MELCHITI
. Con questo termine sono oggi comunemente designati i cattolici di rito bizantino, ma di lingua araba. Delle discipline dette in genere "orientali" - cioè l'alessandrina, l'antiochena, l'armena, la bizantina o greca, la caldea - il rito melchita, e la chiesa che se ne serve, detta pure melchita, sono suddivisioni della disciplina biżantina. Il termine "melchita" proviene dall'arabo malik corrispondente al greco βασιλικός, "imperiale": nome che per spregio i monofisiti d'Egitto davano agli ortodossi, appoggiati dall'imperatore Leone I. Questa designazione rimonta al 460, e dall'Egitto presto passò in Siria. Ma l'arabo, oggi comune a tutti i melchiti, non fu sempre la sola loro lingua: nei secoli V-XII ci furono melchiti di razza e lingua greca, di razza e lingua siriaca.
La loro comunità rappresenta le due grandi circoscrizioni ecclesiastiche d'Alessandria e d'Antiochia. Il patriarcato d'Alessandria si divise in cattolico o melchita, dissidente o copto. Nel seno delle due divisioni, si ebbe una suddivisione in cattolici e dissidenti. Il patriarcato d'Antiochia diede origine a varie chiese secondarie. Caduto nel 969 in potere dei Bizantini, finì per subirne la liturgia. I melchiti accettarono formule bizantine, e alla fine del sec. XIII il cambiamento di rito era totale; tuttavia i testi bizantini furono tradotti o in siriaco o in arabo. All'inizio del sec. XVII Melezio Karmī, arcivescovo di Aleppo, rivide la versione araba, che è quella ancora in uso tra i melchiti. La storia delle relazioni di questa chiesa con Roma è un alternarsi continuo di periodi di pace e d'opposizione.
La creazione d'un nucleo cattolico stabile data dalla fine del secolo XVI; nel Seicento essa già si era rafforzata. Oggi la chiesa melchita cattolica conta, oltre la sede patriarcale, 12 sedi vescovili e due vicariati patriarcali, in Egitto e in Palestina.
Bibl.: C. Korolevskij, Histoire des Patriarcats melkites, II, Roma 1910, III, ivi 1911; Statistica con cenni storici della gerarchia e dei fedeli di rito orientale, a cura della Sacra Congreg. Orient., Roma 1932, pp. 134-151.