MEDITERRANEO (XXII, p. 754)
Storia (p. 763). - Gli avvenimenti più importanti della storia del Mediterraneo nel periodo successivo alle sistemazioni create coi trattati di pace seguiti alla guerra mondiale, si collegano alle ripercussioni del conflitto italo-etiopico nella politica internazionale, e soprattutto nei rapporti tra l'Italia e le potenze occidentali.
Alla vigilia del conflitto italo-etiopico, e precisamente nel gennaio 1935, i patti italo-francesi, firmati a Roma il 7 gennaio dal Capo del governo italiano e da P. Laval, avevano anche una portata mediterranea, perché sistemavano le condizioni degl'Italiani in Tunisia e le controversie relative ai confini della Libia, ed eliminavano quindi fra le due grandi potenze mediterranee le possibilità di un attrito che turbava la situazione del Mediterraneo occidentale. La pronta approvazione che agli accordi italo-francesi diede anche l'altra grande potenza mediterranea, l'Inghilterra, accentuò l'impressione di ristabilita sicurezza nella situazione del Mediterraneo; tanto più quando la riunione e gli accordi di Stresa nell'aprile vennero a dare nuova prova della politica di intesa e di collaborazione fra Italia, Inghilterra e Francia.
Lo scoppio del conflitto italo-etiopico nell'autunno 1935 sopraggiunse a turbare profondamente, anzi a sconvolgere, la situazione mediterranea che si era creata nella prima metà dell'anno. Ciò per l'atteggiamento che l'Inghilterra assunse di fronte all'azione italiana, atteggiamento di resistenza e di opposizione, che si esplicò in due campi: a Ginevra e nel Mediterraneo; nel primo con la politica delle sanzioni; nel secondo con il concentramento della maggior parte delle forze navali britanniche (settembre 1935) e con la conclusione dei patti di assistenza reciproca con i varî stati rivieraschi del Mediterraneo, esclusa l'Italia (dicembre 1935).
Il concentramento navale mirava ad esercitare sull'Italia una pressione minacciosa, quale era stata esercitata nell'estate del 1923, al momento dell'occupazione italiana di Corfù; la conclusione dei patti di reciproca assistenza mirava a mettere l'Italia in una posizione di pericoloso isolamento nel suo mare.
Per tutto ciò il conflitto italo-etiopico assunse il carattere e la portata di un contrasto mediterraneo fra l'Italia e l'Inghilterra, in cui l'Inghilterra, secondata dalla Francia e sfruttando e mettendo in movimento l'organismo della Società delle nazioni, tendeva a paralizzare lo sviluppo dell'azione italiana in Africa, considerata pericolosa per gl'interessi mediterranei e imperiali britannici. Il conflitto assunse caratteri acuti e in certi momenti impensata gravità, perché l'Italia mercé lo sviluppo delle sue forze militari, navali e aeree e soprattutto delle sue nuove energie morali e volitive, non cedette alla pressione, ma fu capace di resistere e di reagire, riuscendo a condurre la sua impresa africana agli obiettivi voluti. Siffatta vittoriosa resistenza italiana alla pressione della talassocrazia britannica in Mediterraneo, ha segnato l'inizio di una nuova fase nella storia del Mediterraneo e dei rapporti italo-britannici: la fase in cui da una posizione di inferiorità dell'Italia di fronte all'Inghilterra, si è passati a una situazione di parità fra le due potenze.
Durante gli sviluppi del conflitto, in tutta la situazione mediterranea e internazionale avvennero sconvolgimenti profondi. Approfittando dei dissidî e dei contrasti fra le grandi potenze mediterranee, i paesi musulmani del Mediterraneo orientale, dall'Egitto, alla Palestina, alla Siria, sottoposti a condizioni più o meno di vassallaggio e di tutela per parte dell'Inghilterra e della Francia, divennero campi di agitazioni e di movimenti insurrezionali, che preoccuparono grandemente i governi di Londra e di Parigi, e determinarono modificazioni importanti. Per sopire i movimenti egiziani, l'Inghilterra dovette iniziare trattative che condussero al trattato anglo-egiziano del 26 agosto 1937, con cui all'Egitto fu riconosciuta l'indipendenza completa, trasformando la sua posizione di vassallaggio in posizione di alleanza con l'Inghilterra. Analogamente la Francia fu costretta a patteggiare col movimento nazionalista siriano accelerando il ritmo dei provvedimenti diretti a determinare la cessazione del mandato e la creazione dello stato siriano indipendente. Ciò però ha portato nel 1937 a una nuova complicazione, la questione del sangiaccato di Alessandretta (v. App.).
Del pari difficile si fece dalla primavera del 1936 in poi la situazione in Palestina, per le agitazioni dell'elemento arabo contro gli Ebrei protetti dall'Inghilterra. Ciò ha costretto il governo britannico a studiare e a preparare provvedimenti, ora in elaborazione, per effetto dei quali la Palestina dovrebbe avere una nuova sistemazione politica e territoriale.
