Comune dell’Emilia-Romagna (260,60 km2 con 200.455 ab. nel 2020, detti Parmigiani e meno comunemente Parmensi) capoluogo di provincia. La città, tagliata da E a O dalla Via Emilia e da S a N dal torrente Parma, sorge nella pianura uniforme. La parte della città posta alla destra del torrente è detta P. Nuova, quella a sinistra P. Vecchia (o Oltretorrente). L’espansione verificatasi a partire dalla Seconda guerra mondiale ha visto il sorgere di nuovi quartieri nell’Oltretorrente, nelle direzioni settentrionale e sud-orientale, lungo la Via Emilia e lungo la statale della Cisa.
La popolazione comunale ha subito negli anni 1980 un netto decremento, in corrispondenza di un decentramento demografico e di un progressivo incremento di funzioni terziarie nei centri minori del territorio comunale. Dopo un periodo di stagnazione demografica negli anni 1990, si è manifestata recentemente una lenta ripresa, dovuta in massima parte all’aumento dei flussi d’immigrazione.
L’economia di P. è tradizionalmente agricola: le campagne intorno alla città producono cereali, ortaggi, barbabietola da zucchero, vite, e gran parte delle industrie che vi hanno sede (conservifici di pomodori e frutta, molitura di cereali, pastificio, industria casearia, produzione di fertilizzanti, calzaturifici, lavorazione degli alcoli e della carta) si sono sviluppate in stretta connessione con l’agricoltura e l’allevamento. Produzioni specializzate sono, in particolare, quelle del prosciutto di P. e del parmigiano.
Colonia romana fondata nel 183 a.C. nell’agro dei Boi, fin da allora, per la sua posizione geografica, P. divenne un florido centro commerciale; per la lex Rubria (forse nel 49 a.C.) ottenne la cittadinanza romana. Sede vescovile fin dal 4° sec., nel secolo successivo fu ridotta in rovina dalle incursioni barbariche. Restaurata da Teodorico, sotto la dominazione bizantina (dal 553) fu prescelta come sede del tesoro dell’erario. Sotto i Longobardi P. fu sede di ducato, e di contea dopo la conquista franca (774), ma in età carolingia emerse il potere vescovile, la cui importanza politica è dimostrata dal frequente succedersi (9°-11° sec.), fra i titolari della sede vescovile, di cancellieri imperiali. Scoppiato il conflitto fra Papato e Impero per le investiture, la chiesa di P. sostenne la parte imperiale.
Nel 1104 P. fu conquistata dalla contessa Matilde di Canossa; nel 1106 l’elezione a vescovo di Bernardo degli Uberti sanzionò il passaggio della diocesi e della città a fianco della Chiesa. La fisionomia politica del Comune, costituitosi alla fine dell’11° sec., si definì chiaramente quando, sconfitti i Piacentini nella contesa per i feudi dei Pelavicino, la pace fu stipulata (1149) non dal vescovo ma dai consoli di Parma. Prima fedele al Barbarossa, P. gli si rivoltò contro dopo la lega di Pontida (1167) e affiancò i comuni lombardi nella giornata di Legnano (1176). In cambio del sostegno inizialmente dato a Federico II, il comune di P. ottenne le regalie di spettanza vescovile. Con il rafforzamento degli istituti comunali e dei ceti mercantili, organizzati nelle associazioni di mestiere, si accentuò anche la lotta tra opposte fazioni. Tra il 1254 e il 1259 P. fu sotto la signoria di Ghiberto da Gente che si assicurò il controllo delle magistrature cittadine e del consiglio generale. La resistenza del ceto nobiliare, protetto dal vescovo, fu stroncata nel 1298 dai popolari, guidati dai da Correggio e dai Rossi; con Giberto da Correggio si affermò il potere signorile (1303), sancito dall’acclamazione popolare e poi dalla concessione del vicariato imperiale (1310). Morto l’imperatore Enrico VII, il tentativo di Giberto di fondare uno Stato regionale parmense fallì a opera dei Visconti (1316). Seguì un breve intermezzo di libertà comunale, di cui la magistratura degli Otto stabilì il carattere democratico, ma nel 1322 i Rossi si impadronirono della città e la consegnarono alla Chiesa. P. fu da allora dominio di diverse signorie esterne, fino all’inserimento della città nel dominio visconteo con Luchino (1346). Sotto i Visconti P. progredì economicamente, fu abbellita di monumenti e rafforzata nelle strutture difensive. Dopo l’ultima parentesi di governo comunale, fu sotto gli Sforza (1449-1500), quindi appartenne ai Francesi che nel 1512 la cedettero alla Chiesa. Nuovamente alla Francia per l’accordo di Viterbo (1515), P. tornò nel 1521 alla Santa Sede.
