MASSONERIA (XXII, p. 535; App. II, 11, p. 275)
Dopo la seconda guerra mondiale, la m. italiana - ricostituendosi man mano che il paese veniva liberato - si trovò frazionata in non meno di una trentina di gruppi, più o meno consistenti, ciascuno dei quali rivendicava la legittima discendenza dalla disciolta massoneria. Alcuni di essi ebbero vita effimera, altri resistettero più a lungo, qualcuno sopravvive ancor oggi fuori della m. regolare. Con sede principale a Roma si ebbero: il gruppo di Piazza del Gesù; il gr. di via Lombardia; il gr. di Gustavo Scervini; il gr. di Mario Spasiano o di via della Mercede; il gr. Avezzana; il gr. Busan; il gr. Astuni-Messineo; il gr. Terzani; il gr. di via Panisperna; il gr. De Filippi; il gr. Coen; il gr. Corselli; il gr. Coglitore; il gr. Ghinazzi; il gr. Pietro Jetto; il gr. Moroli o di via Cicerone; il gr. Platania; il gr. Domenico Maiocco; il gr. Labriola o di Palazzo Brancaccio; e infine quello di palazzo Giustiniani, che pubblicò dapprima l'Acacia massonica (1947-52), poi il Lumen vitae (1954-59), finché nel 1966 non risorse l'antica Rivista massonica, nell'attuale nuova serie. Questo gruppo venne associato, dal 1945, al Supremo consiglio della massoneria unificata, ricostituito nel giugno 1943, il quale, pertanto, aveva preceduto tutte le formazioni che si davano il titolo di "scozzesi".
Fuori di Roma si ebbero gruppi autonomi a Chieti (col bollettino Accademia di alta cultura-Voce fraterna), Napoli (Associazione mondiale maestri massonici), Venezia (Supremo consiglio dell'ordine martinista), Firenze, Palermo, Taranto, Trieste, Bari (Serenissima gran loggia d'Italia), Catanzaro, Genova, Milano (Gruppo Sollazzo o Serenissima gran loggia d'Italia).
In questo primo periodo la maggioranza di tali gruppi si distinse per l'asprezza della polemica e della rivalità scambievole, e per un'accentuata polemica anticlericale e talvolta antireligiosa. Fu quest'ultimo atteggiamento a determinare diversi interventi dell'autorità ecclesiastica: ribadirono l'attualità e la validità dell'antica condanna le Notificazioni degli arcivescovi di Chieti (1946) e di Milano (1949), degli episcopati calabro (1947 e 1949), ligure (1947), pugliese (1950); le risposte del Sant'Uffizio agli arcivescovi di Chieti (1946) e di Trento (1949); l'articolo dell'Osservatore romano (19 marzo 1950) e la nota da esso pubblicata il 17 gennaio 1954.
A partire più o meno dal 1960 - scomparsi ormai quasi tutti i gruppi suaccennati, a eccezione di pochissimi quali la Gran loggia d'Italia (Milano; Gran M.o Goffredo Sollazzo) e la Gran loggia d'Italia (discendenza di piazza del Gesù; ammette anche le donne; attuale Gran M.o Giovanni Ghinazzi), definiti clandestini, cioè privi non solo di regolarità ma altresì di legittimità, da tutte le m. regolari del mondo - vennero rafforzandosi i due gruppi che realmente potevano vantare uno stretto legame storico con quelli soppressi dal fascismo: quello detto di piazza del Gesù, di consistenza piuttosto scarsa, e quello di palazzo Giustiniani, il più numeroso e organizzato, e col maggior numero di riconoscimenti da parte delle potenze massoniche estere. Nei nove anni del Gran magistero tenuto dal prof. G. Gamberini (1961-70), questi lavorò a imprimere all'associazione un orientamento più conforme alla genuità originaria, gettando così le basi - con un'azione che verrà sostanzialmente seguita anche dal suo successore, il prof. L. Salvini - di due importanti tappe nella vita del Grande Oriente d'Italia: il ritorno del gruppo di piazza del Gesù all'obbedienza di palazzo Giustiniani (1973) e, prima ancora, il riconoscimento (atteso fin dal 1862), da parte della Gran loggia unita d'Inghilterra, della regolarità massonica (13 settembre 1972). In tal modo il Grande Oriente d'Italia costituisce il potere unitario, indipendente, della m. nel nostro paese; è quindi, com'è sempre stato, la sola vera e legittima fonte di autorità massonica nei limiti territoriali dello Stato italiano e nei confronti delle Comunioni massoniche estere. La sua sede rimane, dal 1901, palazzo Giustiniani in Roma. Nell'ordinamento giuridico italiano, il Grande Oriente d'Italia ha lo status delle associazioni non riconosciute (art. 36 c.c.), e la sua costituzione in vigore, insieme con gli altri documenti storici inerenti alla sua fondazione, è ufficialmente depositata presso il tribunale di Roma. A nessun titolo, perciò, può essere annoverato fra le società segrete. Negli ultimi tempi la m. italiana ha conosciuto lacerazioni interne, dovute al diverso modo di concepire e vivere l'autenticità massonica, nonché ai legami con differenti e opposte forze politiche.
Quanto alla m. in genere, va anche notato un mutamento nell'atteggiamento della Chiesa cattolica nei suoi riguardi. Mentre finora era considerato scomunicato chi aderisse a qualsiasi gruppo massonico, senza distinzione alcuna, una lettera della S. Congregazione per la dottrina della fede (ex Sant'Uffizio), in data 19 luglio 1974, dichiarava: "La grande diversità di situazioni in ogni nazione non consente alla Santa Sede di cambiare la legislazione generale finora vigente, la quale perciò rimane in vigore fin quando non verrà pubblicata la nuova legge canonica"; però nei casi particolari, di cui sono giudici i rispettivi episcopati, bisogna tener presente "che la legge penale va interpretata in senso restrittivo. Per tal motivo si può sicuramente insegnare e applicare l'opinione di quegli autori, i quali ritengono che il suddetto canone 2335 tocchi soltanto quei cattolici iscritti ad associazioni che veramente cospirano contro la Chiesa. Resta tuttavia proibito in ogni caso ai chierici, ai religiosi e anche ai membri di istituti secolari di iscriversi a qualsiasi tipo di associazioni massoniche".
Tale documento costituisce un punto di arrivo dopo un lungo lavoro periferico e assolutamente informale di chiarificazione, di contatti, di migliore conoscenza - dall'una e dall'altra parte - della genuina impostazione originaria della m. speculativa moderna, di un'approfondita critica storica sui diversi movimenti (non tutti accettabili dal punto di vista cattolico) che s'innestarono via via sul tronco massonico originario, determinandone certi atteggiamenti non essenziali alla m. in se stessa.
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