Poeta, conte di Scandiano (Scandiano 1441 - Reggio nell'Emilia 1494). Cortigiano amico di Ercole d'Este, a cuì dedicò i carmi De laudibus Estensium (1462-74) e dieci egloghe latine, capitano ducale a Modena (1480-87) e a Reggio (1487-94), alternò le cure del governo del suo feudo e quelle delle faccende di corte e degli uffici con traduzioni dal latino e con l'attività poetica. Avvenimento importante della sua vita fu l'amore per Antonia Caprara, da lui conosciuta nel 1469, le cui vicende cantò negli Amorum libri III, il più bel canzoniere del Quattrocento, pubblicato postumo nel 1499. Il B. dapprima adora umilmente, e uno sguardo, una parola gentili bastano a renderlo felice, poi si accorge che tutto è stato lusinga e inganno: Antonia è di un altro. Tra il 1475 e il 1483 compose 10 egloghe in volgare; dopo il 1484 sceneggiò per una festa di corte il Timone di Luciano, e per la corte illustrò in terzine il gioco dei tarocchi. Al suo capolavoro, l'Orlando innamorato, il B. mise mano nel 1476; nel 1483 pubblicò i 2 primi libri (60 canti); poi, per le varie incombenze e le condizioni di salute, procedette assai a rilento, e interruppe il lavoro alla ottava 25a del IX canto del 3º libro. La vedova (Taddea Gonzaga, sposata nel 1479) nel 1495 stampò tutta l'opera. L'intricatissima trama del poema scompare sotto l'accavallarsi di un'infinità di episodî, che il B. trasse, in parte, dai romanzi cavallereschi, dalle letterature classiche, dalla novellistica, ma più dalla sua inesauribile fantasia, sebbene le invenzioni talvolta si ripetano. La grandezza del B. è di aver creato, in un mondo di bella fiaba cavalleresca, una folla di personaggi vivi e umani, ciascuno operante nelle situazioni atte a esprimere il proprio carattere. Angelica, dominatrice senza pudori o rimorsi; Orlando, balocco nelle sue mani; Agricane, eroe epico; Origilli, perversa, cui il B. diede i lineamenti della Caprara; Rodomonte, gigantesca forza bruta; Ruggiero, fiore di cavalleria; Astolfo, irresistibilmente comico; Brunello, furfante ma simpatico; Sacripante, sentimentale; Marfisa, Gradasso, Mandricardo, Tisbina, Leodilla, Fiordaliso, Doristella, ecc. sono tutte creature vive, e tutte - caratteristica notabile - creature d'istinto, d'impetuosa primitività. Non tutte artisticamente finite; parecchie sono più sbozzate che compiute; pochissime le incoerenze psicologiche ed estetiche, se si tolga la figura di Rinaldo, che, ubbidendo a una struttura rimasta esteriore, riesce contraddittoria. Mancò all'Innamorato il labor limae, che fece del Furioso dell'Ariosto un capolavoro. Tale mancanza, ma soprattutto la lingua che sembrò dialettale e rozza, spiegano i rifacimenti che furono fatti del poema da L. Domenichi e da F. Berni: il rifacimento berniano prese addirittura il posto dell'originale dalla metà del Cinquecento al 1830-31, quando il poema fu ristampato a Londra (con introduzione e note) da A. Panizzi nella sua stesura originaria. E questa è ora tenuta in onore, pur essendo abbandonato il mito della presunta sua primitività e popolarità, che l'aveva fatta apprezzare dai romantici.