Cicerone, Marco Tullio
Grande oratore, scrittore e politico dell'antica Roma
Cicerone fu un importante uomo politico romano del 1° secolo a.C., ma deve la sua fama soprattutto alla sua straordinaria eloquenza e ai suoi scritti, modelli di stile per le generazioni successive. Figura complessa, teorizzò e cercò di realizzare un ideale di humanitas: l'ideale cioè di un uomo di cultura capace di coniugare sapienza teorica ed esperienza pratica, impegno di studio e attività politica
Nato ad Arpino nel 106 a.C. da una famiglia agiata, Cicerone ebbe una solida formazione filosofica e retorica. Le sue doti di eloquenza gli facilitarono la carriera politica: fu sostanzialmente un conservatore, allineato sulle posizioni del Senato. Durante il suo consolato (63 a.C.) represse duramente la congiura organizzata da Catilina, capo dell'ala più radicale dei popolari, sostenendo la sua azione con quattro veementi orazioni (Catilinarie). Successivamente però gli fu contestato di aver mandato a morte i congiurati senza processo e fu condannato all'esilio. Fu richiamato dopo appena un anno e continuò a far sentire la sua autorevole voce in cause di grande rilievo politico.
Dopo la morte di Cesare (44 a.C.), si schierò con Bruto e osteggiò Marco Antonio, contro il quale scrisse le 14 Filippiche, orazioni che nel titolo richiamano i famosi discorsi tenuti da Demostene in Atene contro Filippo di Macedonia. Antonio non tardò a vendicarsi: dopo la costituzione del secondo triunvirato con Ottaviano e con Lepido, i suoi sicari raggiunsero Cicerone presso la sua villa di Formia e lo uccisero (43 a.C.).
Lo stile. La sua vastissima produzione comprende orazioni, opere filosofiche, opere retoriche, epistole, oltre a vari scritti minori (tra cui traduzioni e componimenti poetici). La sua prosa, soprattutto negli scritti della maturità, scorre nitida e armoniosa, ricca ma non sovrabbondante, mostrandosi mirabilmente capace di adattarsi ai diversi temi e ai differenti destinatari. Lo stile di Cicerone, oggetto di ammirazione sin dall'antichità e durante l'Umanesimo, è stato per secoli assunto a modello nell'insegnamento del latino nelle scuole.
Orazioni e opere filosofiche. Tra le orazioni più famose ricordiamo, oltre alle Catilinarie e alle Filippiche, i discorsi contro Verre, ex governatore della Sicilia, autore di ripetuti soprusi e ruberie.
Le opere filosofiche documentano lo sforzo di divulgare a Roma la filosofia greca, la cui conoscenza Cicerone riteneva importante per la formazione della classe dirigente romana. Fu un eclettico, cercò, cioè, di conciliare filosofie diverse: polemizzò con l'epicureismo, che predicava il disimpegno politico e sociale, e fu invece vicino alle posizioni dello stoicismo, che tendeva a valorizzare le virtù civiche. Tra le opere filosofiche ricordiamo Le dispute accademiche, Il sommo bene e il sommo male, Le tusculane (cioè le discussioni di Tuscolo, così chiamate dalla villa di Tuscolo dove si immaginano tenute), Sulla natura degli dei, Dei doveri, La vecchiaia, L'amicizia.
Opere più propriamente politiche, conservate solo in parte, sono il Lo Stato e Le leggi.
Opere sulla retorica. Di rilievo anche la trattazione delle teorie retoriche: fondamento dell'eloquenza è il talento naturale, integrato e affinato dall'ars, cioè dallo studio della retorica e dall'applicazione delle sue regole. Ricordiamo, tra l'altro, Sull'oratore, Bruto (importante per la storia dell'eloquenza romana), L'oratore.
Epistole. La personalità di Cicerone, la sua dimensione privata ‒ a volte diversa dall'immagine che lo scrittore ci propone nelle orazioni in cui parla di sé ‒ emerge con tutti i suoi pregi e le sue contraddizioni dalle circa mille lettere che ci rimangono del suo ricchissimo epistolario. Le epistole sono raggruppate in quattro raccolte: Ai familiari; Ad Attico; Al fratello Quinto; A Marco Bruto.