MARSIGLIA (A. T., 35-36)
Città e porto della Francia, sulla costa del Mediterraneo, capoluogo del dipartimento delle Bocche del Rodano. È attualmente, per popolazione, la seconda città della Francia, mentre per il movimento commerciale ne è il primo porto marittimo.
La topografia della località dove sorge Marsiglia è determinata dalla presenza di un ampio anfiteatro di alture calcaree (la Nerthe, 652 m.; l'Étoile, 710 m. Carpiagne, 646 m.; Marseilleveyre, 597 metri), aperto verso O., il quale domina una zona di colline più basse (da 60 a 100 m.), smembrate da piccoli burroni e da vallate, divisa in due emicicli dallo sperone di Nostra Signora della Guardia (162 m.); il più piccolo di questi emicicli si apre allo sbocco dell'Huveaune, l'altro inquadra la piccola valle che fa capo alla cala del vecchio porto.
In parecchi altri luoghi delle coste del Mediterraneo si riscontra un paesaggio simile a questo, ma quello di Marsiglia presenta dei vantaggi molto più sensibili, poiché per un lungo tratto le coste del Golfo del Leone non ne offrono altri esempî.
La cala del vecchio porto (all'ingresso del quale s'innalza il Pont transbordeur) offre alle navi un riparo naturale di prim'ordine, che le colline difendono dal vento mistral; verso il largo la gola stretta fra le sporgenze rocciose del faro e della cattedrale assicura una difesa efficace, mentre le isole che sorgono davanti alla costa (Ratonneau, Pomègues e d'If, questa col castello reso celebre da A. Dumas) segnalano da lontano l'avvicinarsi del porto.
La posizione geografica di Marsiglia è una delle migliori del bacino occidentale del Mediterraneo. Infatti alla distanza di pochi chilometri soltanto ha la sua foce nel mare il Rodano, e, se lo sbocco del fiume è ingombrato da un gran delta, la sua valle, prolungata verso il N. da quella della Saona, apre, da un lato verso i piani del Bacino Parigino, dall'altro verso la regione della Mosa e la valle del Reno, la più facile via di comunicazione che unisca il Mediterraneo ai paesi dell'Europa settentrionale. Il porto doveva così diventare un importante centro di deposito delle merci giunte per mare da tutto il bacino mediterraneo e destinate ai paesi dell'Europa nord-occidentale e occidentale.
L'intensità e la varietà del traffico nel porto di Marsiglia determinarono ben presto il sorgere di un altro ramo di attività per Marsiglia: l'industria di trasformazione dei prodotti scambiati o depositati nel porto; quindi prosperarono le industrie alimentari, le chimiche (saponi, candele), le industrie tessili, la fabbricazione dei materiali da costruzione.
In armonia con questa duplice attività commerciale e industriale si è sviluppata la città. Dapprima sorse sulla collina che domina il vecchio porto a NO. un centro non molto esteso, con case addossate e vie strette, dominato dalla cittadella. Ma nei secoli XVII e XVIII, col progredire della città, le case spezzarono la vecchia cerchia di bastioni e coprirono i pendii che scendono al vecchio porto; al disegno della grande città moderna fa centro la vasta arteria principale della Cannebière, sulla quale s'incrociano ad angolo retto le grandi strade trasversali.
Nel sec. XIX sono da segnalarsi, insieme con un grande aumento del traffico e una profonda metamorfosi nella consistenza del traffico stesso, una trasformazione radicale del porto e il formarsi della grande città.
Nel 1815 il movimento delle merci nel porto di Marsiglia si calcola fosse di 500.000 tonn.; nel 1852 esso si elevava già a i milione di tonnellate; nel 1913 raggiungeva gli 8 milioni di tonnellate; si ritiene che il traffico del porto negli ultimi due terzi del secolo XIX sia decuplicato. Questo enorme aumento è il risultato di un succedersi di avvenimenti favorevoli di ordine economico e politico, di cui i principali furono: lo sviluppo della colonizzazione francese nell'Africa settentrionale, il taglio dell'Istmo di Suez che ha determinato l'estendersi delle relazioni di Marsiglia verso i Mediterranei asiatici, l'espansione coloniale francese nell'Oceano Indiano, il progresso delle strade ferrate in Francia, ecc. Nel 1931 il traffico marittimo di Marsiglia è giunto a 31.800.000 tonn. Nell'anno stesso il porto è stato frequentato da 16.878 navi (17.172 nel 1930); il tonnellaggio delle merci importate ed esportate è salito a 8.685.445 tonn. (9.016.380 tonn. nel 1930). Questo traffico è suddiviso nel modo seguente: le importazioni assorbono il 69%, del totale e comprendono soprattutto grano e altri cereali, carbone vegetale, semi e prodotti oleaginosi, prodotti coloniali ed esotici; le esportazioni (31% del traffico totale) comprendono principalmente carbon fossile, materiali da costruzione, prodotti alimentari (farine e paste), prodotti chimici.
