BIANCO (Bianchi; Bianchini Marcantonio), Marco
Architetto romano, detto anche (forse erroneamente) Bianchi da Romano, operante in Milano sicuramente dal 1728 al 1735, intento a dissolvere, in gara con gli architetti lombardi, le forme agitate del Seicento nelle flessuose eleganze del barocchetto fiorito, detto teresiano. Scarsissime le notizie biografiche sul B.: è probabile che a Roma avesse avuto contatti con la colonia e l'arte lombarda, data la somiglianza delle sue invenzioni con quelle dei coevi lombardi. Ma lombardo di nascita non era, dacché non lo si trova iscritto nel collegio degli ingegneri ed architetti, dove statutariamente erano ammessi solo i nativi del ducato.
Intorno al 1725 presentò il disegno per la ricostruzione della chiesa di S. Francesco di Paola a Porta Nuova; i lavori furono iniziati nel 1728: nella planimetria, imitante nelle sue curve quella di una cassa da violino, si esaspera la ricerca del nuovo. La facciata, benché ultimata solo nello scorso secolo (1891), conserva intatti nella struttura e nella decorazione gli elementi della composizione originaria.
Quasi contemporanea è la ricostruzione, sempre con disegno del B., e la sua assistenza alle opere, della chiesa di S. Pietro celestino, che ha una elegante facciata a lesene estroflesse (rifatta, all'inizio di questo secolo, in cemento direttamente sull'originale che era in arenaria), nei caratteri di quella di S. Francesco da Paola, mentre l'interno a una sola nave, di organismo tradizionale, sembra preludere alla reazione neoclassica: architettura dai contemporanei lodata, sicché il Latuada annoverò la chiesa "fra le belle e maestose".
Nulla rimane della facciata di S. Bartolomeo (1733-35), disegnata dal B. in due ordini, ricca d'ornato e di statue, applicata ad un antico edificio più volte ricostruito. Ne resta il ricordo, monco ed incerto, in una piccola incisione del Dal Re. Fu demolita nel 1861, per l'apertura del corso Principe Umberto.
Fra le minori opere del B. a Milano è il rifacimento dell'altare di S. Maria della Consolazione (detta "La Stella"). Durante la sua permanenza in questa città egli venne più volte chiamato a consulto dalla Fabbrica del duomo, intenta a risolvere il secolare problema della facciata. Il 31 ag. 1733 era convocato, con C. G. Merula (Merlo), F. Croce e A. Quadrio a stabilire se si dovesse farla di stile romano o gotico o misto gotico e romano, ma nessuna delle tre soluzioni prevalse.
Rimane presso l'amininistrazione della Fabbrica un disegno di facciata, attribuito con molta verosimiglianza al B., di cui ripete la maniera barocca. "A due ordini, sono conservate le cinque porte, con quelle del Pellegrini. Agli angoli estremi trovansi accomodati i due corpi quadrilateri terminati a campanile; similmente è terminato il corpo centrale con un frontispizio isolato da un fronte spezzato" (Mongeri).
Fonti e Bibl.. S. Latuada,Descr. di Milano, I, Milano 1737, pp. 199, 237; V, ibid. 1738, pp. 350, 379; N. Sormani,Passeggi storico-tooografico-critici nella città di Milano, Milano 1752, III, p. 182; C. Bianconi,Nuova guida di Milano, Milano 1787, pp. 74,412; P. Zani,Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 75; F. Pirovano,Nuova guida di Milano, Milano 1824, p. 225; G. Mongeri,L'arte in Milano, Milano 1872, p. 313; Annali del duomo di Milano, VI, Milano 1885, p. 121; G. Mongeri,La facciata del duomo di Milano, in Arch. stor. lomb., s. 2, XIII (1886), pp. 349 s.; P. Rota,Le chiese di Milano, Milano 1891, pp. 35, 183; C. Ponzoni,Le chiese di Milano, Milano 1930, pp. 407-410; P. MezzanotteG. Bascapè,Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, v. Indice; R. Wittkower,Art and architecture in Italy..., Harmondsworth 1948, p. 256; P. Mezzanotte,L'architettura a Milano nel settecento, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 661, 675; R. Bossaglia,Su alcuni orientamenti dello stucco decorativo settecentesco in Lombardia, in Arte e artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, p. 4; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 589 (sub voce Manchini Marcantonio).