Con la creazione del ducato (1545) P. perse ogni funzione politica essendo Piacenza la capitale, ma, grazie ai Farnese, divenne splendida città residenziale e tra i maggiori centri di cultura in Europa. Nella guerra di successione polacca, sotto le mura di P. i franco-piemontesi del generale F. de Coigny vinsero l’esercito imperiale (1734). Nel 1814 le truppe napoleoniche tolsero la città agli Austriaci del generale L. Nugent. Sotto il governo di Maria Luisa d’Asburgo (1815-47) P. prosperò economicamente, ma risentì le conseguenze della reazione poliziesca ai moti carbonari del 1831. Nel 1859 il municipio di P. elesse dittatore L.C. Farini; il plebiscito del 1860 incorporò la città all’Italia. Nel 1875 la diocesi, che dal 1583 era sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Bologna, fu dichiarata soggetta direttamente alla Santa Sede.
Della città romana, nella zona di P. Nuova, rimangono i ruderi di un teatro e di un anfiteatro. Sotto Teodorico, nel 492 d.C., fu ampliata, mantenendo l’originale forma quadrata. Della città antica resta il canale, detto Maggiore, che forniva acqua ai fossati esterni alle mura. Un nuovo ingrandimento si ebbe nel 1169 sotto il vescovo Bernardo II, quando fu spostata la cinta verso N fino a S. Barnaba, e a E vicino a S. Michele dell’Arco. Un nuovo ampliamento delle mura oltre S. Croce risale al 1211; sotto il dominio visconteo fu creata una nuova cinta di mura, comprendente l’area tra Porta Nuova e Porta S. Michele (1364). Le mura rimasero quasi intatte fino alla fine del 19° sec.; vi si aprivano cinque porte, due agli estremi della Via Emilia (Porte S. Michele e S. Croce), una a N (Porta S. Barnaba), e due a S (Porte S. Francesco e S. Maria). Dai primi anni del 20° sec. la città si estese al di là dalle mura; si costruirono i ‘lungoparma’, si crearono viali, si edificarono villini e zone residenziali; si demolirono interi quartieri malsani dell’Oltretorrente e si eressero numerosi ponti.
Centro di P. è piazza Garibaldi, con il palazzo del Municipio (17°-18° sec., con resti del 13°) e il Palazzo del Governatore, con Torre dell’orologio (1760). Monumentale è l’insieme costituito dal duomo (ricostruito nel 12°-13° sec.; affreschi di G. Mazzola Bedoli, Deposizione e cattedra episcopale di B. Antelami; nella cupola, Assunzione del Correggio), dal vescovado (13° sec., restaurato) e dal battistero romanico-gotico (1196-1260, con sculture di B. Antelami e scuola e affreschi del 13° sec.). Si citano inoltre S. Giovanni Evangelista (B. Zaccagni, 1494-1510; facciata e campanile del 17° sec.; affreschi di Correggio); Madonna della Steccata, di G.F. Zaccagni (affreschi del Parmigianino e altri); Palazzo del Giardino (1561; interventi di E.-A. Petitot, 1760). Il Palazzo della Pilotta, enorme edificio farnesiano iniziato da G. Boscoli nel 1583, gravemente danneggiato nel 1944, poi ripristinato (celebre il Teatro di G.B. Aleotti, 1618, distrutto, poi ricostruito), è sede del Museo Archeologico Nazionale, della Galleria Nazionale (opere di Correggio e della scuola parmense), della Biblioteca Palatina, del Museo Nazionale Bodoni. Altri monumenti: S. Francesco del Prato (1298-1462); chiesa del Carmine (1313-1460); monastero di S. Paolo (sala della badessa, affreschi di Correggio, 1518), sede della Pinacoteca G. Stuard (già nel Palazzo della congregazione di San Filippo Neri); chiesa dell’Annunziata (dal 1566, G.B. Fornovo); S. Antonio (F. Bibiena, 1714); Palazzo Ducale (1561-64, G. Boscoli; 1767, E.-A. Petitot; affreschi di A. Carracci, C. Cignani e altri). Tra gli interventi architettonici del dopoguerra, l’Edificio INA (1950, F. Albini), il dipartimento di scienze della Terra dell’università (1985-86, G. Canali). Nei dintorni la celebre Certosa (fondata nel 1285, più volte rimaneggiata).
La Biblioteca Palatina, fondata nel 1762 con il nome di Reale biblioteca di Parma, nel 1865 si fuse con la biblioteca di Corte, cambiando la denominazione in quella attuale. Tra i fondi provenienti da monasteri, istituti pubblici e collezioni private, di particolare interesse sono quelli dei manoscritti, la raccolta delle edizioni bodoniane (della tipografia conserva i punzoni e le matrici originali), e il fondo G.B. De Rossi, composto di manoscritti, incunaboli ed editiones principes di testi ebraici. La biblioteca perse 15.000 volumi dei 310.000 che ne costituivano il patrimonio librario per i bombardamenti aerei del 1944. Dopo i lavori di restauro, fu riaperta al pubblico nel 1954 e col tempo l’acquisizione di testi è andata via via crescendo.
