MAURETANIA (Mauretania, Μαυρουσία)
È la regione più occidentale dell'Africa settentrionale, corrispondente oggi al Marocco e a una parte dell'Algeria. Invero il nome ha avuto anche in antico una diversa estensione geografica a seconda dei tempi. Esso è derivato da quello della tribù dei Mauri (Mauri, Μαυρούσιοι), una delle molte che abitavano nella regione e che, in un certo momento almeno, dovette prevalere sulle altre, ma che al tempo di Plinio era ridotta pressoché a poche famiglie. (Per le successive estensioni del nome Mauri, v. mauri; mauritania).
Quanto al nome Mauri poi, varie sono le etimologie che ne sono state proposte: secondo Sallustio, che ne traeva la notizia dai libri di Iempsale, esso sarebbe stata una corruzione di quello di Medi, i compagni di Ercole nelle imprese africane; più tardi vi si volle vedere un'allusione al colore degli abitanti (μαῦρος "oscuro"): falsamente, perché la forma originale del nome greco è Μαυρούσιος, non μαῦρος, che è usata talvolta soltanto tardi e per analogia col latino; altri lo ha ritenuto una corruzione del semitico Mahurīm "gli occidentali", corrispondentemente alla posizione geografica del popolo che lo portava. Più probabile, seguendo Strabone, è credere che il nome latino non sia che una corruzione, non molto lontana dall'originale, del nome indigeno, con cui il popolo stesso si designava.
Dal punto di vista etnico i Mauri, come le altre tribù della regione, erano affini ai Numidi e agli altri popoli dell'Africa settentrionale, che gli antichi comprendevano nel nome generico di Libî, e sono stati poi detti Berberi: è probabile tuttavia che da questa parte vi fossero state infiltrazioni e scambî, culturali non meno che etnici, con i popoli della Penisola Iberica, con i quali anche nei tempi storici tali scambî sono frequenti; le testimonianze della civiltà neolitica sembrano rivelare simili parentele: una delle facies di essa civiltà alcuni paleoetnologi designano particolarmente col nome di ibero-maurusiana.
Le prime menzioni storiche dei Mauri si riferiscono ad avvenimenti svoltisi circa la metà del sec. IV a. C. e nel sec. III: essi erano allora in rapporti di amicizia con Cartagine, che possedeva lungo tutte le coste della Mauretania, sia sul Mediterraneo sia sull'Atlantico, numerosi emporî commerciali e colonie, in parte fondate già da tempi antichissimi dai Fenici della madrepatria. A Cartagine i Mauri fornivano spesso per le sue guerre aiuto di uomini. Essi erano ordinati a regime monarchico: ma quale consistenza avesse il regno, nei riguardi soprattutto delle varie tribù che lo costituivano, non ci è possibile dire. E nemmeno sappiamo quale precisa estensione geografica esso avesse: certo verso occidente toccava l'oceano, e verso mezzogiorno si perdeva, senza confini bene definiti, nelle terre tenute dalle tribù nomadi e indipendenti dei Getuli, ma verso oriente il suo limite è dubbio: esso era chiuso, probabilmente, dal fiume Mulucha, che, secondo l'opinione prevalente, deve identificarsi con la Moulouja, il corso di acqua che più tardi anche segnò il confine fra la Mauretania e la Numidia, e poi fra le due provincie romane della Mauretania.
Scendendo in tempi più vicini, le notizie intorno al regno dei Mauri si fanno più copiose e più precise: ché esso partecipa sempre più attivamente alle vicende dell'Africa settentrionale. Ciò avviene alla fine del sec. III, durante la seconda guerra punica, quando il re Baga fornisce a Massinissa una scorta di quattromila Mauri: ciò avviene soprattutto al tempo della guerra di Giugurta con Bocco I, che nella stessa guerra, e nella cattura del protagonista, ebbe, come è noto, una parte di prim'ordine. In compenso dell'aiuto prestato egli poté, nel 105 a. C., ingrandire notevolmente il suo regno a spese del regno di Numidia, estendendolo verso est: fin dove, non possiamo dire con sicurezza.
