Filosofo e matematico (Genova 1667 - Napoli 1746). A Napoli verso il 1690, vi studiò il diritto. Entrato nella cerchia di N. Caravita, contribuì con lui alla creazione dell'Accademia Palatina (1698) che divenne il punto di riferimento di quanti, "moderni" per le loro idee filosofiche e anticurialisti nel loro credo politico, avevano reagito negativamente al processo intentato (1686-93) dal Sant'Offizio contro i cosiddetti "ateisti". Fu appassionato interlocutore di Vico, che gli dedicò, nel 1710, il De antiquissima italorum sapientia e per la cui influenza abbandonò le dottrine cartesiane che aveva inizialmente accolto con grande favore (Discorsi critici filosofici intorno alla filosofia degli antichi e dei moderni, 1724). Nell'opera La vita civile e l'educazione del principe (1709) sostiene, con chiara derivazione platonica, la necessità che a condurre gli stati siano i filosofi e delinea la figura di un principe virtuoso e saggio. Intensa fu anche la sua attività scientifica (Delle opere matematiche di Paolo Mattia Doria, 2 voll., 1722-26).