Uomo politico e scrittore (Firenze 1406 - ivi 1475); dopo essere stato educato da famosi umanisti, benché figlio d'uno speziale, entrò (1432) nella vita pubblica e fu vicario in terre del dominio fiorentino, gonfaloniere di compagnia, priore, gonfaloniere di giustizia e più volte ambasciatore. Autore di varî scritti, fra cui la cronaca De temporibus, dalle origini del mondo al 1499, la Historia florentina, in cui narra la guerra pisana del 1406, il dialogo Della vita civile (postumo, 1529), intorno alle qualità del buon cittadino, e il poema in terzine La città di vita (1451-65), scritto a imitazione della Divina Commedia, con una tesi sull'origine delle anime, che determinò la condanna ecclesiastica del poema. Le due ultime opere sono storicamente interessanti come documenti del risorgere del volgare alla metà del Quattrocento come lingua letteraria anche per opere di alta ambizione. Nel dialogo P. tratta fra l'altro della tassazione, considerando i tributi come un corrispettivo del concorso dello stato al formarsi della ricchezza dei singoli e ritenendo in conseguenza che essi debbano ispirarsi a un criterio di proporzionalità alla ricchezza dei cittadini.