MATTHEW PARIS
Letterato e artista inglese, nato intorno al 1200 nei pressi dell'abbazia di St Albans, a N-O di Londra, dov'è testimoniato nel 1213 e della quale divenne monaco nel 1217; morì nel 1259.M. fu chiaramente un intelletto eminente, che padroneggiava il latino e il francese anglonormanno - e forse anche il gallese - così come l'inglese, la sua madrelingua. Nel 1236 venne nominato storiografo ufficiale di St Albans, compito nel quale succedette a Roger Wendover. La sua produzione letteraria, molto intensa, comprende numerose opere in latino, tra cui si ricordano i Chronica maiora (Cambridge, C.C.C., 26, parte I; 16, parte II; Londra, BL, Royal 14.C.VII, cc. 157-218v, parte III; Cott. Tib. E.VI), che costituiscono una prosecuzione dei Flores historiarum di Roger Wendover; la Chronica minor sive Historia Anglorum (Londra, BL, Royal 14.C.VII, cc. 9v-156v), una storia più breve dell'Inghilterra; le Vitae Offarum e i Gesta abbatum Sancti Albani (Londra, BL, Cott. Nero D.I, cc. 2-25; cc. 30-73); M. scrisse anche tre vite di santi in francese anglonormanno: la Vie de Seint Auban (Dublino, Trinity College, 177, già E.I.40), la Estorie de Seint Aedward le Rei (Cambridge, Univ. Lib., Ee.3.59) e una vita di s. Tommaso Becket, della quale si conservano solo quattro fogli con otto illustrazioni (Londra, BL, Loan Ms 88).M. non fu soltanto un importante scrittore, capace di infondere nelle sue cronache un forte sentimento personale e un grande senso drammatico, ma fu anche un artista eccellente, come dimostrano sia i vivaci disegni marginali di cui corredò i suoi testi storici, sia le più formali immagini comprese nelle vite dei santi, sia infine alcune più grandi illustrazioni isolate, attualmente legate in altre sue opere, e carte geografiche di vario genere. Un suo successore, Thomas of Walsingham, lo descrisse come storico e cronista straordinario e come artista fino ad allora ineguagliabile nel mondo latino (Henderson, 1967, pp. 74-75). Ben pochi sono i nomi noti di artisti del sec. 13° e il fatto che l'attività di illustratore di M. sia stata riconosciuta si deve alla sua fama di storico. Non risulta che altri grandi storici medievali abbiano realizzato illustrazioni di tal genere.Nonostante la continua controversia circa il ruolo di M. come illustratore, non c'è dubbio sul fatto che egli debba essere considerato come uno dei più importanti artisti dell'epoca, dal carattere a volte conservatore e a volte anticipatore. È molto probabile che M. fosse un dilettante autodidatta e che lavorasse per lo più da solo, ai margini del vero e proprio scriptorium di St Albans. Egli comunque usò come modelli quelle opere prodotte nella stessa abbazia all'inizio del secolo, che mostrano uno stile gotico più imponente, quali per es. la Bibbia ora conservata a Cambridge (Trinity College, B.5.3); M. appare inoltre influenzato anche dai libri di modelli degli orafi che operavano per l'abbazia di St Albans, diretti da Walter of Colchester (m. nel 1248). Sembra poi che il letterato abbia realizzato per sé copie di figure e motivi tratti da vari testi che ebbe modo di vedere nei luoghi da lui visitati, come Canterbury, Winchester e Westminster. Egli dovette conservare tali riproduzioni in una cartella, come parte del suo Liber additamentorum (Londra, BL, Cott. Nero D.I, cc. 74-202). Alcune di queste copie andarono rilegate dopo la morte dell'autore in altri suoi manoscritti.Il corredo di centotrenta disegni marginali che accompagnano i Chronica maiora può definirsi rivoluzionario. Qualche esempio di questo genere di illustrazione è noto per l'epoca precedente, ma non era mai stato realizzato nulla di queste proporzioni. M. fu anche personalmente responsabile della copiatura dei suoi manoscritti, di tutte le rubriche e le leggende delle illustrazioni, delle maiuscole e delle decorazioni, degli incipit e dei numeri dei fascicoli e inoltre della correzione del testo. Lo stile del disegno colorato fu ereditato dalla tradizione anglosassone, ma M. vi apportò la propria energia, la sua originalità e il suo senso dell'umorismo. Egli utilizza un'ampia gamma di tonalità rispetto alla tradizione anglosassone e l'uso del colore per sottolineare determinati particolari risulta molto raffinato. Tali disegni vanno generalmente oltre una mera illustrazione e costituiscono un commento personale agli eventi descritti.C'è una certa irregolarità di stile e di qualità nelle illustrazioni dei Chronica maiora, così come nella scrittura. Talvolta sembra che M. cambi deliberatamente stile e ciò spiega la grande divergenza tra i suoi schizzi informali e privi di cornice, le più elaborate e formali illustrazioni per le vite dei santi e le immagini devozionali indipendenti, per es. la Veronica, la Vergine e il Bambino in trono, oppure i tre busti di Cristo e della Vergine, dal carattere solenne e monumentale. Tale diversità stilistica ha in parte causato divergenze tra gli studiosi riguardo la paternità di alcune illustrazioni delle vite dei santi. Generalmente si ritiene che