Quasi nulla sappiamo delle vicende della Mauretania per tutto il periodo compreso fra la guerra di Giugurta e quella di Cesare. Bocco I regnò probabilmente fino ai primi anni del sec. I a. C., e forse gli successe un figlio Bogud; nel 49 a. C., al momento dello scoppio della guerra civile fra Cesare e Pompeo, la Mauretania era divisa in due regni, uno orientale sotto Bocco il Giovane, e uno occidentale sotto Bogud, separati l'uno dall'altro dal fiume Mulucha; ma quando la divisione fosse avvenuta, e quanti sovrani si fossero succeduti dopo il primo Bocco, tutto questo ci sfugge. Dalle fonti romane abbiamo il nome di qualche sovrano, forse successore del primo Bocco, forse qualche regolo di secondo ordine: il ricordo di alcuni di essi si ricollega con l'episodio africano di Sertorio. Questi, profugo in Spagna, passò nell'81 nella Mauretania, dove un re, Ascalis, era in lotta con alcuni sudditi ribelli; mentre Ascalis era sostenuto dai partigiani di Silla, Sertorio si pose con i suoi avversarî; vinse le truppe di Silla e s'impadronì di Tingi, dove Ascalis si era rifugiato; ma, richiamato nella Penisola Iberica, abbandonò l'Africa, e la sua impresa non ebbe seguito.
All'inizio della guerra civile fra Cesare e Pompeo, avendo questi tratto dalla sua Giuba di Numidia, il senato dichiarò amici di Roma i due re della Mauretania: erano essi allora considerati come clienti e protetti del primo? Alcuni testi lo farebbero supporre, ma non lo si può affermare con certezza. Già nel 48 Bogud passava con un corpo di Mauri nella Spagna per sostenervi il governatore cesariano, Q. Cassio Longino, che, mentre aveva ricevuto da Cesare l'incarico di apprestare una spedizione nell'Africa, si era invece alienato l'animo delle truppe. Tre anni più tardi, nel 45, egli partecipava alla battaglia di Munda, cooperando alla vittoria del dittatore.
Ma più efficace aiuto prestava a Cesare, durante la sua campagna africana del 46, il re della Mauretania orientale, Bocco. Insieme con l'avventuriero nucerino Sizio, egli assaliva di rovescio le forze di Giuba attraverso il piccolo stato che, tra il regno di questo e il suo, si era costituito un tal Massinissa: il territorio di Massinissa era, dopo la vittoria di Tapso, il premio che egli riceveva dal vincitore: egli portava in tal modo il confine orientale della Mauretania al corso dell'Ampsaga. Ormai i regni di Mauretania andavano sempre più decisamente aprendosi alla civiltà punico-romana: ce ne dànno testimonianza fra l'altro le monete coniate da Bocco il Giovane e da Bogud, le prime battute nella Mauretania: esse recano il ritratto del sovrano e il suo nome, ora in neopunico ora in latino.
Dopo la morte di Cesare, mentre Bocco perdeva, e riacquistava dopo qualche anno, il territorio che era stato di Massinissa, Bogud si poneva dalla parte di Antonio, passando più volte in Spagna: ma nel 38, mentre gli abitanti della capitale, Tingi, gli si ribellavano, onde in compenso ricevevano il diritto di cittadinanza romana, egli, sconfitto dai generali di Ottaviano, fuggiva in Oriente, perdendo il suo regno, che veniva aggregato a quello di Bocco, rimasto fedele al figlio adottivo di Cesare. Dal 38 pertanto un solo regno di Mauretania si stendeva dall'Atlantico all'Ampsaga.
