitosi (per es. anisakidosi, botriocefalosi, dicroceliosi, distomatosi e opistorchiasi).
Meccanismi di emergenza delle malattie infettive. – Diversi fattori determinano l'insorgenza o la diffusione delle malattie emergenti; il fattore più importante è forse l’evoluzione dei microrganismi patogeni che, complice la loro velocità di riproduzione, causa frequenti mutazioni; queste possono consentire la nascita di nuovi ceppi di microrganismi, che si adattano a nuove specie oppure acquisiscono una maggior virulenza o diventano resistenti agli antibiotici. In tale ambito, un problema emergente è rappresentato dalla e dall'infezione da stafilococco aureo resistente alla vancomicina, identificato nel 2002 e responsabile di gravi infezioni in pazienti ospedalizzati. Oltre il 60,3% delle m. e. è dovuto a microrganismi che normalmente circolano tra gli animali e che, a un certo punto, cominciano a colpire anche gli esseri umani, come è avvenuto per es. nel caso dell’influenza aviaria e della SARS. Il caso di quest’ultima è paradigmatico: nata nella provincia cinese del Guangdong nel 2002, nei successivi 6 mesi ha fatto registrare oltre 7000 casi in 28 paesi con più di 600 decessi; si ritiene che il virus abbia avuto origine da un serbatoio animale, forse rappresentato dallo zibetto. L’aumento demografico può rappresentare un altro fattore importante nella nascita di nuove malattie infettive. Si è calcolato che alla fine del 21° sec. gli abitanti della Terra saranno un numero compreso tra 10 e 23 miliardi: questa crescita comporta da un lato un progressivo invecchiamento della popolazione, con un aumentato rischio di infezioni, dall’altro si associa a una progressiva urbanizzazione, con l’ampliamento delle megalopoli, nelle quali la popolazione è destinata a vivere in condizioni di disagio e sovraffollamento. Occorre anche considerare la rapidità con cui le malattie infettive possono diffondersi in vaste aree geografiche, riconducibile alla maggiore facilità e velocità con cui viaggiano persone e merci nonché all’aumento dei flussi migratori. Tra i fattori il cui peso è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni, è determinante la modificazione degli ecosistemi: ogni variazione ecologica può riflettersi sulla possibilità dei microrganismi di evolversi per adattarsi alle mutate condizioni ambientali, ma la loro evoluzione può tradursi anche nell’acquisizione di nuove capacità patogene.
Malattie infettive e clima. – Gli studi riguardanti i cambiamenti climatici prevedono un rialzo termico a livello mondiale di circa 3 °C nel corso del 21° sec.; si pensa che questa variazione possa costituire per la salute umana una minaccia particolarmente grave perché favorirebbe l’espansione delle aree in cui colpiscono alcune malattie infettive trasmesse da animali. Un esempio è fornito dall’epidemia di febbre della Rift Valley scoppiata in Kenya tra dicembre 2006 e gennaio 2007 in conseguenza delle piogge torrenziali che si sono abbattute in quella regione; le pozze formatesi hanno favorito un aumento nella popolazione delle zanzare che portano il virus responsabile della malattia. Questo fenomeno riguarda anche malattie come la malaria e la dengue. Dopo un periodo in cui la malaria sembrava sotto controllo, all’inizio del 21° sec. questa malattia è tornata a colpire duramente in varie parti del mondo, anche in zone dove normalmente non era presente. Secondo un’analisi dei costi economici dei cambiamenti climatici, un aumento di 2 °C potrebbe esporre dai 40 ai 60 milioni di persone in più alla malaria nel solo continente africano. Anche il numero dei casi di dengue, una grave febbre emorragica, è cresciuto enormemente in tutto il mondo negli ultimi anni. Responsabile della malattia è un Flavivirus, trasmesso da una persona all’altra attraverso la puntura di una zanzara del genere Aedes; nel caso di un riscaldamento del pianeta, tutti i modelli prevedono un sostanziale aumento della popolazione a rischio di ammalarsi di dengue. Molte altre malattie possono conoscere un’espansione in seguito ai cambiamenti climatici. Questo è già avvenuto nel caso dell’encefalite causata dal West Nile virus, originario dell’Africa e trasmesso dalla puntura di una zanzara del genere Culex. Nel 1999 un’epidemia di meningoencefalite si verificò nella città di New York; a causarla fu appunto questo virus, probabilmente perché una persona infetta giunta dall’Africa era stata punta da una zanzara Culex, una specie presente anche in America. Una volta arrivato, il virus ha trovato le condizioni ideali per la sua sopravvivenza: nel 2007 il West Nile virus aveva colpito 3630 persone in 43 stati.
Strategie di contrasto e prevenzione. – Le malattie infettive emergenti sono per definizione un problema globale che ha un'origine locale. Per prevenire, in modo efficace, una pandemia occorrono sia una rete di sorveglianza globale, con fitte ramificazioni locali, sia un centro di decisione mondiale con il diritto all'intervento locale. In questo senso si sta muovendo l’Unione Europea, che all’inizio del 2012 ha approvato il progetto PREDEMICS, programma di ricerca sulle malattie emergenti ad alto potenziale di trasmissione nell'uomo, che riunisce veterinari e ricercatori di sanità pubblica di 17 istituti ed enti di ricerca pubblici europei. Il progetto si concentrerà in particolare sullo studio di 4 virus: influenza, epatite E, encefalite giapponese e Flavivirus correlati (come quelli responsabili della febbre West Nile), e Lyssavirus, specialmente quelli che provocano la rabbia.