Ma questo traffico oggi non è più basato, come un tempo, soprattutto sul transito internazionale, il quale rappresenta soltanto il 3% della cifra totale; le relazioni commerciali di Marsiglia si sono nel tempo stesso precisate e limitate. La funzione odierna del porto è triplice: 1. Marsiglia è anzitutto un porto coloniale: la proporzione del movimento coloniale è salita dal 20% nel 1913 a più di 1/3 nel 1931, e di questa cifra il commercio con l'Africa settentrionale comprende circa i 2/3, ossia il 63° (più della metà delle importazioni e circa la metà delle esportazioni); vengono in seguito l'Indocina e l'Africa Occidentale Francese. 2. Marsiglia è inoltre un porto industriale, e appunto per assicurare lo smercio dei prodotti industriali marsigliesi è aumentata l'attività del porto. Le industrie marsigliesi rappresentano una serie completa di produzione; a quelle antiche si sono aggiunte le industrie meccaniche, di raffineria dello zucchero, le moderne industrie tessili. 3. Marsiglia infine è grande scalo di viaggiatori. Linee regolari assicurano relazioni rapide con l'Africa settentrionale, con l'Oriente e con l'Estremo Oriente, con l'Australasia, l'Africa occi. dentale, l'America Centrale e Meridionale. Il numero dei viaggiatori imbarcati e sbarcati annualmente in questi ultimi anni ha sempre superato gli 800.000.
L' evoluzione verso attività nuove si è accentuata ancora, dopo la guerra, in ragione anche delle difficoltà incontrate dal porto di Marsiglia per conservare un posto nel transito internazionale: la concorrenza dei porti dell'Europa nord-occidentale (Rotterdam, Anversa, Amburgo) meglio attrezzati, meno costosi, ne è la causa principale. Solo nel 1928 Marsiglia ha di nuovo raggiunto il valore del suo traffico di anteguerra.
I grandi progressi realizzati dal commercio marsigliese nel secolo XIX hanno portato a una trasformazione radicale nell'organismo del porto; fino al 1830 il vecchio porto, la cala dei Focesi, bastò a contenere il traffico, ma divenne in seguito insufficiente, e si esitò fra due soluzioni: l'estensione del porto verso il largo, o lungo le sponde della rada a N. del vecchio porto. Prevalse questa ultima e si costruì tutta una serie di bacini: quello della Joliette (1844), il bacino del Lazzaretto e quello d'Arenc (1856-63), i bacini della stazione marittima, della Pinède, della Mandrague. Fin verso il 1880 si ritenne che sarebbero bastati questi bacini ausiliarî del vecchio porto, ma presto apparvero insufficienti; è stato ripreso quindi il concetto di estensione verso il largo con la costruzione di una serie di bacini allineati dinnanzi a quelli precedenti.
Nonostante queste costruzioni, uno degl'inconvenienti principali del porto consiste nel suo congestionamento e nella difficoltà di un rapido inoltro delle merci verso l'interno. È in parte per rimediare a questi inconvenienti che prese consistenza il grandioso progetto di riunire il porto di Marsiglia alla vasta rada naturale dello stagno di Berre, situata a N. della Nerthe; la collina fu traforata nel 1926 con un tunnel di 7 km. di lunghezza, il tunnel del Rové, il quale congiunge il porto alla parte meridionale dello stagno di Berre, che è stata sistemata fino al suo sbocco a Port-de-Bouc. Siccome poi un altro canale collegava già Port-de-Bouc al Rodano (Canale da Arles a Bouc), così il porto di Marsiglia è in grado di trarre profitto diretto dai lavori in corso per la sistemazione del Rodano, lavori che devono portare a compimento la grande via di comunicazione che si è chiamata via Mediterraneo-Alsazia.
Verso Port-de-Bouc e Caronte si vanno ora estendendo le industrie marsigliesi: industrie chimiche, depositi e raffinerie di petrolio, cantieri di costruzione, ecc. Lo stagno di Caronte ha pure cominciato ad attirare le merci pesanti e ingombranti che devono sostare, e ciò serve a sgombrare il porto di Marsiglia.
Di pari passo con lo sviluppo del porto si è andata estendendo la città, sebbene con fatica: infatti, se la posizione di Marsiglia si presta allo stabilirsi di un piccolo centro urbano, presenta invece gravi difficoltà per l'espandersi di una città grande; la cerchia di colline elevate e poco lontane dal mare determina pendenze assai ripide che ostacolano la circolazione. La sistemazione pratica della viabilità ha sempre richiesto grandi sforzi e la recente annessione di vasti territorî suburbani al comune di Marsiglia l'ha resa ancor più difficile. La città occupa al presente tutto l'anfiteatro di colline e offre dalla rada un aspetto grandioso: si può dire che le difficoltà che si sono dovute superare vengono compensate dalla varietà di panorami di quell'imponente agglomerato. Del resto fin dalla fine del sec. XIX non furono tralasciati i lavori di abbellimento che rendono più piacevole il soggiorno in questa città, che è veramente per i Francesi la "porta" dell'Oriente e dell'Africa.
La popolazione di Marsiglia contava 120.000 ab. nel 1789; 360.000 nel 1881, 652.196 nel 1926 e 800.881 nel 1931.
Vita culturale. - Marsiglia condivide con Aix l'università, ch'essa completa con le facoltà di scienze e di medicina, mentre è libera la facoltà di diritto, aperta nel 1896. Possiede inoltre una scuola superiore di commercio e una scuola di belle arti; ha un conservatorio di musica e di declamazione e un osservatorio astronomico, che risale al 1702, annesso all'università. Ha singolare importanza l'Institut colonial, fondato dalla Camera di commercio nel 1906 e fornito d'una notevole biblioteca e di un interessante museo. Marsiglia possiede l'Académie des sciences, lettres et beaux-arts, fondata nel 1720 e le varie società: la Société archéologique de Provence (1902), quella geografica e coloniale (1876), di statistica (1827), la Société scientifique Flammarion (1884) e l'Institut historique de Provence (1923), con le loro biblioteche e le loro pubblicazioni.
