MARDIN (ar. Mārdīn; A. T., 73-74)
Città del Kurdistan turco, situata a 930 m. s. m. in pittoresca posizione presso il versante meridionale del Karaca Dağ, allo sbocco di un affluente del Khābūr. L'importanza di Mardin, notevole specie in passato e di cui sono testimonî grandiosi edifici (moschee, bazar, bagni), è dovuta alla posizione nel punto di passaggio obbligato tra la pianura dell'Eufrate e l'alta valle del Tigri. Nel 1927 contava 22.000 ab., in maggioranza Curdi musulmani. È capoluogo d'un vilâyet (13.045 kmq., con 183.000 ab.), comprendente una fertile regione agricola i cui principali prodotti sono cereali (orzo, avena) e sesamo.
Storia. - Nota agli scrittori di storia bizantina, Mardin cadde, col resto dell'alta Mesopotamia, in potere degli Arabi nel 640. Quando, nel sec. III eg. (IX d. C.), si formarono in quelle regioni i principati di origine beduina che accompagnarono la decadenza del potere dei califfi (v. arabi: Storia, III, p. 833), Mardin cadde in mano dei Ḥamdānidi, per cadere più tardi in potere dei Selgiuchidi. Alla fine del sec. V eg. (XI d. C.) vi si stabilì la dinastia locale degli Ortoqidi, la quale alla fine dello stesso secolo cadde sotto il vassallaggio degli Ayyūbidi (v.). Assediata dai Mongoli, la città si arrese l'anno stesso della presa di Baghdād, e la dinastia poté mantenervisi fino al tempo di Tamerlano, che per due volte cinse d'assedio la fortissima posizione, senza riuscire a espugnarla. Al principio del sec. IV eg. (XV d. C.) la città venne in mano dei Turcomanni "del Montone nero" (Qarā-qoyūnlu) e al princìpio del X (XV) fu conquistata da Shāh Ismā ‛īl,, il fondatore del nuovo regno di Persia; ma poco dopo i Turchi, penetrati in Mesopotamia sotto Selīm II, se ne impadronirono. Nei secoli successivi la tranquillità della città fu turbata dalle sommosse dei Curdi. Col trattato di Losanna del 1923 Mardin rimase alla repubblica turca.