DAVID, Marco
Nulla si sa né del luogo né della data di nascita di questo architetto del sec. XVIII; Donati (1942) lo ritiene figlio del famoso pittore e trattatista luganese Ludovico, ma questi non accenna al D. nella sua lettera all'Orlandi (L. Frati, Lettere autobiogr. di pittori a P. Pellegrino Orlandi, in Riv. d'arte, V [1907], pp. 70-74). L'attività del D., svoltasi a Roma, è ristretta a poche opere da collocare in un solo decennio. La prima notizia che lo riguarda è del 1754: l'Arciconfratemita del Gonfalone lo nomina architetto del sodalizio in sostituzione di F. Barigioni morto nel 1733 (Arch. Segr. Vaticano, Archivio del Gonfalone, Registri dei mandati, libro 62). A questo periodo della sua attività si era attribuito il palazzetto settecentesco su via Giulia, ritenuto erroneamente di pertinenza della confraternita (Spezzaferro, 1975, pp. 353-57) e costruito invece per i certosini. su progetto forse risalente al 1755, dal Vanvitelli che nelle sue lettere ricorda sia il palazzetto stesso sia le liti intercorse fra i certosini e la confraternita, proprietaria di tutti gli edifici circostanti e della chiesa confinante. Nei documenti relativi alla successiva vicenda giudiziaria ritroviamo il nome del D. quale perito di parte del Gonfalone, contrapposto a Carlo Morena dei certosini (Casiello, 1979, p. 340).
La costruzione del palazzetto precedette immediatamente l'integrale restauro della vicina chiesa e del campanile di S. Lucia del Gonfalone, sicuramente opera del D. come dimostrano i due disegni, ritrovati dal Salemo (1975, p. 532), relativi al fianco ed alla sezione longitudinale della chiesa stessa: si tratta forse di progetti, perché nel grafico del fianco si possono riconoscere notevoli differenze rispetto alla realizzazione. La sezione è inoltre di particolare interesse perché raffigura l'intemo come era stato voluto dal D. prima delle modifiche apportate dall'Azzurri verso il 1860: questi eliminò le doppie paraste composite che scandivano gli spazi delle cappelle, cambiò le comici degli altari laterali, mutò la forma dei coretti e di alcuni particolari della zona absidale alterando quindi sensibilmente il nitido spazio settecentesco del D. (Arch. Segr. Vaticano, Archivio del Gonfalone, Strumenti diversi, mazzo C 3, fascicolo 1).
Della chiesa, rinnovata completamente dalle fondamenta, il D. progettò anche la facciata su via Monserrato; i lavori erano ancora in corso nel 1763, al tempo del Titi; la facciata interna reca la data 1764 (Guide rionali di Roma, Rione VII - Regola, II,Roma 1975, p. 11).
Contemporaneamente, nel 1758, il D. progettò la sacrestia della chiesa della SS. Trinità degli Spagnoli in via Condotti: le decorazioni mannoree della porta d'ingresso e la cornice del quadro che rappresenta il fondatore del convento dei domenicani spagnoli, don Diego Morcillo, furono scolpite, su suo disegno, dal marmista Nicola Cortesi e gli armadi intagliati, sempre su disegno del D., dall'ebanista Giuseppe Alberici (Roma, Archivio della Trinità degli Spagnoli, Libro de Gastos de la Nueva Fundación, ff. 61v, 65v, 66, 69v).
Fonti e Bibl.: F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture ed archit. esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, p. 486; Roma antica e moderna, Roma 1765, p. 652; L. Ruggeri, L'Arciconfraternita del Gonfalone, Roma 1866, pp. 162, 166; P. C. Bianco, La SS.ma Trinità dei Domenicani spagnoli, Roma 1932, pp. 38 s.; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Roma 1942, p. 401; M. Tafuri. Un o fuoco" urbano della Roma barocca, in Quaderni dell'Ist. di storia dell'archit., XI (1964), 61, p. 15; L. Salerno-L. Spezzaferro-M. Tafuri, Via Giulia, Roma 1975, ad Indicem; S. Casiello, Per una casa dei certosini in via Giulia, in Congresso internazionale di studi "L. Vanvitelli ed il '700 europeo" [1973], Atti, I,Napoli 1979, pp. 337-47; V. Hyde Minor 1 References to artists and works of art in Chracas, Diario Ordinario 1760-85, in Storia dell'arte, 1982, 46, p. 229.