MARTINO V Papa
Oddone Colonna, nato nel 1368 a Genazzano e creato cardinale da Innocenzo VII nel 1405, era stato fra gli aderenti al concilio di Pisa e aveva preso parte alle deliberazioni di quello di Costanza, che affermavano la superiorità del concilio sul papa. Ma quando il conclave, l'11 novembre 1417, lo ebbe, con procedura inusitata eletto pontefice (vedi costanza, XI, pag. 633), egli apparve energico sostenitore del decaduto potere pontificale. Promulgati alcuni decreti di riforma, sanciti con le varie nazioni concordati temporanei, che ne accoglievano in parte le richieste intese a limitare i diritti papali, ratificate le deliberazioni prese dal concilio "in materia fidei... conciliariter" lo sciolse (22 aprile 1418), e in una costituzione non pubblicata (10 maggio 1418) vietò di appellare dal giudice supremo, il vicario di Cristo. Partito poi da Costanza (16 maggio 1418), dopo essersi fermato per le turbate condizioni politiche a Mantova (ottobre 1418-febbraio 1419) e a Firenze, ristabilì la sede papale in Roma, dove entrò acclamato (30 settembre 1420). Riuscì, dopo difficili trattative con Alfonso di Aragona, a far cessare in tutto lo scisma, con la rinunzia dell'antipapa (1429). Aborrente dal nome stesso di concilio, lo convocò bensì a Pavia, secondo i decreti di Costanza (1423); ma, trasferitosi il concilio a Siena, lo fece sciogliere dai suoi legati (1424). Lo riconvocò a Basilea (i° febbraio 1431), ma attribuendo al presidente, cardinale Giuliano Cesarini, il diritto di trasferirlo e di scioglierlo. Concluse con le potenze nuovi accordi più favorevoli alla S. Sede e affermò con risolutezza perfino soverchia, di fronte ai cardinali, l'autorità del pontefice. Di quest'autorità si valse, in gran parte, a buon fine. Introdusse nel S. Collegio uomini degni, quali il Capranica, il Cesarini, l'Albergati; favorì la predicazione di San Bernardino da Siena e ne approvò il nuovo culto al Nome di Gesù; bandì nel 1423 il giubileo. Fu mite con gli Ebrei, vietando le predicazioni violente contro di loro e proibendo di battezzarne, contro il volere dei genitori, i bambini inferiori ai dodici anni. Ma già le regole per la cancelleria papale, promulgate da lui a Costanza (26 febbraio 1418), mostravano com'egli non intendesse la necessità d'innovazioni radicali; e una sua bolla del 16 maggio 1425 e altri decreti di riforma non furono sufficienti a togliere l'avarizia e la corruzione della curia; egli stesso, che pure era semplice e parco nella vita, diede eccessivo favore ai Colonna, ai quali accordò pericolosa potenza nello stato papale e procurò granidi feudi nel regno. Ebbe invece merito grande come restauratore di Roma, dopo gli orribili danni dell'età precedeme; ne rispettò l'autonomia, pure togliendole l'indipendenza, costruì ponti, mura, porte, restaurò le basiliche e le chiese rovinanti, costruì il palazzo ai Ss. Apostoli, chiamò a dipingere Gentile da Fabriano e il Pisanello in S. Giovanni in Laterano. Estirpò il brigantaggio, sottomise le città del Patrimonio e Bologna; fu, così, nuovo creatore dello stato papale. Non troppo amico degli umanisti, ebbe tuttavia accanto a sé il Loschi e il Poggio, segretarî non degni d'un papa. Morì d'apoplessia il 20 febbraio 1431 e nell'epitaffio in Laterano fu salutato "temporum suorum felicitas".
Bibl.: E. von Ottenthal, Die Bullenregister Martins V und Eugens IV, Innsbruck 1885; id., Die päpstlichen Kanzleiregeln, ivi 1888; M. Tangl, Die päpstlichen Kanzleiordnungen von 1200-1500, ivi 1894; N. Valois, La crise religieuse du XVe siècle; le pape et le concile, Parigi 1909; L. Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1910, e Supplemento, Roma 1931; N. Mengozzi, Papa M.V. ed il concilio ecumenico di Siena, Siena 1918; (A. Mercati), Raccolta di concordati, Roma 1919. Cfr. anche la bibliografia alla voce costanza; Il concilio di Costanza; e G. Mollat, in Dict. de théol. cath., X (1928), coll. 197-202.