Monumenti. - Rimangono a ricordo dell'arte focese la celebre Afrodite e la colomba arcaica del museo di Lione, probabilmente opera d'importazione che sta ad attestare i rapporti tra Marsiglia e la Grecia; vasi di terracotta, anch'essi importati, belle monete conservate nel Museo Borély. Fu la Grecia a introdurre in Gallia quell'industria a cui si devono nei secoli IV e III tipi eccellenti imitanti quelli greci: la dracma con testa di Diana e con il leone, il bronzo con la testa d'Apollo e il toro. Furono inoltre dedicate a una divinità femminile, Cibele o Artemide, le 47 stele rappresentanti una divinità seduta in una specie di nicchia a colonne, opere locali molto semplici, trovate nella via Negret. Le antichità cristiane della città sono rappresentate al Museo Borély dai sarcofaghi dei secoli III e IV e dall'altare primitivo di S. Vittore. Risale al Medioevo l'antica cattedrale - "la Major" (sec. XII) - che alberga nella collaterale sinistra una delle più antiche opere del Rinascimento in Francia, la cappella di S. Lazzaro, decorata nel sec. XV da Francesco Laurana. La grotta di S. Lazzaro, la chiesa omonima, il Boulevard de la Madeleine, oltre a numerose opere d'arte, attestano il culto tributato ai due grandi santi provenzali provenienti da Betania che la leggenda vuole qui sbarcati: Marsiglia fu il centro formatore della loro iconografia, molto diffusa in Provenza. La chiesa di S. Vittore, fondata nel sec. V da S. Cassiano, poi ricostruita, presenta la navata gotica sopra alla cripta, agli avanzi carolingi e romanici. Nel suo portico si trova una delle più antiche vòlte a crociera, a profilo quadrato. L'abbazia di S. Vittore è un interessante esempio di monastero fortificato. Contribuisce all'aspetto arcaico di questo vecchio rione il campanile degli Accoules (sec. XV) con la sua guglia di pietra. Le chiese di Saint-Cannat, di Notre-Dame-du-Carmel, dei Certosini, di S. Teodoro (sec. XVII) iniziano lo stile barocco venuto dall'Italia. Il sec. XIX diede alla città un architetto, l'Espérandieu (nato a Nîmes, morto a Marsiglia), di tradizione classica, che seppe intuire l'accordo necessario tra la forma e il colore di un edificio e il carattere locale. La nuova cattedrale, S. Maria Maggiore da lui innalzata (1858-1893) su disegni del Vaudoyer, vicino al porto della Joliette, è di stile bizantino con pianta basilicale, con una policromia vivace affine a quella delle chiese toscane. Notre-Dame-de-la-Garde (1853-1864), dell'Espérandieu, è una cappella di stile misto, bizantino, romanico, Rinascimento. L'altezza della sua torre è calcolata in rapporto all'ampio panorama terrestre e marittimo che essa domina come un faro. Il capolavoro dell'Espérandieu è il palazzo di Longchamp (1862-1870). Posto a sfondo di una lunga prospettiva, stende accogliente la sua pianta concava formata da un giuoco d'acqua e da due musei. In questi sono conservate opere che rievocano la storia della città. La peste a cui Marsiglia, come porto, fu già esposta, ispirò moltissime opere e al Puget l'altorilievo dell'Intendenza sanitaria (La peste di Milano), al De Troy il celebre quadro La peste di Marsiglia (1720) nel palazzo di Longchamp, realismo macabro in pieno sec. XVIII galante, al David il S. Rocco (1780). Più interessanti le opere degli artisti locali. Primeggia fra tutti P. Puget: e nei musei di Longchamp, della Vecchia Marsiglia, della Santé, 100 suoi disegni rivelano le sue doti di decoratore di navi, 20 quadri quelle di pittore compenetrato dallo spirito del '600, ma soprattutto si palesano le sue qualità di scultore la cui forte personalità è formata sotto influenze del Bernini e del Rubens.
Al Museo Grobet si trovano quadri del Monticelli, che visse a Marsiglia da solitario e da visionario, opere di un colore focosamente lirico, a pure macchie, splendenti di luce meridionale. Il Museo di Longchamp, che Puvis de Chavannes decorò dei suoi affreschi (1869) che celebrano Marsiglia colonia greca e Marsiglia porto dell'Oriente, tra le sue collezioni di pitture e di sculture, annovera dipinti del Perugino, del Cariani, del Bassano.
V. tavv. LXXXIX e XC.
Storia. - Μασσαλία (lat. Massilia) fu colonia focese, fondata nel 600 a. C. sulle coste della Provenza, in fondo alla rada del Lacydon. Il nome non sembra greco: forse è d'origine ligure. È possibile che gli Ioni di Focea siano stati preceduti sul luogo da Fenici (di Cartagine?): più certamente, da Dori di Rodi. La fondazione di Marsiglia da parte dei Focesi si collega a tutto un insieme di spedizioni nel Mediterraneo occidentale, sino a Tartesso, al di là delle colonne di Ercole. I Tartessî di Cadice facevano con la Britannia il commercio dello stagno; il quale appunto attirò i Greci di Focea. Insediandosi a Marsiglia, questi si stabilirono allo sbocco di una via terrestre e fluviale (Rodano, Saône e Senna), attraverso cui, con minor pericolo, poteva giungere loro lo stagno.
Gli antichi davano per la fondazione di Marsiglia due date diverse: 600 e 540. Sembra che questa duplice tradizione corrisponda all'arrivo successivo di due contingenti di coloni, il secondo dei quali fu formato da Focesi che fuggivano dalla loro città presa dai Persiani. Questa tesi conciliatrice (Hirschfeld, Jullian) sembra più verosimile dell'altra (Clerc) che ammette solo la fondazione del 600 e sostiene che i Focesi fuggiaschi del 540 andarono non già a Marsiglia, ma ad Alalia in Corsica.
