Pseudonimo del pittore, fotografo e regista statunitense Emmanuel Radinski (Filadelfia 1890 - Parigi 1976). Tra i protagonisti del dadaismo a New York, si trasferì a Parigi nel 1921, dove si unì agli artisti dada e surrealisti, mantenendo costante, nei diversi ambiti, la ricerca e la sperimentazione di tecniche innovative che esaltassero le potenzialità espressive dei materiali e dei mezzi prescelti (Rayographs, collage, solarizzazioni). Tra le opere: Revolving doors (1916-17), Venus restaurée (1936), La voie lactée (1974).
Abbandonati gli studi di architettura, M.-R. si dedicò alla pittura; a New York le mostre organizzate dalla Galleria 291 di A. Stieglitz e l'Armory Show (1913) lo posero di fronte alle più stimolanti espressioni dell'avanguardia europea. Divenuto uno dei protagonisti del dada a New York, nel 1921 si trasferì a Parigi, divenendo parte della comunità artistica dada e surrealista e continuando la sua ricerca all'insegna della sperimentazione. Nel 1940 ritornò negli USA, dedicandosi prevalentemente alla pittura e, dal 1951 fu di nuovo a Parigi.
L'influenza di Stieglitz, che lo iniziò anche alla fotografia, e la presenza a New York di M. Duchamp e F. Picabia catalizzarono i suoi interessi indirizzandolo verso un rapporto rivoluzionario e anticonformista con il prodotto artistico: uso dell'aerografo in pittura, della fotografia (all'inizio come mezzo di riproduzione delle proprie opere), creazione di oggetti caratterizzati sempre da precisi interventi, manipolazioni o assemblages. Al primo periodo newyorkese risalgono il dipinto The rope dancer accompanies herself with her shadows (1916, New York, Museum of modern art), la serie di collage montata su perni Revolving doors (1916-17; riproposta in pittura nel 1942), il misterioso oggetto, avvolto in una coperta e fotografato, L'Enigme d'Isidore Ducasse (1920). Negli anni successivi, accanto all'intensa attività di fotografo (gli innumerevoli ritratti, i Rayographs, fotografie ottenute con la semplice interposizione dell'oggetto tra la carta sensibile e la fonte luminosa, le solarizzazioni) e all'esperienza filmica (che inizia con il brevissimo Le rétour à la raison, 1923, cui seguono Emak Bakia, 1926, Étoile de mer, 1928, il più complesso Les mystères du château de Dés, 1929), M.-R. crea oggetti come Cadeau (1921), Object à détruire (1923), Venus restaurée (1936), e grandi dipinti come À l'heure de l'observatoire-Les amoureux (1932-34) e Portrait imaginaire de D. A. F. de Sade (1938). Nei decenni seguenti M.-R. continuò a proporre oggetti (oltre a nuovi esemplari di quelli creati precedentemente, Monument au peintre inconnu, 1956; Pan peint, 1964; Maison close, 1972), dipinti (Marchand de couleurs II, 1958; Image à deux faces, 1959; La voie lactée, 1974), fotografie (Les voies lactées, 1973), che testimoniano la sua inesauribile e gioiosa inventiva nell'uso del paradosso, dell'irrazionale, della semplice illusione, e l'utilizzazione spregiudicata delle tecniche. Le sue opere sono conservate per lo più in collezioni private; la sua autobiografia (1963) è stata tradotta in it. (1975) e riproposta in Tutti gli scritti (1981).