I movimenti nei paesi musulmani del Mediterraneo orientale, accentuatisi in conseguenza della situazione determinata dal conflitto italo-britannico, vanno collegati a un vasto movimento panislamico, che dai paesi musulmani rivieraschi del Mediterraneo si allarga alle regioni interne - quelle del ‛Irāq, della Transgiordania, e del Higiāz - e che può avere profonde ripercussioni in tutta la situazione del bacino orientale del grande mare interno.
Ma un altro avvenimento importantissimo, che riguarda quel bacino e che anch'esso è da legarsi alle ripercussioni del conflitto italo-britannico, va ricordato: la decisione presa dal governo turco nel maggio 1936 e notificata a tutte le potenze interessate, di procedere alla rioccupazione militare e al riarmo della zona degli Stretti, per la quale il trattato di Losanna del luglio 1933 aveva stabilito la smilitarizzazione. Tale decisione venne presa dal governo turco in connessione con il gesto della rioccupazione militare e del riarmo della zona renana, compiuto il 7 marzo 1936 dalla Germania, che approfittò abilmente delle complicazioni del conflitto italo-etiopico. La decisione del governo di Angora portò nel luglio 1936 alla conferenza e al trattato di Montreux, che riconobbe e sanzionò la nuova situazione degli Stretti. Tutto ciò aumentò la forza e l'importanza della Turchia nel Mediterraneo orientale.
Dopo la vittoriosa conclusione dell'impresa italiana in Africa Orientale, e dopo la proclamazione dell'Impero, avvenimenti che ebbero come immediate conseguenze l'abrogazione delle sanzioni, il ritiro di una parte delle forze britanniche dal Mediterraneo e la caduta dei patti di reciproca assistenza, la situazione mediterranea si presentò caratterizzata, oltre che dai rivolgimenti e dai mutamenti nei paesi musulmani, dalla nuova potenza dell'Italia, derivante sia dal fatto stesso della prova vittoriosamente superata, sia dal rafforzamento e dall'aumento delle posizioni italiane lungo le coste dell'Oceano Indiano e del Mar Rosso, che costituiscono vie d'accesso essenziali verso il Mediterraneo.
A tutto ciò si aggiunsero, a partire dall'estate 1936, le complicazioni suscitate dalla guerra civile in Spagna, complicazioni che parvero aprire la via all'insediamento e allo sviluppo dell'influenza della Russia nella Penisola Iberica, e quindi a un grave perturbamento nelle posizioni del Mediterraneo occidentale.
Ecco gli elementi su cui si svilupparono i più recenti avvenimenti mediterranei, fra i quali culminano gli accordi conclusi dall'Italia con la Iugoslavia e con l'Inghilterra.
La politica di patti e di accordi mediterranei ai quali l'Italia si è volta dopo la creazione dell'Impero, venne nettamente delineata e impostata dalle dichiarazioni fatte dallo stesso Capo del governo italiano all'indomani, si può dire, della creazione dell'Impero, il 27 maggio 1936, in una intervista pubblicata sul Daily Telegraph. In tali dichiarazioni venne annunciato il proposito italiano di collaborazione e di pace con tutte le potenze grandi e piccole del Mediterraneo, che avessero preso atto della nuova situazione dell'Italia, abbandonando la politica delle sanzioni e dei patti miranti a isolare e a paralizzare l'Italia nel suo mare. L'abrogazione delle sanzioni e la caduta dei patti di reciproca assistenza, che si verificarono nel luglio 1936, crearono i necessarî presupposti della politica italiana di collaborazione mediterranea i cui primi risultati furono, come si è detto, gli accordi italo-iugoslavi firmati a Belgrado il 25 marzo 1937; e gli accordi italo-inglesi, che ebbero un primo abbozzo - rimasto però di assai scarsa efficacia - col gentlemen's agreement del 2 gennaio 1937, e il vero concretamento coi patti firmati a Roma il 16 aprile 1938.
Gli accordi italo-iugoslavi creano le condizioni di una politica di pace e di collaborazione in Adriatico, ponendo termine a rivalità e a dissidî che, salvo brevi parentesi, avevano travagliato la situazione adriatica dalla fine della guerra mondiale in poi. Gli accordi italo-inglesi, più importanti ancora, mentre sanzionano da parte dell'Inghilterra il riconoscimento della nuova situazione e della nuova potenza italiana in Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell'Oceano Indiano, stabiliscono i termini di una collaborazione basata sul mantenimento dello statu quo, collaborazione quanto mai feconda di bene per le sorti della civiltà, che nel Mediterraneo ha uno dei suoi centri più luminosi.
Bibl.: G. Ambrosini, I problemi del Mediterraneo, Roma 1937; G. Vannutelli, Il Mediterraneo, origine e fonte risorgente della civiltà mondiale, Bologna 1932; M. Boveri, Das Weltgeschehen am Mittelmeer, Zurigo 1936; H. Hummel-W. Siewert, Der Mittelmeerraum, Berlino 1936 (trad. it. Milano 1938); Ch. Petrie, Lords of the Inland Sea, Londra 1937; P. Silva, Il Mediterraneo dall'unità di Roma all'Impero italiano, 3ª ed., Milano 1938.