Gl'inizî della colonia furono difficili; essa dovette lottare da un lato contro l'ostilità dei Liguri, dall'altro contro la rivalità dei Cartaginesi e degli Etruschi. Gl'indigeni dapprincipio avevano accolto senza ostilità i navigatori greci, ciò che è adombrato nella leggenda di Gyptis, la fanciulla barbara, che offrì al capo dei mercanti focesi la coppa simbolica; ma non bisogna lasciarsi ingannare dalla concezione ottimistica greca che diede a quell'accordo precario un'apparenza di perpetua alleanza. Quanto ai Cartaginesi e agli Etruschi, essi si collegarono contro i Marsigliesi, e dettero loro nel 535, nelle acque della Sardegna, una battaglia da cui questi uscirono vincitori, ma assai indeboliti. Pure, agl'inizî del sec. V e poi del IV, due ordini di avvenimenti esercitarono un influsso favorevole per il destino di Marsiglia. Nel 480, l'anno di Salamina, i Cartaginesi erano battuti a Imera da Gelone di Siracusa, e nel 474 gli Etruschi a Cuma dai Greci d'Italia. D'altra parte, agli inizî del sec. IV, i Celti toccavano la Gallia di SE. e vi organizzavano la confederazione dei Salî; dapprima ostili, divennero presto filelleni, e la loro amicizia permise ai Marsigliesi d'intensificare i traffici col retroterra. I Celti poi trassero profitto dall'esperienza commerciale dei Marsigliesi; alcuni ricevettero persino diritto di cittadinanza a Marsiglia: un papiro pubblicato nel 1925 ci mostra un Gallo ellenizzato, divenuto cittadino massaliota, e che, in società con dei Greci e con un Cartaginese, si dà al commercio degli aromi.
Il sec. IV fu l'epoca aurea di Marsiglia. È l'epoca della fondazione di fattorie sulle coste spagnole (Emeroscopio, Rode [= Rosas], Emporie), di Linguadoca (Agathé = Agde), di Provenza (Rhodanousia, di fronte ad Arles [?], Citharista = La Ciotat, Tauroeis, più tardi Tauroentum, a Sanary [?], Olbia, a Saint-Pierre d'Almanarre presso Hyères, Athenopolis, a Saint-Tropez, Antipolis = Antibes, Nicea = Nizza). È l'epoca in cui Marsiglia batte quei mirabili oboli e dramme di argento che furono imitati da Tolosa e Guéret sino in Svizzera e a Mediolano.
La città sorgeva dove è ora il Vieux-Marseille, sulla collina che domina a N. il porto vecchio. In fondo alla rada, in mezzo a terreni paludosi, corrispondenti all'attuale Cannebière, scorreva una fonte, il Lacydone, che dette il nome alla rada stessa. Questa s'internava nell'angolo NE. Si è infatti constatata, lo scorso secolo, quando fu aperta la Rue de la République, la presenza di due galere impigliate nel fango. Sul lato N. della rada, il litorale antico era presso a poco 100 m. più indietro dell'attuale banchina; ma pare che sulla linea della banchina i Greci avessero costruito una gettata che separava dalla rada dei bacini paragonabili ai "porti antichi" di Cartagine.
Vi era una città bassa e una alta. La prima era detta Pedeon "la pianura", ed era il quartiere del porto. La città alta era chiamata Plintheia "i quadrati", per essere divisa a scacchiera da un sistema di strade di cui l'attuale pianta di Vieux-Marseille conserva ancora l'immagine. Pare che la città bassa e la alta avessero ciascuna un'agorà, l'una sull'attuale Place Vivaux, l'altra sulla Place de Lenche, tra le prominenze di Saint-Laurent e dei Moulins. Con questa seconda altura vanno a quanto pare identificate le ἄκρα di Strabone, l'arx di Cesare e Lucano. Ivi sorgevano i due templi di cui parla Strabone, quello di Artemide Efesia e quello di Apollo Delfinio. Ancora discusso è il tracciato delle mura, soprattutto per il lato est. Quivi, in situ, sono state trovate 47 piccole stele arcaiche; se, come sembra assai probabile, si tratta di monumenti funerarî, le mura primitive dovevano essere al di qua del luogo ove quelli erano situati (Rue de la Roquette e Rue Torte); non prima del sec. IV, da cui data la più recente di quelle stele, le mura furono portate più a est (Rue Belzunce). L'assedio di Cesare, nel 49 a. C., causò la distruzione delle mura, ricostruite poi sotto Nerone da un medico marsigliese a nome Crinas.
La eostituzione politica della città focese ci è nota abbastanza grazie a Strabone e ad allusioni di Aristotele e Cicerone. Era nettamente aristocratica e conservatrice. La città era governata da un senato di 600 τιμοῦχοι; 15 di costoro formavano un consiglio esecutivo diretto da un comitato di tre membri, presieduto a sua volta da un magistrato supremo. I costumi erano severi, strettamente regolati dalla legge. In questa città alquanto puritana, le arti pare siano state scarsamente coltivate; per converso vi erano in onore le lettere greche. Vi si conservava gelosamente un manoscritto dei poemi di Omero, anteriore all'opera di Aristarco. A metà del sec. IV, Pitea (v.), esploratore, geografo, matematico ed astronomo, compì un periplo arditissimo lungo le coste dell'Oceano, della Manica e del Baltico. Un altro navigatore di quel tempo, Eutimene (v.), esplorò la costa ovest del Marocco.
