Marche
Regione dell’Italia centrale. Nell’antichità fu abitata dai piceni, stanziati tra il fiume Foglia e Pescara. Nel 4° sec. a.C. fu fondata Ancona da esuli siracusani; nello stesso periodo si insediarono i galli senoni, prevalentemente a N del fiume Esino (ager Gallicus). La regione cadde sotto i romani (3° sec. a.C.) e venne fortemente romanizzata con la deduzione di numerose colonie e l’apertura della Via Flaminia (220 a.C.). Al tempo di Augusto il Piceno costituì la V regio (l’ager Gallicus fu compreso nella VI regio, Umbria). Nel 292 Piceno e ager Gallicus furono riuniti nella provincia Aemilia et Picenum; Diocleziano effettuò una nuova suddivisione e, successivamente, la regione subì ulteriori vicende amministrative. I longobardi occuparono tutta la regione a S di Ancona, mentre alle dipendenze dell’esarcato di Ravenna si costituì la pentapoli marittima (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona), data poi da Pipino e Carlomagno ai papi, dove fiorirono varie abbazie che svolsero opera di dissodamento della terra. Solo sotto gli Ottoni, nel 10° sec., comparve il nome di marca (dal germanico marka «segno di confine»), per indicare la zona limite dell’influenza imperiale: si costituì così la marca di Camerino, staccata dal ducato di Spoleto. Più tardi fu creata anche la marca di Fermo, con la quale poi si fuse quella di Ancona. La regione, di confine, era particolarmente adatta allo sviluppo di poteri signorili ma anche i comuni ebbero vita vigorosa. Il principale fu Ancona, che gareggiò con Venezia nel commercio adriatico e resistette vittoriosamente a Federico Barbarossa. Vanno poi ricordati Fabriano, Matelica e Osimo. Nel quadro del dominio pontificio della regione emersero alcune potenti famiglie signorili: dapprima quella dei Montefeltro, che estese i suoi domini su Gubbio, Urbino, Cagli ecc.; a Camerino dominavano i Varano; più tardi i Malatesta si imposero da Pesaro a Osimo. La Santa Sede cercò di riaffermare i suoi diritti per mezzo di legati, o concedendo ai signorotti locali il vicariato apostolico. Nel 14° sec. il cardinale Egidio de Albornoz riuscì a riportare alle dipendenze della Chiesa molte città e castelli o si accordò stabilmente con i signori, mentre a Fano fece approvare, nel Parlamento generale degli Stati della Chiesa, le fondamentali Constitutiones aegidianae (1357). Solo Francesco Sforza creò (1433-44) un dominio personale in quelle terre e, mezzo secolo dopo, Cesare Borgia padroneggiò tutta la Marca; in definitiva, il tentativo di Borgia servì solo a favorire l’accentramento amministrativo che la Chiesa perseguiva da tempo e che completò con l’occupazione (1532) del comune di Ancona e con l’acquisto (1631) del ducato di Urbino, estintasi la famiglia Della Rovere. Con la protezione delle truppe della Rivoluzione francese, dopo il Trattato di Tolentino sorse la Repubblica d’Ancona (1797); le città marchigiane si unirono poi alla Repubblica romana (1798-99) ed entrarono a far parte, dal 1808 al 1813, del regno d’Italia. Restituite alla Chiesa dopo la catastrofe napoleonica, le M. furono occupate dalle truppe piemontesi nel 1860.