Ricci, Matteo
Missionario, fondatore delle missioni cattoliche in Cina e sinologo (Macerata 1552-Pechino 1610). Mandato a Roma nel 1571 entrò nel noviziato dei gesuiti a S. Andrea al Quirinale e l’anno successivo al Collegio romano. Vi rimase fino al 1577, quando fu inviato nelle Indie orientali. A Goa (raggiunta il 13 settembre 1578) insegnò lettere umane e fino al 1582 continuò i suoi studi teologici. In seguito, nel 1582 fu a Macao, sede di una colonia portoghese, affinché insieme con il suo confratello Michele Ruggieri (1542-1607) studiasse la lingua e le istituzioni cinesi, attendendo il momento opportuno per entrare nell’impero e stabilirvisi. Presentandosi come letterato e uomo di scienza piuttosto che in veste di sacerdote, iniziò la sua opera di divulgazione della cultura scientifica occidentale e di studio della civiltà orientale. Con padre Ruggieri giunse a Zhaoqing (Guangdong) il 10 settembre 1583. Ottenuto il permesso di edificare nella città una casa e una chiesa, che intitolò al Fior dei Santi, vale a dire alla Vergine Maria, il R. diede inizio alla sua missione. Fermo nell’idea che per riuscire nella predicazione del Vangelo convenisse raggiungere Pechino e convertire lo stesso imperatore, o almeno renderselo favorevole, dai confini meridionali del regno si diresse a settentrione. Fondata nel 1583 la prima stazione a Zhaoqing, dopo sei anni ne aprì una seconda a Chaozhou (1589), indi una terza e una quarta a Nanchang (1595) e Nanchino (1599), finché nel 1601 riuscì a stabilirsi a Pechino, prima in una casa provvisoria e poi in una che acquistò per la missione. In tutte queste residenze R. cercò di comunicare ai cinesi, specialmente letterati e mandarini, la cultura dell’Occidente. A Pechino conquistò presto la stima dell’imperatore Wanli e di molte personalità di rilievo, conducendo un’opera di apostolato e di evangelizzazione. Il suo operato si basò sul criterio del massimo rispetto per i valori culturali locali, che poi, sviluppato successivamente in modo esteso, diede vita alla controversia sui riti cinesi. Fu sepolto a Pechino. Importante documento della storia della sua missione sono i Commentari della Cina e le Lettere che costituiscono, nel loro insieme, una vera e propria monografia su quel Paese nel 16º secolo. Vastissima fu la sua produzione: scrisse opere di matematica, di astronomia, di filosofia morale e di apologetica in cinese; esperto cartografo, nel 1584 pubblicò il Mappamondo annotato in cinese.
Nasce a Macerata
Gesuita, è inviato come missionario nelle Indie orientali
Mandato in Cina, vi inizia la sua opera di divulgazione della cultura occidentale unita allo studio della civiltà orientale
Giunge a Pechino, conquistandosi la stima dell’imperatore Wanli che gli permette di condurre una larga opera di apostolato (2000 convertiti, di cui 400 a Pechino)
Muore a Pechino