maturo
Con significato proprio, riferito a frutto (estensivamente anche a ‛ biada ': v. Pd XIII 132) pervenuto alla fase finale del suo sviluppo: come uno pomo maturo leggiermente e sanza violenza si dispicca dal suo ramo, così la nostra anima sanza doglie si parte dal corpo ov'ella è stata (Cv IV XXVIII 4).
Ha ancora valore proprio, ma nell'ambito di una metafora, in Pd XXVI 91, dove D. si rivolge ad Adamo chiamandolo pomo che maturo / solo prodotto fosti, alludendo al fatto che egli è il solo, tra gli uomini, a esser nato adulto (" in virili aetate, secundum voluntatem et potentiam Dei ", Pietro Lombardo Sent. II 17). Su di una linea affine l'occorrenza di Pd XXXII 22 Da questa parte onde 'l fiore è maturo / di tutte le sue foglie: il fiore è la mistica rosa e la parte è quella che accoglie i credenti in Cristo venturo, parte adorna di tutti i suoi petali in quanto mostra occupati tutti i suoi seggi: " Dice ‛ maturo ' però che sono piene quelle sedie, le quali la divina predestinazione propose che fossero in sua corte " (Ottimo). Si noti che in questo passo m. regge un complemento.
Traslato in Pg XXVI 55 non son rimase acerbe né mature / le membra mie di là: D. vi afferma di non aver lasciato in terra (di là) le sue membra né acerbe (come accade per chi muore giovane) né mature (come accade per chi muore vecchio), di non essere morto, cioè, né vecchio né giovane, di trovarsi ancora in prima vita.
Più deciso il valore metaforico di Pd XXII 64 Ivi è perfetta, matura e intera / ciascuna disïanza: nell'Empireo (Ivi) ogni desiderio si presenta al grado giusto e nel momento più opportuno per ottenere il suo adempimento: " idest non intempestiva, qualia sunt desideria hominum " (Benvenuto). Altri intende: " si trova nella condizione della sua maggiore bontà ".
Il vocabolo è poi in un sintagma in Fiore XI 13 Ritorna a lui e non abbie dottanza: / con umiltà tosto l'avra' maturo, cioè " l'addolcirai " (in contrasto con al cominciar si mostra acerbo e duro del v. 11).