Le relazioni di Marsiglia con Roma risalgono, pare, al sec. IV: la coincidenza degl'interessi, la lotta contro nemici comuni (Etruschi, Celti, Cartaginesi) unirono per tempo le due città. Durante la seconda guerra punica, i Marsigliesi si condussero come veri alleati di Roma, in particolare in occasione della battaglia navale combattutasi il 217 alla foce dell'Ebro. Per un pezzo, Roma e Marsiglia trassero reciproci vantaggi da questa loro amicizia; ma a lungo andare, l'alleanza doveva fatalmente volgersi a danno del più debole. Dopo la creazione della provincia della Gallia Narbonese (118 a. C.), i Marsigliesi iniziarono una politica di espansione territoriale in paese salio, da cui sino allora si erano tenuti lontani, estendendo i loro possedimenti sino alla regione di Nîmes e del Vivarese. Nel frattempo la concorrenza dei negotiatores italici, in Gallia e in Spagna, si faceva sempre più aspra. Nel 49, nel conflitto tra Cesare e Pompeo, i Marsigliesi si schierarono per quest'ultimo e, dopo un assedio di sei mesi, dovettero arrendersi a Cesare. Questi si fece consegnare le armi, le macchine da guerra, le navi, il tesoro, e tre anni dopo assegnò il territorio di Marsiglia alla nuova colonia romana di Arles. Sotto l'impero, Marsiglia ebbe importanza secondaria; solo le scuole, sempre fiorenti, ricordavano che essa era stata un vivo focolare di ellenismo.
La caduta dell'Impero romano d'Occidente e i danni arrecati dalle invasioni germaniche non determinarono un'immediata e totale decadenza dell'antica e fiorente città. Sia nel brevissimo periodo della dominazione borgognona, si a in quelli della dominazione visigota (480-510) e ostrogota (510-536), sia sotto il dominio dei re merovingi e carolingi, la città conserva individualità e autonomia. Le è di aiuto anche la sua particolare posizione geografica. Le alture che la circondano costituiscono per essa un distacco e un riparo dalla parte di terra e accentuano quella che è la tendenza di tutti i paesi costieri a mantenere rapporti più frequenti e intimi con altri paesi marittimi anche lontani, piuttosto che con i paesi dell'immediato retroterra. Questa situazione particolare ha probabilmente concorso a salvare, nei secoli delle invasioni, qualche cosa dell'antico ordinamento municipale romano, nonostante le concessioni fatte al vescovo, cioè la signoria sulla città alta, e quelle al monastero di S. Vittore, fondato verso il 419, cioè la signoria su alcuni quartieri a sud del porto. Fra l'una e l'altra giurisdizione, dovette, nell'età merovingia, mantenersi in vita l'antico municipio, che estendeva i suoi poteri sulla maggior parte della città. Il Mediterraneo seguita ad essere tra il sec. V e il VII il mezzo migliore di diffusione non solo delle merci che formano oggetto del traffico internazionale, ma di tutto ciò che sopravvive della civiltà romana e del cristianesimo che ne è l'erede ed il continuatore. Si deve appunto alla sua posizione sul Mediterraneo se Marsiglia è stata presumibilmente una delle prime città della Gallia guadagnate al cristianesimo. Marsiglia ha seguitato a essere, fino all'inizio del sec. VIII, il grande porto della Gallia.
Una navigazione assai attiva la collega con Costantinopoli, con la Siria, con l'Egitto, con l'antica provincia africana, con la Spagna e con l'Italia. I prodotti dell'Oriente, il papiro, le spezie, i tessuti di lusso, il vino e l'olio vi sono oggetto di un'importazione regolare. Dei mercanti stranieri, per la maggior parte Ebrei e Siri, vi hanno domicilio. Anche le molte monete che vi sono state coniate durante l'epoca merovingia ci forniscono una prova materiale dell'attività del suo commercio. La popolazione della città doveva comprendere, accanto ai negozianti, una classe abbastanza numerosa di artigiani, la presenza dei quali concorre a dimostrare che Marsiglia conservò, sotto il governo dei re Franchi, il carattere nettamente municipale delle città romane.
La situazione si cambia totalmente dopo la metà del sec. VII. Da allora, per più di tre secoli, vien meno ogni ricordo, anche indiretto, dell'attività commerciale di Marsiglia; e questo silenzio è un segno sicuro di decadenza. Esso coincide coi rapidi progressi dei musulmani nel Mediterraneo, causa di una brusca interruzione nei rapporti pacifici fra Oriente ed Occidente. Cessa per prima la Siria, conquistata da essi nel 634-636, dal mandare a Marsiglia le sue navi e le sue merci. Poco dopo (640) anche l'Egitto cade sotto l'Islām, e un'altra fonte d'importazione si chiude per Marsiglia, come per gli altri porti provenzali. Così la Provenza, che era stata in passato la regione più ricca della Gallia, ne diventa, nel sec. IX, la più povera. Ad aggravare in forma tragica la condizione della città contribuiscono, anche più delle mutate condizioni del commercio mediterraneo, le incursioni degli Arabi che non solo pirateggiano nel Mediterraneo, ma s'impadroniscono di Frassineto (LaGarde-Frainet, nel dipartimento del Varo, non lontano da Nizza) e vi stabiliscono una guarnigione che vi si mantiene per più di un secolo, sottomettendo le popolazioni vicine a razzie e minacciando le strade, che, attraverso i valichi alpini, vanno dalla Francia in Italia, sì da rendere impossibile ogni traffico regolare. Nello stesso tempo la città deve subire le incursioni e devastazioni dei Normanni.
