Uomo politico (Napoli 1759 - Madrid 1830), del ramo dei M. di Napoli, discendente di Bernardetto II. Avvocato, poi (1783) pubblico funzionario, nel 1791 divenne reggente della gran Corte della Vicaria. Nel 1795 J. F. E. Acton, che ne temeva la crescente reputazione, lo fece arrestare come complice di una congiura giacobina scoperta l'anno precedente, alla quale era in realtà estraneo. Non ebbe parte alla repubblica del 1799, e con il ritorno dei Borboni nel 1803 divenne presidente del Consiglio delle reali finanze, e nel 1804 segretario di Stato. Seguì i Borboni in Sicilia nel 1806, ma la sua politica finanziaria gli sollevò contro il parlamento siciliano e nel 1811 dovette esulare a Londra. Plenipotenziario napoletano al congresso di Vienna, quindi ministro delle Finanze, diresse di fatto la politica napoletana promuovendo una serie di importanti riforme (creazione del regno unito delle Due Sicilie, 1816; concordato con la Santa Sede, 1818; nuovi codici, 1819). Estromesso dai liberali nel 1820, alla restaurazione successe nel potere al principe di Canosa, riprendendo la sua politica di ricostruzione economica (incremento della marina mercantile) e finanziaria, e di opposizione a reazionarî da una parte e liberali dall'altra. Nel 1827 ottenne lo sgombero degli Austriaci dal regno; nel 1828 represse duramente la rivolta del Cilento.