Nel 33 Bocco moriva senza eredi. Non sappiamo se egli lasciasse il suo regno ai Romani o ad Ottaviano personalmente: certo è che negli anni successivi la Mauretania è nelle mani di Ottaviano (Augusto nel 27), il quale non fa ancora di essa una provincia romana, ma vi fonda ben dodici colonie di veterani, dalle rive dell'oceano ai confini della Numidia: le più sul mare, Zulil, Igilgili, Saldae, Rusazus, Rusguniae, Gunugu, Cartenna, qualche altra nell'interno, Babba, Banasa, Tubusuptu (o Tupusuctu), Aquae, Zuccabar, preparandone in tal modo la futura annessione all'impero. Della quale tuttavia non ritiene sia ancora giunto il momento opportuno: ché nel 25 egli ricostituisce il regno di Mauretania, dandolo a Giuba II, figlio di Giuba I, e ponendo le colonie romane sotto la giurisdizione del governatore della Betica. Giuba stabilisce la sua capitale a Iol, che egli ribattezza, in onore di Augusto, col nome di Cesarea, e mentre è il fedele cliente di Roma e del suo imperatore, cui presta aiuto più volte nelle lotte contro i Numidi e i Getuli ribelli, particolarmente, sotto Tiberio, contro Tacfarinata, mantiene d'altro canto al suo regno il carattere di stato africano indipendente, raffermandone la compagine, e costituendo una corte, che par quella di un raffinato sovrano ellenistico. Ben diverso da Giuba è il figlio Tolomeo, che gli succede nel 23 d. C.: quasi nulla sappiamo di lui e del suo regno, se non quanto si riferisce alla sua fine. Nel 40 Caligola lo chiama a Roma, lo fa uccidere e dichiara la Mauretania possesso dell'impero: per gelosia delle ricchezze del re, e per la cupidigia di appropriarsele, dicono le fonti: forse piuttosto per trovare in Mauretania un facile successo politico e militare che rialzasse il suo prestigio (A. Momigliano, La personalità di Caligola, in Annali scuola normale di Pisa, 1932, p. 223 seg.). Se questo fu il pensiero di Caligola, egli sbagliò: ché la fine di Tolomeo non portò affatto subito alla regolare costituzione provinciale; nonostante più tardi l'era della provincia venga calcolata precisamente dall'anno 40, pure soltanto Claudio poté dare alla regione il suo ordinamento. Fosse fedeltà alla monarchia soppressa, fosse piuttosto l'innato spirito di ribellione delle popolazioni barbare, certo è che della deposizione di Tolomeo queste approfittarono per entrare in campagna contro i Romani, sotto la guida di un liberto del sovrano, Edemone: e la rivolta si propagò rapidamente fino alle tribù più lontane. Nel 41-42 C. Svetonio Paolino oltrepassava, combattendo, la catena dell'Atlante; il suo successore Cn. Osidio Geta, avanzatosi verso sud, in regione deserta e arida, veniva salvato dalle critiche condizioni in cui il nemico e la penuria d'acqua lo avevano posto, da un improvviso acquazzone, in cui i Mauri vedevano un palese intervento degli dei in favore dei Romani. Nello stesso anno 42, Claudio regolava l'amministrazione della Mauretania, dividendola in due provincie, poste ognuna alle dipendenze di un procurator imperiale: ambedue prendevano nome dalla loro capitale: l'orientale, dall'Ampsaga alla Mulucha, era la Cesariense, l'occidentale, dalla Mulucha all'Oceano, la Tingitana.
