BIBULO, Marco Calpurnio (M. Calpurnius C. f. Bibulus)
Uomo politico dell'età di Cesare, fu di questi avversario accanito e irriducibile. La sorte lo portò ad essere nelle magistrature più importanti collega del suo grande nemico, contro il quale impegnò una lotta continua quanto vana: fu con Cesare edile curule nel 65 a. C., pretore nel 62 e infine console nel 59. Rappresentante dell'aristocrazia che lo aveva fatto eleggere, Bibulo credette di potere finalmente, da console, risarcirsi di tutte le sconfitte ricevute da Cesare, mandandone a vuoto i progetti. Fin dall'inizio dell'anno egli dichiarò infatti la sua opposizione incondizionata contro la prima legge agraria presentata dal collega, come contro tutte le altre proposte future di Cesare. Ma questi ebbe facilmente ragione di lui e del suo partito, tanto che corse per Roma il motto "sotto il consolato di Giulio e Cesare". Fallito il primo tentativo, B. si chiuse in casa per tutto il resto dell'anno, limitandosi ad osservare il cielo per trarne auspici sfavorevoli al collega e a lanciare contro Cesare le accuse più infamanti, in quegli editti che, aspri come i giambi di Archiloco, secondo il giudizio di un contemporaneo, costituivano il divertimento degli amatori di pettegolezzi della capitale. L'odio per Cesare indusse B. a farsi nel 57 uno dei protettori di Cicerone. Diretto esponente dell'aristocrazia, egli si schierò nel 56 contro Pompeo, di cui impedì il piano di farsi concedere un importante comando militare, ma quando poi la casta oligarchica in Pompeo credette vedere l'unica possibilità di salvezza contro Cesare, propose al Senato, che approvò, la nomina di Pompeo a console senza collega per il 52. Inviato nel 50 quale proconsole in Siria, B. si distinse come governatore onesto, ma fece poco brillante figura come generale; per tutto il tempo in cui i Parti fecero incursioni nella provincia si tenne rinchiuso in una ben munita città. Nella guerra civile fra Cesare e Pompeo gli si presentò la migliore occasione di vendicarsi definitivamente del suo grande avversario, eliminandolo; ma, comandante supremo dì tutta la flotta di Pompeo, fu ancora una volta battuto da Cesare, che, indisturbato, attraversò l'Adriatico e sbarcò nell'Epiro. B. riuscì solo a dar sfogo alla sua rabbia col far bruciare, insieme con gli equipaggi, 30 navi di Cesare da lui catturate mentre ritornavano in Italia, e in parte riparò al suo grave errore con un più rigido blocco che interruppe le comunicazioni di Cesare con l'Italia. Gli strapazzi della vita di mare lo fecero però cadere infermo e poco dopo morì nel 48 a. C., prima che avvenisse la battaglia di Durazzo.
Uomo di non grandi qualità, trae la sua fama più che altro dal fatto di essersi trovato tante volte ad agire accanto e contro Cesare. In lui e nelle sue caratteristiche negative più che positive, nella sua ostinata e impotente furia d'oppositore, trova espressione l'aristocrazia romana avversa a Cesare e da lui travolta.
Fonti: Le notizie su Bibulo si trovano sparse nelle storie di Cassio Dione, principalmente, e di Appiano, nella biografia di Cesare scritta da Svetonio, in quelle di Cesare, Pompeo, Catone minore, scritte da Plutarco; particolari molto importanti si ricavano da numerosissime lettere di Cicerone, come anche dai Commentarî sulla guerra civile di Cesare.
Bibl.: Drumann-Groebe, Geschichte Roms, II, Lipsia 1902, pp. 80-86; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 1368-70; Mommsen, Storia di Roma antica (traduz. ital. di L. di San Giusto), III, Torino 1905, pp. 173-75, 302, 243-48; Rice Holmes, The Roman Republic and the Founder of the Empire, I-II, Oxford 1923, passim; E. Meyer, Caesars Monarchie und das Prinzipat des Pompeius, 3ª ed., Stoccarda 1923, passim.