La caduta dei Carolingi, che nulla avevano potuto fare per una difesa efficace delle città marittime del sud, e la creazione della contea di Provenza, a cui Marsiglia si trova soggetta, non modificano sostanzialmente la posizione giuridica della città, che seguita a godere di una larga autonomia. Il vecchio municipio è sottoposto al potere di un visconte, che può considerarsi quasi del tutto indipendente, mentre il vescovo e il monastero di S. Vittore conservano la loro antica giurisdizione sulle due parti estreme della città.
Con uno sviluppo che ricorda molto da vicino quello di Genova, la giurisdizione viscontile prepara la strada alla formazione ed al trionfo del nuovo comune o "università" di Marsiglia. Infatti, i diritti sovrani dei visconti, considerati come una proprietà privata, si vanno frazionando per successione ereditaria fra un numero sempre maggiore di persone, che possono mantenersi unite e usare in comune di quei diritti, in forma di consorzio, ma possono anche, per le difficoltà finanziarie in cui vengono a trovarsi, alienarli ad elementi estranei al loro consorzio. Appunto nel periodo in cui si fraziona e s'indebolisce in tal modo il potere dei visconti, il commercio marittimo aveva cominciato la sua ripresa anche nel Mediterraneo occidentale. Le città italiane del Tirreno, dopo il Mille, commerciavano attivamente non solo con Costantinopoli, ma con le città arabe dell'Africa, delle Baleari, della Sicilia; e Marsiglia, sebbene in misura minore, deve essersi messa presto sulla loro strada. Di ciò mancano, prima della fine del sec. XII, i documenti diretti; ma è significativo che la città aiuta Goffredo di Buglione, ricevendone il premio, nel 1117, da Baldovino I re di Gerusalemme che permette ai rappresentanti di Marsiglia di tracciare i limiti del proprio quartiere in Gerusalemme in modo tale che nessuno straniero potesse prendervi dimora, e di avervi un proprio forno. Fin da quell'epoca, dunque, accanto alla giurisdizione viscontile, doveva essersi costituita un'organizzazione del ceto mercantile e marinaro, la quale, crescendo, finisce per assumere la rappresentanza degl'interessi cittadini d'oltremare, e, approfittando della debolezza e dell'indebitamento di molti fra i membri del consorzio viscontile, riesce ad acquistare da essi, per denaro, la loro parte di sovranità, trasformando così la nuova università in quella che fu detta la repubblica di Marsiglia, cioè in uno stato cittadino che nel periodo della sua massima floridezza, tra il secolo XII e la metà del XIII, riuscì a godere di una completa indipendenza e poté vantarsi di non avere altro sovrano che Dio.
L'università, nonostante la sopravvivenza dei diritti del vescovo sulla città alta, estende la sua sovranità sull'intera città e sui sobborghi, emana statuti (1228-1255), conclude trattati con numerose città delle coste mediterranee. Il potere è esercitato dal Consiglio cittadino (89 membri, di cui 80 borghesi, cioè mercanti e armatori, 3 dottori in diritto e 6 capi dei mestieri, che vi entravano per turno settimanale), e dai rettori o consoli, eletti dal Consiglio. Per un breve periodo (1223-1229), i rettori, sull'esempio dei comuni italiani, furono sostituiti dal podestà forestiero; ma dopo soli sei anni si ritornò al governo dei rettori.
Quest'epoca d'indipendenza coincide con la massima fioritura del commercio di Marsiglia. Specialmente dopo la terza crociata, la partecipazione diretta dei suoi mercanti al commercio di Levante si fa più manifesta e più attiva: ad Acri s'incontra allora un quartiere dei Provenzali, tra i quali appaiono in posizione di preminenza i Marsigliesi. Marsigliesi si trovano a Tiro, insieme con cittadini di Saint-Gilles, Montpellier e Barcellona, con i loro consoli. A Cipro, nel 1198, i Marsigliesi ottengono importanti esenzioni commerciali per essi e per tutti i Provenzali. Il commercio con l'Egitto, che doveva essere già abbastanza attivo nel 1212, al tempo della cosiddetta crociata dei fanciulli (di cui una gran parte fu trasportata da Marsiglia ad Alessandria, per essere venduta su quel mercato), ricevette nuovo impulso dalla crociata di S. Luigi, a cui parteciparono molte navi di Marsiglia. Ma il commercio più intenso fu quello con i paesi arabi d'Occidente, in particolare con la costa africana dalle Sirti a Tangeri. A Ceuta, Bugia, Tunisi, Orano, i Marsigliesi, o da soli o con altri Francesi del sud, ebbero i loro fondachi e spesso i loro consoli.
Questi rapidi progressi del commercio marittimo si riflettono anche su quello terrestre: per cui i mercanti di Marsiglia estendono la loro attività, oltre che nel bacino del Rodano, anche alle fiere della Champagne, ed entrano in rapporti diretti o indiretti con la Francia del nord e con le Fiandre, di cui spesso esportano i tessuti nei mercati di Oriente. In tal modo, assai si rafforzò la posizione internazionale di Marsiglia. Basti confrontare il suo trattato con Genova del 1211 con i trattati precedenti. Genova, che prima aveva sempre affermato una sua decisa superiorità su Marsiglia è costretta ora a rinunciare alle sue pretese monopolistiche, a riconoscere perfetta eguaglianza e reciprocità nelle clausole relative alla libertà d'importazione, alla giurisdizione sui cittadini d'una città residenti nell'altra, alla proibizione fatta ai mercanti di ciascuna delle due città di servirsi dell'altra come punto di partenza o di arrivo per le loro imprese commerciali marittime, ecc.
