Marcabò
Località all'estremo nord-est della pianura romagnola, fra Sant'Alberto e il ponte di Primaro. Vi sorse un castello, costruito dai Veneziani nel 1260 (o nel 1258) per dominare la navigazione fluviale sul ramo del Po di Primaro. I guelfi di Romagna, alleati alla Santa Sede, conquistarono M. il 24 settembre 1309 (non nel 1308, come sostiene Benvenuto) e lo distrussero. Il nome rimase poi a una zona paludosa, oggi bonificata, compresa tra l'antico corso del Lamone, ora occupato dal canale di bonifica destra del Reno, e l'antico corso del Primaro, ora occupato dal Reno. La fama del castello, importantissimo per i Veneziani, durò a lungo dopo la sua distruzione.
D. lo ricorda in If XXVIII 75, come uno dei limiti della pianura padana: rimembriti di Pier da Medicina, / se mai torni a veder lo dolce piano / che da Vercelli a Marcabò dichina; la citazione è conferma della notorietà e dell'importanza del castello.
Forse per una modificazione del linguaggio volgare (Parodi) fu in uso nel Medioevo anche il toponimo Marcamò (riportato in apparato dal Petrocchi), che Salimbene (Cronica, ediz. Scalia, p. 700) fa derivare dalla vicinanza al mare: " Appellaverunt autem Veneti castrum illud Marcamó, id est ‛ mare clamavit ', quia inde sonitus maris auditur, quando turbatur, et fluctus eius insurgunt "; il Casini, invece, forse fuorviato dai cronisti, come sostiene il Solmi, crede che vi si celi, a dispregio e ammonimento dei nemici, il segno del dominio di San Marco, ‛ Marco ha mo '. In documenti del 1309, editi dal Finke, come le relazioni inviate al pontefice Clemente V dal cardinale legato Arnaldo da Pelagrua, si trovano ambedue le forme.
Bibl. - H. Finke, Acta Aragonensia, Berlino 1908 (rec. di F. Torraca, in " Bull. " XVII [1910] 192-193); T. Casini, Nei paraggi di M., in Scritti danteschi, Città di Castello 1913 (rec. di A. Solmi, in " Bull. " XXI [1914] 4-10); E.G. Parodi, Pubblicazioni dantesche, in " Marzocco " 28 dic. 1913.