Il possesso della Mauretania fu tuttavia anche in seguito tutt'altro che tranquillo, data la natura del paese e l'indole delle popolazioni. Le tribù abitanti più verso mezzogiorno, o quelle che erano annidate nei massicci montuosi del mons Ferratus (Djurdjura), della Cabilia, dell'Ouarsenis, del Riff, rimasero non solo fuori della civiltà romana, ma quasi indipendenti dal potere di Roma, continuando a essere rette da piccoli sovrani, che Roma stessa, volente o nolente, riconosceva. Nulla di strano pertanto che, come l'organizzazione delle difese fu qui condotta con criterî diversi che nel resto dell'Africa, così d'altro canto con straordinaria frequenza noi sappiamo di guerre e di ribellioni, cui i governatori romani debbono far fronte in Mauretania. Il ricordo nei testi letterarî è di solito fatto appena di sfuggita; più spesso di esse cogliamo l'eco nelle iscrizioni, che ci parlano di tribù o di regoli vinti, di soldati o di civili morti in azioni militari, di governatori benemeriti per avere restituito la pace alla provincia. Guerre, più o meno lunghe e difficili, in Mauretania, sono da menzionare: sotto Domiziano; sotto Adriano, la ribellione, cui qualcuno ha pensato non fosse estraneo il famoso generale di Traiano, Lusio Quieto, mauro d'origine, fu domata da Marcio Turbone; sotto Antonino Pio, che fu costretto a inviare in Africa truppe prese da altre provincie; sotto M. Aurelio, quando i Mauri passarono ripetutamente lo stretto, invadendo la Penisola Iberica. Attraverso vicende così torbide e incerte la penetrazione della civiltà romana fu necessariamente lenta e imperfetta: i posti più avanzati verso mezzogiorno, tenuti dai Romani, sono quelli sulla cresta dell'Ouarsenis, a sud della valle dell'uadi Chélif (ant. Chylemath), e appartengono al tempo dei Severi, segno che solo in questa età essi poterono essere impiantati. D'altro lato anche nella zona più settentrionale le città degne di tal nome sono quasi soltanto quelle della costa, antiche colonie fenicie, o dell'immediato retroterra, là dove gl'imperatori, a cominciare da Augusto, dedussero colonie o nuclei di veterani, perché fossero insieme centri di civiltà e punti fortificati di difesa. Né le campagne dimostrano quella razionale messa in valore e quella densità di abitati minori, che si incontrano invece nell'Africa propria e nella Numidia.
Nella seconda metà del sec. III, dopo che l'allontanamento della terza legione Augusta e le lotte dinastiche hanno più che mai indebolito la potenza romana nell'Africa, i torbidi si fanno più gravi. Fra le tribù più turbolente sono quelle dei Bavari e dei Quinquegentanei, della regione del Djurdjura: nel 258-260 esse invadono la Numidia, insieme con le genti di un tal Faraxen, che è vinto e fatto prigioniero; nel 288. esse si ribellano di nuovo, e solo l'imperatore Massimiano riesce a domarle nel 305, dopo campagne condotte a più riprese. D'altro canto la decadenza dell'impero accresce il numero e la potenza dei piccoli sovrani mauri, che ormai tentano imporsi allo stesso imperatore e ai suoi rappresentanti. Tale stato di cose si riflette nella guerra che, sullo scorcio del sec. IV, viene combattuta da Firmo, uno di quei sovrani ribelli, e la cui famiglia dà a Roma nemici implacabili, come Firmo stesso, e amici, anzi generali e governatori, come Gildone, fratello di Firmo. A domare la ribellione Valentiniano manda nell'Africa il magister equitum Teodosio, padre del futuro imperatore, e la guerra, delle cui vicende abbiamo particolareggiate notizie da Ammiano Marcellino, si protrae per due anni, dal 373 al 375, attraverso slegate azioni militari, ma soprattutto attraverso malfide trattative, astuzie e tradimenti. Essa termina con la cattura e la morte di Firmo. Alla ribellione di Firmo segue più tardi quella, anche più vasta e pericolosa di Gildone, che per i suoi servigi era stato messo al governo dell'Africa: essa è domata con l'aiuto del fratello Mascizel (398).
Quando i Vandali passano dalla Spagna nell'Africa, la Mauretania è la prima a essere invasa e devastata: sotto di loro, come più tardi sotto i Bizantini, il contegno delle tribù maure verso i nuovi dominatori è vario e incerto: tanto Belisario quanto Solomone debbono combattere contro di loro. Ma ormai il possesso effettivo della provincia si limita alla parte di essa più prossima alla Numidia, quella che dopo Diocleziano è la Mauretania Sitifensis e a poche città marittime della Cesariense; tutto il resto è in mano dei regoli, indipendenti anche di fronte ai nuovi invasori, gli Arabi.
Si è già detto come Claudio ponesse a capo delle due Mauretanie da lui costituite dei procuratori imperiali: le Mauretanie rientrano pertanto in quella categoria di provincie, che potremmo dire inferiore, che, per le condizioni arretrate di civiltà in cui si trovavano, e soprattutto per le difficoltà che opponevano a una sicura e compiuta penetrazione romana, non potevano ricevere la completa e regolare costituzione delle altre provincie. L'imperatore, inviandovi dei procuratori, cioè dei funzionarî anziché dei magistrati, da lui stesso dipendenti, ne controllava direttamente il governo.
