Reggio nell’Emilia Comune dell’Emilia-Romagna (230,66 km2 con 171.084 ab. nel 2020, detti Reggiani), capoluogo di provincia. È posta nell’alta pianura emiliana, lungo la Via Emilia, fra Parma e Modena, sulla destra del torrente Crostolo. La città, il cui nucleo più antico risale all’epoca medioevale, negli anni 1960 si è fortemente ampliata nelle aree di NE e lungo la Via Emilia in direzione di Parma; a partire dagli anni 1970 le aree residenziali si sono andate sviluppando a S e SE dell’agglomerazione, verso le località pedemontane e collinari. L’espansione delle aree industriali si è invece diretta a N, lungo le principali vie di comunicazione della pianura.
Le vicende demografiche della città hanno presentato, fino agli anni 1960, una dinamica evolutiva piuttosto regolare nel tempo, attestandosi quindi nei due decenni successivi su valori sostanzialmente stabili. La crescita della popolazione è ripresa negli anni 1990, dovuta sia al crescente afflusso di immigrati extracomunitari e agli ormai numerosi rientri di italiani dall’estero sia a correnti immigratorie provenienti dalle zone montane o da altre regioni italiane (in particolare meridionali).
Essenziale, nel quadro delle attività produttive, il contributo del settore agro-alimentare e dell’allevamento, con produzioni di livello internazionale nel campo caseario (parmigiano reggiano) ed enologico (lambrusco). Di grande rilievo anche le attività industriali (industria meccanica, chimica, elettronica, dell’abbigliamento, delle calzature, del legno), organizzate in una fitta rete di impianti manifatturieri prevalentemente di piccole dimensioni.
L’antica Regium Lepidi fu fondata nei primi anni del 2° sec. a.C. da M. Emilio Lepido. Sotto i Longobardi, che l’avevano presa nel 584 ai Bizantini, fu sede di un ducato (poi gastaldato); con i Carolingi fu centro di contea, che nell’863 passò ai Supponidi di Lucca e con Ottone I nel 916 ai loro potentissimi discendenti, i Canossa. Sulla città però esercitarono la propria giurisdizione feudale i vescovi, che nel 1027 ottennero anche quella civile e penale. Presto sorse il Comune, impegnato durante il 12° sec. in contese territoriali con Parma e con i feudatari ribelli del contado. Intanto R. si era anche impegnata a fianco della Lega Lombarda nella lotta contro il Barbarossa. Con Federico II R. fu ghibellina fino alla battaglia di Cortenuova (1237); poi le opposte fazioni si disputarono il potere fra eccessi sanguinosi. La seconda metà del 13° sec. vide l’apogeo della parte guelfa e popolare; l’oligarchia nobiliare fu definitivamente sconfitta nel 1278, quando la nuova costituzione assicurò il potere alle Arti cittadine. Per oltre due secoli la vita politica fu segnata da violente contese: furono dapprima in lotta guelfi inferiori e superiori, ai quali R. dovette la crisi della libertà comunale e la tirannide di Obizzo e poi di Azzo d’Este (1290-1306); restaurato il Comune, nel 1333 si affermò definitivamente il regime signorile. Seguirono Mastino della Scala (1335), quindi i Gonzaga; dopo un’aspra guerra (1371), R. fu incorporata da Bernabò nei domini viscontei.
La storia di R. allora si confuse con quella degli Stati regionali di cui fece parte. Pacificata da Gian Galeazzo Visconti, la città conobbe con gli Estensi lo splendore della civiltà rinascimentale e dopo la temporanea annessione alla Chiesa (1512-23), seguì le sorti del ducato di Modena. Il 26 agosto 1796 vi si instaurò la Repubblica Reggiana, poi fusa, nel congresso di R., con la Cispadana. Tornata agli Estensi nel 1815, partecipò ai moti risorgimentali del 1831. Insorta nuovamente nel 1848, dopo il plebiscito del marzo 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia.
Il decumano massimo della città romana era costituito dalla Via Emilia, il cardine massimo correva sotto le odierne via Roma e via S. Carlo. Notevole la necropoli di S. Maurizio. Sulla piazza C. Battisti, centro di R., sorgono il Palazzo del Capitano del Popolo (13° sec.), il Palazzo del Comune (1414, più volte rimaneggiato) con torre del 15° sec. e il Palazzo Busetti (17° sec.). Il duomo fu fondato nel 9° sec. e ricostruito nel 13° sec.: la parte inferiore della facciata fu rifatta, nella seconda metà del 16° sec., da P. Sogari; all’interno, trasformato all’inizio del 17° sec., varie sculture di P. Sogari e B. Spani, del quale è la grande Madonna posta nel 1522 al sommo della facciata. Notevoli inoltre: chiesa di S. Prospero (10° sec.), ricostruita tra il 1514 e il 1527 con poderoso campanile ottagonale (1551) e facciata settecentesca; S. Giovanni Evangelista (16° sec.); santuario della Madonna della Ghiara (fine 16° sec.) con pianta a croce greca e affreschi del Guercino e di A. Tiarini; chiese barocche di S. Giorgio e S. Girolamo; grande Teatro municipale, neoclassico (C. Costa). I musei civici comprendono il Museo Spallanzani di storia naturale, la Gliptoteca, il Museo Chierici di paletnologia, le raccolte archeologiche (mosaici pavimentali medievali ecc.), il Museo del Risorgimento e la Pinacoteca Fontanesi. Notevole la Biblioteca municipale istituita nel 1796.
Congresso di R. Assemblea dei deputati di Bologna, Ferrara, Modena e R., tenuta dal 27 dicembre 1796 al 9 gennaio 1797, per fondere in uno Stato unitario le quattro città liberate dalle truppe francesi. Si convenne di formare la Repubblica Cispadana, avente per bandiera il tricolore verde, bianco e rosso. Ma Bonaparte impedì che si creasse il comitato di governo provvisorio e l’opera del congresso restò priva di effetto immediato.
Provincia di R. Provincia dell’Emilia-Romagna (2291 km2 con 529.609 ab. nel 2020), suddivisa in 42 Comuni. Circa metà dell’area provinciale, nella zona centro-settentrionale, appartiene alla pianura, un terzo, a S, è costituito da territori della montagna appenninica, mentre la porzione restante si può definire collinare. Dallo spartiacque appenninico (2000-2100 m) il territorio scende fino al corso del Po, al quale affluiscono l’Enza, il Crostolo e la Secchia.
La popolazione provinciale, come quella del capoluogo, registra una crescita costante, sia pure con un ritmo meno intenso. Tale dinamica si manifesta tuttavia con caratteri squilibrati fra i comuni maggiori situati in pianura, in sviluppo, e le aree appenniniche, in netto decremento.
Le condizioni economiche della provincia sono fra le più evolute d’Italia, grazie sia allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, fortemente integrati con le attività industriali del settore alimentare, sia alla forte espansione delle attività industriali (comparti della metalmeccanica, della chimica, tessile, dell’abbigliamento, della ceramica, dei materiali edili). In crescente sviluppo anche le funzioni terziarie, rappresentate soprattutto dal commercio e dai servizi alle imprese. Importante il turismo, in particolare nelle aree collinari.