MANDELA
. Paese del Lazio, posto in magnifica situazione a 487 m. d'altezza sulla propaggine meridionale del M. Mandela (681 m.) che scende prima con pendio ripido, poi con più dolce inclinazione sulla confluenza del torrente Licenza (l'antica Digentia) con l'Aniene, arrotondandosi in un poggio sull'alto del quale sorge l'abitato, di forma a un dipresso ellittica, cinto di mura; fuori di esse, a sud, è il palazzo dei marchesi del Gallo di Roccagiovine, detto La Torre. M. aveva; nel 1931, 612 ab.; la pop., nel comune, piccolo (kmq. 13,6) e scarso di risorse, tende da alcuni decennî a diminuire (nel 1871 ab. 717; nel 1901, 776). Mandela ha una stazione ferroviaria, distante km. 4, sulla linea Tivoli-Sulmona; quivi si stacca il tronco per Subiaco.
Un pagus di nome Mandela è nominato da Orazio (Digentia rivus, quem Mandela bibit, rugosus frigore pagus. [Epist., I, 18]), il che porta alla identificazione del pagus suddetto con la borgata di Bardella-Cantalupo, oggi denominata anch'essa Mandela. Si trova sulla Via Valeria, 45 chilometri distante da Roma e nel sec. XV fu feudo degli Orsini. Un'iscrizione funeraria di una certa Valeria Massima, che si conserva nel palazzo baronale di Vicovaro, proveniente dal vicino convento di S. Cosimato, nomina una Massa Mandelana che nel sec. IV apparteneva alla famiglia dei Sepreti, altrimenti sconosciuta. Questa iscrizione, rinvenuta nel 1757, ha dato la chiave agli studiosi dell'epoca per l'identificazione della Villa di Orazio nella stretta valle situata fra i paesi di Roccagiovane e Licenza, dove esistono notevoli rovine di una villa romana ornata con mosaici e pitture.
Bibl.: A. Nibby, Viaggio antiquario alla Villa di Orazio, in Memorie Romane, IV (1827), p. 14 segg.; G. Lugli, La villa Sabina di Orazio, in Monumenti dei Lincei, XXXI (1926), p. 487 seg.