quelle della vita di s. Albano siano di M., mentre maggiori riserve sono state espresse circa quelle delle vite di s. Edoardo e di s. Tommaso Becket, che sono però comunque in qualche modo legate al suo stile. In ogni caso le testimonianze trecentesche del monastero di St Albans lodano in modo particolare M. per aver scritto ed elegantemente illustrato le vite di questi due santi (Annales monasterii S. Albani; Rer. Brit. MAe. SS, XXVIII, 5, 1871, p. 303). Inoltre il manoscritto di Dublino (Trinity College, 177) contiene un memorandum personale dello stesso M., nel quale egli annota (cc. 2r-2v) che la contessa di Arundel possedeva il suo libro su s. Tommaso, quello che egli stesso aveva tradotto e illustrato.Di particolare interesse sono le carte geografiche di M., perché, sebbene il suo tentativo di rappresentare il mondo sia stravagante e non molto riuscito, le carte della Gran Bretagna sono dettagliate e significative. Innanzitutto le copie principali del suo itinerario da Londra alla Terra Santa - ripetute in diversi manoscritti e realizzate nella forma di carte geografiche con itinerari stradali (Cambridge, C.C.C., 16; 26; Londra, BL, Royal 14.C.VII; Cott. Tib. E.VI; Cott. Nero D.I; Oxford, C.C.C., 2) - forniscono le prime mappe particolareggiate dell'Europa, se si esclude la tavola Peutingeriana (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 324), copia del sec. 11° di una più antica sintesi cartografica dell'intero Impero romano. La grande innovazione di M. fu quella di aver unito l'idea di itinerario con quella di mappa e di realizzarla poi con tutta la capacità a sua disposizione come artista e come storico. I nomi dei luoghi e ulteriori commenti sono aggiunti in francese anglonormanno, con rare concessioni alla lingua latina; schizzi delicatamente colorati illustrano molte città, chiese e castelli lungo la via, così come anche, occasionalmente, ulteriori siti.Non sussistono testimonianze relative alla visita di M. dei luoghi da lui descritti: nel suo itinerario compare un certo numero di errori rilevanti, specialmente in riferimento ai luoghi di sosta. Ciò farebbe ipotizzare che egli stesse semplicemente lavorando su una carta del mondo già esistente e sui racconti di viaggio dei pellegrini. Ci sono però anche dettagli piuttosto precisi, che devono derivare da resoconti insolitamente particolareggiati, se non dalla diretta esperienza di M.: gli ispidi pini a La Tour-du-Pin; le cicogne appollaiate nel loro nido sui tetti di Susa e Torino; una testuggine a Pontremoli; le mura crollate di Luni; il contadino che conduce l'asino in Arezzo; le barche che portano i pellegrini ad Acri; i cammelli e persino i coccodrilli nel Vicino Oriente; l'arca di Noè; Giona e la balena; l'albero dell'obbedienza. È improbabile che tali carte venissero usate in occasione di viaggi; verosimilmente erano poste all'inizio della cronaca per dare un contesto geografico alla narrazione storica che seguiva e per rendere più semplice per il lettore inquadrare gli eventi narrati nel testo.Oltre a quelli citati, i manoscritti contenenti disegni attribuiti a M. sono: Cambridge, C.C.C., 385; Londra, BL, Lansdowne 253; Cott. Nero D.V; Cott. Claud. D.VI; Cott. Jul. D.VII; Arund. 157; Royal 2.B.VI; Royal 13.E.VI; Oxford, Bodl. Lib., Ashmole 304.
Bibl.: M. James, The Drawings of Matthew Paris, Walpole Society Journal 14, 1925-1926, pp. 1-26; J.B. Mitchell, Early Maps of Great Britain. I. The Matthew Paris Maps, Geographical Journal 81, 1933, pp. 27-34; M. Marshall, Thirteenth-Century Culture as Illustrated by Matthew Paris, Speculum 14, 1939, pp. 465-477; B. Kurth, Matthew Paris and Villard de Honnecourt, BurlM 81, 1942, pp. 227-228; F. Wormald, More Matthew Paris Drawings, Walpole Society Journal 31, 1942-1943, pp. 109-112; R. Vaughan, The Handwriting of Matthew Paris, Transactions of the Cambridge Bibliographical Society 1, 1953, pp. 376-394; id., Matthew Paris, Cambridge 1958 (19792); G. Henderson, Studies in English Manuscript Illumination. Part I: Stylistic Sequence and Stylistic Overlap in Thirteenth-Century English Manuscripts, JWCI 30, 1967, pp. 71-137: 71-85; S. Patterson, An Attempt to Identify Matthew Paris as a Flourisher: his Pen Flourishes and Initials, The Library, s. V, 32, 1977, pp. 367-376; F. McCulloch, Saints Alban and Amphibalus in the Works of Matthew Paris: Dublin, Trinity College MS 177, Speculum 56, 1981, pp. 761-785; N.J. Morgan, Early Gothic Manuscripts [I.] 1190-1250 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 4), Oxford 1982; S. Lewis, The Art of Matthew Paris in the ''Chronica Maiora'', Berkeley 1987; J. Backhouse, C. de Hamel, The Becket Leaves, London 1988; P.D.A. Harvey, Medieval Maps, London 1991; id., Matthew Paris' Maps of Britain, in Thirteenth-Century England, a cura di P.R. Cross, S.D. Lloyd, IV, Woodbridge 1992, pp. 109-141; R. Vaughan, N. Wilkins, The Illustrated Chronicles of Matthew Paris, Stroud 1993; E. Edson, Matthew Paris' òther' Map of Palestine, The Map Collector 66, 1994, pp. 18-22.N. Wilkins