Nelle mani di questi procuratori era tutta l'amministrazione e il governo delle due provincie, nonché il comando delle forze militari in esse stanziate. Tali forze erano in tempi normali costituite da sole truppe ausiliarie, in cui erano in prevalenza le forze armate alla leggiera, e a cui si aggiungeva, forse in maggiore misura che nelle altre provincie africane, l'aiuto prestato da bande irregolari indigene. A Cesarea stanziava inoltre, per la polizia delle coste, una piccola flotta, composta da distaccamenti delle flotte siriaca e alessandrina. Quando però la turbolenza delle tribù indigene metteva in pericolo la pace della provincia, e, come si è visto, ciò avveniva sovente, allora non era raro che, come s'inviavano di fuori rinforzi di truppe, sia prendendoli dalla terza legione di stanza in Numidia, sia da altre provincie, e particolarmente dalla Spagna, così pure si concentrasse nelle mani di un solo il governo di ambedue le Mauretanie (procurator utriusque M.), o si concedessero al normale procuratore poteri maggiori (procurator pro legato), o anche infine s'inviasse in sua vece un legato pretorio.
Diocleziano fece della Mauretania tre provincie: divise cioè la Mauretania Cesariense in due parti, di cui l'occidentale mantenne l'antico nome e l'antima capitale, e l'orientale fu detta, dal suo capoluogo Sitifis, Mauretania Sitifensis. La Mauretania Tingitana rimase qual'era, ma mentre le due prime continuarono, amministrativamente, a essere considerate provincie africane, essendo alla dipendenza del vicarius Africae, la Tingitana, di cui i maggiori rapporti erano necessariamente con la Penisola Iberica (già nell'impero, si è visto, i Mauri erano passati di lì in Spagna e già allora, almeno per un momento, pare che essa fosse stata riunita con le provincie spagnole, a giudicare da un'iscrizione che ci ricorda la Provincia Nova Hispania ulterior Tingitana), venne invece aggregata alla dioecesis Hispaniarum. La Mauretania Cesariense e la Sitifense erano rette ciascuna da un praeses: nella prima questi riuniva, almeno dalla metà del sec. IV in poi, anche il potere militare; era perciò detto praeses et duxe aveva alle sue dipendenze i praepositi limitum; la Mauretania Sitifense invece era, per quanto riguardava il comando militare, riunita all'Africa; alla Mauretania Tingitana infine presiedeva un comes. Dopo che l'impero bizantino ebbe riconquistato la regione ai Vandali, essendo ormai il suo possesso assai limitato, si ebbero due sole provincie: la Mauretania I, che comprendeva l'antica Mauretania Sitifense, con le poche città della Mauretania Cesariense, rimaste in mano dei Bizantini, e la Mauretania II, che della Mauretania Tingitana non conservava che la fortezza di Septem, mentre invece abbracciava le isole vicine e l'attigua costa della Spagna.
Bibl.: Th. Mommsen, Römische Geschichte, V, 3ª ed., Berlino 1886, p. 627 segg. (trad. it. di E. De Ruggiero, Le provincie romane da Cesare a Diocleziano, Roma 1887, p. 613 segg.); St. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, V, Parigi 1927, p. 88 segg.; VII e VIII, Parigi 1928, passim; id., La base de M. Sulpicius, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, XLVIII (1931); R. Cagnat, L'armée rom. d'Afrique, 2ª ed., Parigi 1912; L. Müller, Numismatique de l'Afrique ancienne, Copenaghen 1860-62; Ch. Tissot, Recherches sur la géographie de la Maurétanie Tingitane, in Mém. Acad. Inscr., IX, i (1878); E. Cat, Essai sur la prov. rom. de la Maurétanie Césarienne, Parigi 1891; Ch. Diehl, L'Afrique byzantine, Parigi 1896; St. Weinstock, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, Stoccarda 1930, col. 2344 segg.; M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero romano, trad. it., Firenze 1933, passim. V. anche mauritania.