MAZARA (o mazzara) DEL VALLO (A. T., 27-28-29)
Città della Sicilia in provincia di Trapani, sulla costa del Mare africano. Si stende sulla sinistra del fiume Mazaro e ha sempre conservato la sua primitiva posizione presso l'ampia foce del fiume, adatta al piccolo cabotaggio che si esercita specialmente con piccoli velieri. In essa si osserva talora l'interessante fenomeno del marrobbio, che consiste in oscillazioni ritmiche del mare. Da questo centro prese nome uno dei tre Valli o regioni in cui la Sicilia fu divisa per circa otto secoli. Dal vasto territorio comunale (314,25 kmq.) si esportano agrumi, grano e olio, ma la produzione più importante è quella della vite. Abbondante è la pesca nel suo mare, rinomato pure per i banchi di corallo. La popolazione è in aumento, più rapido nel sec. XIX che nei due precedenti: essa era di 7146 ab. nel 1653 e di 8365 nel 1831; salita nel 1931 a 24.245 (21.937 nel 1921). Mazara è sulla linea ferroviaria Trapani-Palermo.
Monumenti. - La cattedrale, fondata da Ruggiero nel 1075, conserva tre sarcofagi romani raffiguranti Achille e Pentesilea, Meleagro e il cinghiale caledonio, il ratto di Proserpina; quest'ultimo è simile al sarcofago di Racalmuto. Sono opere degne di nota: la chiesa normanna di S. Nicolò, a pianta centrale e a cupola; il portale siculo gotico di S. Maria delle Giummarre e la chiesa di Santa Caterina, con statua della santa di Antonello Gagini (1523). Altre Opere, pure di chiara derivazione lombarda, vengono attribuite erroneamente a Domenico Gagini e al figlio Antonello.
Storia. - Tra Capo Feto e Capo Granitola, esistette sino dall'epoca classica un castello (o ϕρούριον) che, trovandosi alle foci di un fiume, divenne un importante emporio per la vicina Selinunte e che, sorgendo al confine fra il territorio dei Greci, dei Fenici e degli Elimi, fu talora conteso tra quelle popolazioni. Diodoro (XIII, 54, 6) ricorda la conquista di questo castello da parte di Annibale figlio di Giscone nel 409 a. C., mentre in altro luogo (XXIII, 9, 4) accenna alla sua distruzione per opera dei Romani.
Sotto la forma Mazaris il nome di questa località comparisce nell'Itinerarium d'Antonino e sotto quella di Mazare è ricordato da Stefano Bizantino. Tali testimonianze, oltre ad alcuni avanzi di edifici, alle catacombe, a qualche sarcofago, e alle iscrizioni rinvenute dimostrano la sopravvivenza di questo centro nell'età imperiale, sebbene alcuni studiosi, per il fatto che nelle iscrizioni si legge il nome di altre popolazioni e mai quello di Mazaresi, siano stati indotti a credere che o i Lilibetani abitassero due città o che da Lilibeo provengano tali epigrafi.
Ebbe nel Medioevo il periodo migliore della sua storia per il conto in cui la tennero Musulmani e Normanni. I primi l'occuparono nell'827, la fortificarono, ne fecero il capoluogo d'una omonima circoscrizione amministrativa (Val di Mazara), che restò immutata nelle posteriori suddivisioni territoriali dell'isola; i secondi se ne impadronirono poco dopo la caduta di Palermo, dal cui emiro Mazara s'era resa indipendente (1073), la elevarono a sede vescovile e fecero sì che al suo porto accorressero, più tardi, Pisani, Catalani, Maiorchini. Aderì alla rivoluzione dei Vespri, ma non sempre, dopo la pace di Caltabellotta, restò fedele agli Aragonesi. Anche Mazara, come il resto della Sicilia, subì le ripercussioni dell'anarchia feudale del Tre e del Quattrocento e, per breve tempo, fu infeudata ai Peralta da re Martino; nel 1647 seguì l'esempio di Palermo, ribellandosi agli Spagnoli.
Bibl.: G. G. Adria, Topographia inclytae civitatis Mazarias, Palermo 1516; V. Amico, Lexicon topograficum, II, ivi 1856; F. Schubring, in Nachr. d. Gesell. d. Wissensch., Gottinga 1864; A. Castiglione, Sulle cose antiche della città di Mazara: studi archeologici e storici, Alcamo 1878; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia, Palermo 1883; A. Holm, Storia della Sicilia, III, i, Torino 1901; Corpus Inscr. Lat., X, ii, nn. 7702-7211; E. Mauceri e S. Agati, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo 1924; Capitoli inediti della città di Mazara, ivi 1926, F. Napoli, Spigolature storiche di Mazara antica, Marsala 1923; A. Sorrentino, Da Erice a Lilibeo, ergamo 1928; G.B. Quinci, I nostri paesaggi e i nostri centri pescherecci: Mazara del Vallo, Roma 1931.