Ma tanto rigoglio commerciale di Marsiglia, che si manifesta anche nel largo uso della lettera di cambio e delle varie forme di associazione di capitali, è bruscamente interrotto dall'assunzione di Carlo d'Angiò alla contea di Provenza (1246) e dalla sua volontà, subito e apertamente dimostrata, di riaffermare quei diritti sovrani che Marsiglia, come le altre maggiori città, erano riuscite a sottrargli. Marsiglia si mise allora a capo delle consorelle, che vollero difendere con le armi la loro indipendenza, e resistette per sei mesi. Ma l'Angioino ebbe il sopravvento e le impose nel 1252, sotto il nome di "Capitoli di pace", un trattato che segna la fine della cosiddetta repubblica di Marsiglia, pur senza distruggerne completamente gli antichi privilegi. L'amministrazione della città e la giustizia criminale restavano ai magistrati cittadini; la giustizia civile soltanto passava ai giudici del conte, il quale s'impegnava d'altra parte a non imporre né dazî, né sussidî, né taglie ai cittadini, e a non costruire alcun fortilizio nell'interno della città. Tali concessioni ebbero però breve durata, perché nel 1256, essendosi Marsiglia alleata con Alfonso X di Castiglia contro l'Angioino questi marciò nuovamente su di essa, la prese per fame, revocò i patti precedenti e le pose a capo un proprio vicario, che la governasse in suo nome e dovesse anche presiedere il consiglio del comune, dal quale furono esclusi i rappresentanti dei mestieri.
Ma il dominio degli Angioini danneggiò gravemente la floridezza di Marsiglia anche col trascinare la città nelle lotte politiche per la conquista e la conservazione del regno di Napoli e della Sicilia, esponendola al danno irreparabile della distruzione della sua flotta, inflittole nel 1284 dagli Aragonesi. Da allora, la posizione di Marsiglia, diventa secondaria. Essa non può più, sul Mediterraneo rivaleggiare con Venezia, con Genova e coi Catalani, anche se non mancano, più tardi, periodi di parziale risveglio, come quello in cui Jacques Cœur, al principio del Quattrocento, scelse Marsiglia a base di molte delle sue imprese commerciali.
Quando, nel 1481, la contea di Provenza fu riunita alla Corona di Francia, Marsiglia diventò città regia, restando tuttavia, dal punto di vista amministrativo, staccata dal resto della regione e conservando una larga autonomia, gelosamente custodita. Ciò non le tolse, in varie occasioni, di dimostrare la sua fedeltà alla Corona; come avvenne in modo particolare nel 1524, quando, assediata dal contestabile di Borbone al servizio della Spagna, resisté tenacemente per 40 giorni, permettendo a un nuovo esercito del re di accorrere e liberarla. I rinnovati rapporti commerciali tra Francia e Turchia, promossi dalla politica di Francesco I, giovarono naturalmente a Marsiglia, assai bene attrezzata per il commercio di Levante e divenuta, in virtù di un editto del 1543, il deposito esclusivo delle spezie. Interrotta dalle pestilenze frequenti e dalle guerre di religione, in cui la città si schierò decisamente contro i protestanti, la prosperità di Marsiglia ebbe una breve, ma promettente ripresa quando Enrico IV pacificò il regno e incoraggiò l'espansione commerciale. Il traffico francese di Levante è, essenzialmente, traffico di Marsiglia. Notevoli i rapporti con l'Africa settentrionale anche per opera di mercanti e armatori còrsi trasferitisi a Marsiglia. Sono i consoli di questa città che dirigono e difendono questo commercio e sorvegliano l'amministrazione degli scali di Levante. E poiché essi, eletti ogni anno fra i gentiluomini e i borghesi, ad esclusione dei mercanti, si rivelano poco adatti a tale funzione, vengono creati dei magistrati speciali, i quattro deputati al commercio, scelti fra i negozianti della città e primo nucleo della camera di commercio creata pochi decennî più tardi.
Verso la metà del secolo le rinnovate guerre civili hanno il loro contraccolpo anche a Marsiglia. Aspre lotte fra i sabreurs (o gente di spada, partigiani dei principi) e i canivets (gente di penna e borghesi, partigiani di Mazzarino). Si aggiungono poco dopo gli estremi tentativi della città, per difendere la sua autonomia contro le tendenze sempre più accentratrici della Corona: tentativi sfortunati, sebbene arrivino all'insurrezione armata (1650 e 1660). Nel 1660, pochi mesi dopo la repressione violenta della rivolta, Luigi XIV entrava in Marsiglia attraverso una breccia, da vincitore; riduceva ad un quinto il numero dei consiglieri; sostituiva i consoli elettivi Con gli scabini di nomina regia; faceva costruire, contro ogni tentativo insurrezionale, il forte di Saint-Nicolas. Alla perdita degli ultimi avanzi dell'autonomia amministrativa e giurisdizionale, avrebbe dovuto tener dietro quella dell'autonomia doganale, inquantoché la città, riunita ormai in tutto e per tutto al regno di Francia, avrebbe dovuto essere compresa entro i suoi confini doganali. Ma poiché un tale provvedimento avrebbe determinato l'immediata rovina del commercio internazionale marsigliese, a favore dei porti rivali di Genova e di Trieste, esso fu corretto da J.-B. Colbert con la concessione del porto franco (1669).
