MARESCOTTI (Marescotto) DE’ CALVI, Marcantonio
– Nacque a Bologna nella seconda metà del XV secolo da Marescotto di Floriano e da Chiara Bisarini.
Abbracciò lo stato ecclesiastico e nel 1503 fu nominato tra i canonici della basilica di S. Petronio, conseguendo il 26 marzo 1506 la laurea in diritto canonico. Secondo il repertorio di Mazzetti (p. 200) ottenne la laurea in utroque iure e fu ascritto ai Collegi cittadini dei giudici di diritto canonico e di diritto civile. Dal 1506 compare nei rotuli dello Studio bolognese con l’incarico di lettore di diritto canonico, che mantenne per quasi un trentennio fino al trasferimento a Roma. Il suo nome è registrato nella sezione dei legisti «ad lecturam Sexti et Clementinarum» nei giorni festivi dal 1506 al 1512, anno in cui fu incaricato della lettura ordinaria delle Decretali. Nel 1511 fu nominato giudice del foro dei mercanti di Bologna.
Nel 1535 fu creato dal pontefice Paolo III cappellano uditore delle cause di Palazzo e l’anno successivo divenne uditore di Rota.
Per il M. il passaggio per una cattedra di diritto rappresentò l’inizio di una carriera orientata verso i tribunali di Rota e altri importanti incarichi nell’amministrazione pontificia. Le sue competenze giuridiche furono apprezzate dai pontefici, in un periodo in cui da Bologna provenivano molti tecnici e professionisti del diritto impiegati nell’amministrazione centrale e periferica.
Nel 1539 il M. fu nominato protonotario apostolico. Continuò a esercitare la carica di uditore fino a quando, nel 1543, poco prima della morte, fu eletto decano di Rota. Nel corso della carriera fu beneficiato della cura di numerose chiese parrocchiali a Bologna e nel contado, così da avere garantite sufficienti entrate. In particolare nel 1534 fu eletto primicerio della basilica di S. Petronio, carica cui rinunciò nel 1536 dopo essersi trasferito a Roma. Nel 1539, Paolo III gli conferì il rettorato di S. Pietro a Val di Sambro sulle montagne bolognesi.
Il M. morì a Roma il 22 febbr. 1543. Il corpo fu traslato a Bologna e sepolto in S. Petronio.
Il M. diede alle stampe il volume De costitutione lib. Sexti Decretalium repetitio (Bologna, G. Platone, 1519) oltre ad alcune decisioni rotali comprese nel corpo generale delle Decisiones della Sacra Rota romana; una Oratio in die quo Rota aperietur, scritta nel 1541, è in Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 3569. Secondo Pasquali Alidosi, il M. compose un’opera rimasta manoscritta, oggi da considerarsi perduta, dal titolo De iure patronatus. Una commedia giovanile in terza rima dal titolo Astrea traducta da un vero innamoramento è conservata in testimone unico nel ms. 2716 (cc. 1-40) della Biblioteca universitaria di Bologna, proveniente dalla Biblioteca del Ss. Salvatore e appartenuto nel Settecento all’erudito Giovanni Grisostomo Trombelli. Il codice conserva nelle prime 40 carte la commedia di contenuto pastorale del M., parte in prosa e parte in versi, in terza rima o altri metri. L’opera reca nel colophon la data di composizione, il 25 giugno 1505 e la dedica al sacerdote bolognese Antonio Dalle Anelle. La commedia non godette, forse a causa della marginalità dell’autore nel panorama culturale del tempo, di fortuna presso i contemporanei ed è stata poco considerata anche dagli studiosi che si sono occupati della corte bolognese di Giovanni (II) Bentivoglio. Solo di recente è stata rivalutata da F. Pezzarossa, che ne ha approfondito gli aspetti compositivi. I meriti dell’opera, caratterizzata da un linguaggio poetico non raffinato e da un registro comico che si configura per il massiccio ricorso a sentenze e proverbi, vanno cercati, secondo Pezzarossa, nelle capacità del M. di articolare un discreto meccanismo scenico, espressamente congegnato per rappresentazioni studentesche non laiche, nelle quali offrire un messaggio morale, anche se innestato su tematiche mondane e su un intreccio di contenuto amoroso. L’opera si collega perciò al carattere svagato della letteratura in voga presso la corte bentivolesca, testimoniato nello stesso codice dall’Egloga pastorale del più celebre e prolifico notaio e poeta bolognese Angelo Michele Salimbeni e dal Lamento del duca di Urbino, composto da maestro Macino de Pesce.
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 770: A.F. Ghiselli, Memorie antiche manuscritte di Bologna, XIV, cc. 83-84; G. Rinieri, Cronaca (1535-1549), a cura A. Antonelli - R. Pedrini, Bologna 1998, p. 112; L. Alberti, Historie di Bologna (1479-1543), a cura di A. Antonelli - M.R. Musti, II, Bologna 2006, p. 727; G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi di legge canonica e civile. Dal principio di essi per tutto l’anno 1619, Bologna 1620, p. 171; A. Masini, Bologna perlustrata, II, Bologna 1666, pp. 152 s.; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 529; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, V, Bologna 1786, pp. 257-259; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Ist. delle scienze di Bologna, Bologna 1843, p. 200; I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1398 al 1799, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, pp. 190-213; II, ibid. 1889, pp. 4-67; F. Pezzarossa, «Ad honore et laude del nome Bentivoglio». La letteratura della festa nel secondo Quattrocento, in Bentivolorum magnificentia. Principe e cultura a Bologna nel Rinascimento, a cura di B. Basile, Roma 1984, pp. 96-101; M.T. Guerrini, «Qui voluerit in iure promoveri…». I dottori in diritto dello Studio di Bologna (1501-1796), Bologna 2005, pp. 38, 125; E. Cerchiari, Capellani papae et Apostolicae Sedis auditores, I, Relatio, Romae 1920, p. 293; II, Syntaxis capellanorum, ibid. 1921, p. 95; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, III, s.v. Marescotti di Bologna, tav. I.