L’Archivio di Stato, sorto come Archivio ducale alla fine del 16° sec. a opera di Ranuccio Farnese, possiede i fondi farnesiano, borbonico (1749-1802), francese (1802-14) e quello del governo di Maria Luisa (1815-47).
La città è stata designata capitale italiana della cultura per il 2020, confermata per il 2021.
La fama di P. quale centro musicale risale al tempo di Ottavio Farnese (1547-86). Nel 16° e 17° sec. vi operarono C. de Rore, C. Merulo, R. Mallapert, G.M. Lanfranco, B. Sabatini, A. Falconieri, O. Bassani, M. Uccellini, B. Marini e altri insigni musicisti. Centri principali in quei secoli furono la corte, il duomo e S. Maria della Steccata, i teatri Farnese e Ducale. Le cappelle del duomo e della Steccata vantano una tradizione gloriosa quanto quella delle esecuzioni liutistiche, violinistiche e orchestrali di Palazzo Ducale. Il teatro Farnese, inaugurato nel 1628 con musiche di vari autori e, in particolare, di C. Monteverdi, fu il preferito per i grandi spettacoli scenici, laddove spettacoli comuni o in prosa erano invece allestiti in teatri più modesti, come quello della Racchetta (ove si dettero opere di F. Manelli, B. Ferrari, M. Uccellini ecc.), e il Ducale che, aperto nel 1688, fu sede consueta del melodramma fino alla demolizione (1828). Notevole impulso venne al teatro operistico dai Borbone, che invitarono a P. molti celebri artisti: i compositori T. Traetta, E.R. Duni, G. Tartini, gli strumentisti Besozzi, la cantante Francesca Cuzzoni, il ‘librettista’ Carlo Goldoni ecc. Grande lustro poi ebbe, e ha tuttora, l’attività, iniziata sotto Maria Luisa, del teatro oggi chiamato Regio, sorto nel 1828 sul luogo del Ducale, accanto al quale fioriscono altre istituzioni importanti, tra cui il conservatorio di musica Arrigo Boito (fondato nel 1848) e la Società dei concerti.
Provincia di Parma Comprende 45 Comuni (3447 km2 con 454.873 ab. nel 2020). Il territorio è situato fra il corso del fiume Enza a SE e il contrafforte che divide le valli del Ceno e dell’Arda, a NO. A N verso la Lombardia il limite si trova sul Po; agli estremi meridionali, verso la Toscana e la Liguria, fa da confine in parte lo spartiacque appenninico (fra l’Alpe di Succiso e le sorgenti del Taro, con la massima elevazione della provincia, il Monte Sillara, a 1861 m) in parte (verso la prov. di Genova) il contrafforte del Monte Maggiorasca. La pianura e la bassa collina sono tra le zone della regione ad agricoltura più evoluta e industrializzata, prevalentemente fondata sulle piante industriali (pomodori, bietole). Intenso l’allevamento dei bovini; notevoli le colture della vite e della frutta. Nel settore nord-occidentale della pianura si trovano giacimenti metaniferi, nella regione collinare fra il Ceno e l’Arda sono largamente sfruttate le acque termali (Salsomaggiore Terme).
Parallelamente alla diminuzione della popolazione del capoluogo, un deciso incremento demografico ha interessato i centri industriali della cintura (Collecchio, Montechiarugolo, Noceto, Langhirano) e alcuni altri ubicati lungo la statale della Cisa (Solignano, Valmozzola); mentre, oltre ad alcuni fra i centri maggiori (Fidenza, Salsomaggiore Terme), anche i Comuni appenninici, da decenni interessati da flussi migratori diretti verso la pianura, continuano a registrare perdite demografiche.
A partire dagli ultimi anni del 20° secolo, la Provincia parmense è stata interessata dal consolidamento di processi di riassetto e sviluppo di settori tradizionali quali quello agroalimentare e zootecnico, in cui operano imprese nazionali di grandi dimensioni; al tempo stesso si è assistito alla proliferazione e al rafforzamento di aziende industriali medie e piccole, in particolare appartenenti ai comparti meccanico, chimico e mobiliero. Le più accentuate dinamiche di rinnovamento su scala locale hanno riguardato, tuttavia, il ruolo commerciale sostenuto da P., insieme a Bologna, Rimini e Piacenza, nel sistema fieristico emiliano-romagnolo, nel cui ambito la città costituisce un polo specializzato per la promozione del turismo enogastronomico.