MARIA CAROLINA d'Asburgo-Lorena, regina di Napoli
Nacque a Vienna nel 1752, figlia dell'imperatore Francesco I e di Maria Teresa. Sorella di Maria Antonietta, regina di Francia, fu data sposa, a sedici anni (1767), a Ferdinando IV di Napoli, l'anno stesso - il 12 giugno - dichiarato maggiorenne. Essa portò subito nella reggia di Napoli la sua esuberanza giovanile, la sua spregiudicatezza, le animosità e l'intrigo che accompagnarono tutta la sua vita. Si sbarazzò ben presto della sudditanza spagnola e della tutela di Carlo III che voleva governar Napoli dall'Escoriale, licenziando B. Tanucci (1777), e dopo un breve burrascoso intermezzo con G. Beccadelli, marchese della Sambuca, chiamando al governo (supinamente acquiescente il debole Ferdinando) il suo favorito Giovanni Acton, divenuto ben presto onnipotente. Certo, molto essa contribuì alla politica riformatrice dei primi anni di regno di Ferdinando IV, e diede il suo nome, anche, alla massoneria napoletana, in ciò seguendo l'esempio di Vienna e della sua famiglia imperiale; né le va dato biasimo se essa volle svincolato il giovane regno dalle pesanti catene di Madrid. Ma da allora aumentò l'influsso austriaco e, con l'inglese Acton, s'iniziò inconsideratamente quella politica che doveva condurre a rovina il regno di Napoli.
Scoppiata la rivoluzione francese, M. C. si atteggiò a vindice della regalità offesa e gettata nel fango e iniziò quella lotta continua e implacabile contro il dilagante giacobinismo che portò alle congiure e alle cospirazioni del 1794-97, severamente represse, e alla duplice guerra contro la Francia nel 1793 e nel 1798. Invaso il regno dai francesi del gen. J.-A.-E. Championnet, essa si rifugiò in Sicilia con la corte sulle navi del Nelson; poi - caduta la repubblica napoletana - si fece da Palermo e da Napoli iniziatrice di fiera reazione, avendo a strumento delle sue vendette il grande ammiraglio inglese, ormai completamente avvolto nei lacci maliardi di lady Hamilton. La lezione della storia, nel dicembre del 1798, non le giovò: dominatrice e intrigante, essa continuò a cospirare anche durante quel breve oscuro periodo che precede la seconda invasione francese, con doppio giuoco - nel 1805 - preparando la nuova coalizione contro la Francia e, nello stesso tempo, fingendo a Parigi propositi di pace duratura per mezzo del suo ambasciatore, M. Mastrilli duca di Gallo. Quando Napoleone da Schönbrunn ebbe dichiarata la decadenza dei Borboni di Napoli e svanirono le illusioni che si rinnovasse l'insurrezione popolare del 1799 contro i Francesi, M. C. riprese, nel 1806, la via dell'esilio siciliano, di fronte agli eserciti di A. Massena, che portavano sul trono di Napoli il fratello dell'odiato imperatore. Ma il tempo del suo dominio era già sul tramonto: il suo spirito d'intrigo cozzò contro un'ostinazione, quella di sir W. Bentinck, che voleva per la Gran Bretagna l'effettivo dominio dell'isola; abbandonata da tutti, anche dall'incosciente marito, dovette subire l'intimazione brutale dell'Inghilterra e lasciare la Sicilia per un più doloroso esilio. Fu trovata morta la mattina dell'8 settembre 1814 nel castello di Hötzendorf presso Vienna. Il suo corpo fu sepolto nella chiesa dei cappuccini, il cuore deposto nella chiesa degli agostiniani, le viscere in S. Stefano.
Come la madre, essa popolò della sua discendenza le reggie d'Europa: una figlia, Maria Teresa, fu imperatrice d'Austria, un'altra, Maria Amelia, regina dei Francesi, una terza, Maria Luisa, granduchessa di Toscana. Suo figlio, il bigotto e tristo Francesco I, ereditò da lei le peggiori qualità. Certo, M. C. fu una personalità saliente e rilevata, con i suoi odî e i suoi amori, in quella turbinosa fine del Settecento, ma l'agitato regno dei Borboni di Napoli deve a lei, in gran parte, la sua decadenza e il suo crollo miserando.
Bibl.: A. Simioni, Le origini del Risorgimento politico dell'Italia meridionale, voll. 2, Messina 1926-30, e ivi maggiori ragguagli bibl.