Si trattava di una franchigia assai più limitata di quella di Livorno: in massima tutte le merci che arrivavano o partivano da Marsiglia per via di mare dovevano essere esenti da dazî, salvo l'obbligo di pagarli all'uscita dalla città per via di terra, nell'atto di entrare nel territorio doganale del regno. Numerose, poi, erano le esclusioni dalla franchigia totale: e fra esse, assai importante, quella delle merci provenienti dall'America o destinate ad essa. D'altra parte, poiché la franchigia avrebbe creato alle navi e ai mercanti stranieri una condizione assai più favorevole di quella che essi godevano ai tempi dell'autonomia di Marsiglia, il governo di Colbert, aderendo alle istanze dei mercanti e armatori della città, sottopose a un dazio del 20% tutte le merci che non fossero portate da navi nazionali. Nonostante queste limitazioni, la concessione del porto franco e l'impulso dato dallo stato all'espansione marinara e commerciale determinarono una forte ripresa dell'attività di Marsiglia, donde anche un forte aumento della popolazione, salita per la prima volta, ai primi del '700, a più di 100.000 abitanti, e un rapido rinnovamento edilizio.
Fin dagl'inizî della rivoluzione, Marsiglia vi partecipò con entusiasmo; ma quando prevalsero le tendenze autoritarie dei giacobini, essa si schierò decisamente con i girondini o federalisti esponendosi a gravissime rappresaglie. Dopo la restaurazione, il suo porto, gravemente danneggiato dal blocco continentale, cominciò lentamente a riprendere l'antica attività: ripresa specialmente rapida durante la Monarchia di luglio e il Secondo Impero, aiutata dalla conquista e dalla colonizzazione dell'Algeria e dalla costruzione della rete ferroviaria francese. Più tardi, il taglio dell'Istmo di Suez e la partecipazione della Francia alla colonizzazione dell'Estremo Oriente concorrono ad aumentare notevolmente il suo movimento, facendone il massimo porto e il maggiore mercato dei coloniali di tutta la Francia, e, in gara con Genova, il primo porto del Mediterraneo.
Bibl.: Città antica: Iscrizioni in Inscr. Graecae, XIV, 2432-2466; Corp. Inscr. Lat., XII, 400-493 e 5763-5770. - Papiri: U. Wilcken, in Zeitschrift für ägypt. Sprache u. Altertumskunde, LX (1925), p. 86 segg.; cfr. J. Vendryes, in Rev. celtique, 1926, p. 430. - Monete: L. de La Saussaye, Numismatique de la Gaule Narb., Parigi 1842, pp. 1-89, e tavv. I-XII; E. Muret e A. Chabouillet, Cat. des monnaies gauloises de la Bibl. Nat., Parigi 1889, p. 11 segg.; J. A. Blanchet, Traité des monnaies gauloises, Parigi 1905. - Monumenti figurati: E. Espérandieu, Recueil général des basreliefs des la Gaule romaine, Parigi 1907 segg., I, pp. 46-74 e III, pp. 340-346. - Storia: O. Hirschfeld in Corp. Inscr. Lat., II, p. 55 segg. e Kleine Schriften, Berlino 1913, pp. 48-62; C. Jullian, Histoire de la Gaule, I, Parigi 1908, pp. 193 segg.; 383 segg.; III, ivi, p. 566 segg.; VI, ivi 1920, p. 314 segg.; L.-A. Constans, Esquisse d'une histoire de la Basse-Provence dans l'antiquité, in Encyclopédie des Bouches-du-Rhône, II, 1923, pp. 10-39, 43 segg.; M. Clerc, Massalia, vol. 2, Marsiglia 1927-1929 (cfr. L.-A. Constans, Marseille grecque, in Journal des Savants, 1930, p. 460 segg. e 1931, p. 31 segg.).
Per la storia della città nel Medioevo e nell'età moderna, L. Blancard, Documents inédits sur le commerce de Marseille au Moyen-âge, Marsiglia 1884-1885; W. Heyd, Storia del commercio di Levante nel Medioevo (trad. it. in Biblioteca dell'Economista, X, v), Torino 1913; A. Schaube, Storia del Commercio dei popoli latini sino alla fine delle Crociate (trad. it. in Bibl. dell'Econom., XI, v), Torino 1915; P. Masson, Histoire du commerce français dans le Levant au XVIIe siècle, Parigi 1896; F. Kiener, Verfassungsgeschichte der Provence seit der Ostgothenherrschaft bis zur Errichtung der Konsulate (510-1200), Lipsia 1900; E. Portal, La république marseillaise au XIIIe siècle, Marsiglia 1907; P. Masson, Les Ports francs d'autrefois et d'aujourd'hui, Parigi 1904; id., Histoire du commerce français dans le Levant au XVIIIe siècle, Marsiglia 1907; P. Masson, Les Ports francs d'autrefois et d'aujourd'hui, Parigi 1904; id., Histoire du commerce français dans le Levant au XVIIIe siècle, Parigi 1911; E. Duprat, Les relations de la Provence et du Levant du Ve siècle aux Croisades (Congrès français de Syrie), Marsiglia 1919; H. Pirenne, Les villes du moyen-âge, Bruxelles 1927; I. Léotard, Le port de Marseille, Parigi 1922; Encyclopédie departemental des Bouches-du-Rhône, Marsiglia 1922-32; P. Masson, Marseille pendant la guerre, Parigi s. a. (ma 1924); A. E. Sayous, Le commerce des Européens à Tuis depuis le XIIe siècle jusqu'à la fin du XVIe Parigi 1929, e i numerosi articoli dello stesso autore sul commercio di Marsiglia, nel sec. XIII, pubblicati in Revue des questions historiques, gennaio-febbraio 1930; in Revue d'histoire économique et sociale, 1929; in Revue des études historiques, ottobre-febbraio 1930.
Per i monumenti, oltre molte delle opere generali già citate, v.: J. A. Gibert e P. Gonzales, Le Musée Grobet-Labadié à Marseille, Parigi 1932; id., Le Musée de Longchamp, Parigi 1932; Fernand-Benoît, L'Abbaye Saint-Victor et La Mayor à Marseille, Parigi 1933.