Famiglia di patrioti di Celso, nel Cilento, fu coinvolta nelle lotte politiche fin dall'epoca della Rivoluzione francese. Gerardo (Celso, 1775 - Napoli 1854), simpatizzante del giacobinismo, fuggì all'estero ai primi arresti, ma presto tornò a Napoli ed ebbe cariche sotto la Repubblica Partenopea (1799); fu magistrato durante il decennio francese e la Restaurazione, ma, eletto deputato nel 1820, fu arrestato dopo la vittoria dell'assolutismo e costretto a esulare a Roma, donde poté tornare a Napoli solo nel 1837. Nicola (m. Napoli 1821), fratello di Gerardo, fu ufficiale durante il decennio francese e la Restaurazione e prese parte alla rivoluzione del 1820. Altro fratello fu Pietro (m. Salerno 1829) che coprì uffici sotto i Francesi e la Restaurazione, ma nel 1828, accusato di complicità coi rivoltosi del Cilento, fu arrestato e morì in prigione. Giovanni Battista (n. 1766 - m. Napoli 1850) fu presto attivo propagandista di giacobinismo, ebbe cariche sotto la Repubblica Partenopea e fu perciò deportato (1800); commissario di polizia durante il decennio francese, durò in carica fino al 1819 e nella rivoluzione del 1820 si mostrò fautore delle tendenze più esaltate, sicché, arrestato al sopravvento della reazione, rimase a lungo in prigione e fu poi (1825) deportato a Favignana per 17 anni.