BICCHIERI, Martino
Apparteneva ad una delle più antiche ed importanti famiglie del Comune di Vercelli, che rivestì più volte il consolato nell'ultimo ventennio del sec. XII, insieme con membri delle famiglie dei Bondoni e degli Avogadro. Il B. è ricordato come console per la prima volta nel 1181, e successivamente nel 1188, nel 1190, nel 1194 e nel 1197, sempre che si tratti della stessa persona, dato che nei documenti non è mai indicato il patronimico, e Martino era un nome comunemente usato nella famiglia dei Bicchieri.
Secondo l'albero genealogico dei Bicchieri, ricostruito dal Pastè (Il cardinale G. B., p. 16), il B. era nato da Ottobono (che compare in un atto di Gisulfo vescovo di Vercelli del 15 ott. 1138: cfr. Cartario del monastero di Muleggio, p. 3) e da Vercellina. Suo fratello Giovanni era canonico diacono di S. Eusebio almeno dal 1175; compare più volte in atti del vescovo di Vercelli (Le carte dell'Arch. Arciv. di Vercelli, a cura di D. Arnoldi, in Bibl. della Soc. stor. subalpina, LXXXV[1917], pp. 224, 228, 238); il 22 maggio 1193 redigeva il suo testamento. Un altro fratello,Guala - padre dell'omonimo cardinale e di Manfredo, capo ghibellino morto nel 1231 - fu console nel 1180, nel 1182, nel 1185. Il necrologio di S. Eusebio di Vercelli, che ne fa alti elogi, ci fa sapere che egli partecipò all'assedio di Acri, nella terza crociata, e che occupò un posto di rilievo nella spedizione: "ab universo Italiae exercitu, qui in obsidione Acris erat, electus ordinator fuit et rector constitutus" (F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, I, Piemonte, Torino 1899, p. 487). Forse morì oltremare; il necrologio ci informa sul giorno (12 marzo), non sull'anno della morte, che è anteriore al 1193 poiché il fratello Giovanni nel suo testamento disponeva lasciti in suffragio della sua anima.
Il B. è noto soprattutto perché durante il suo consolato del 1197 fu costituito in borgo franco il luogo fortificato di Villanova, istituzione di importanza notevole per il Comune di Vercelli, perché la prima cronologicamente, e certo realizzata con l'intenzione di legare strettamente il borgo agli interessi del Comune, in funzione di difesa di una zona di confine soggetta alle scorrerie degli abitanti di Casale che trovavano appoggio nei marchesi di Monferrato. Dal doc. CXVI dei Pacta et conventiones del Comune di Vercelli risulta che fu il B. a prenderne l'iniziativa, nell'assemblea del popolo riunita il 15 agosto nella chiesa della S. Trinità, e con l'approvazione degli altri consoli, insieme con il Consiglio dei sapienti, dei consoli di giustizia, dei consoli della Società di S. Stefano.
Gli abitanti di Villanova venivano ad essere liberati da qualsiasi imposizione feudale verso i signori del castello, ed il luogo era dichiarato "liber et absolutus". A ciò si aggiungevano disposizioni che indicavano il carattere difensivo dell'istituzione, quali la proibizione agli abitanti di costruire fuori del borgo, e ai signori del castello di abitarvi o di introdurvi loro aderenti.
Nel gennaio 1198 il B. interveniva come testimonio in un atto di vendita riguardante la chiesa di S. Giacomo di Albereto (Cartario del monastero di Muleggio, p. 23). Non conosciamo l'anno della sua morte. Sembra che il B. abbia avuto un figlio di nome Giovanni. È con ogni probabilità un nipote omonimo il Bicchieri che compare nei documenti a partire dal 1226, quando sottoscrive in qualità di console della Società di S. Eusebio la pace stipulata con il Comune di Vercelli da Oberto vescovo di Ivrea (Le carte dell'arch. vesc. d'Ivrea, a cura di F. Gabotto, in Bibl. della Soc. stor. subalp., V[1900], pp. 159 s.).
Fonti e Bibl.: Cartario del monastero di Muleggio, a cura di G. Sella, in Bibl. della Soc. stor. subalpina, LXXXV(1917), pp. 3, 23; Il libro dei "Pacta et conventiones" del Comune di Vercelli, a cura di G. C. Faccio,ibid., XCVII(1926), doc. CXVI, pp. 212-215; doc. XVII p. 217; V. Mandelli, Il Comune di Vercelli nel Medio Evo, Vercelli 1857, II, pp. 173 ss.; III, pp. 269-272; R. Pastè,Storia documentata dell'abbazia di S. Andrea di Vercelli, in Miscellanea di storia italiana, s. 3, VII (1902), p. 352; Id., Il cardinale Guala Bicchieri e l'ospedale di S. Andrea, Vercelli 1935, pp. 13 ss.