MELEDA (gr. Μελίτη; lat. Melite; A. T., 77-78)
Una delle maggiori isole dell'arcipelago meridionale dalmata, detta in serbo-croato Mljet, che il canale omonimo separa dalla vicina penisola di Sabbioncello. Allungata in direzione NO.-SE. da Punta Goli a Punta Gruj, è costituita da un'anticlinale di calcare cretacico che s'innalza fino a 534 m. s. m. Le coste ripide e uniformi del versante orientale presentano l'insenatura di Porto Mezzo Mèleda, mentre l'estremità nord di quelle occidentali alberga una profonda insenatura, aperta con una stretta bocca verso il mare (Vallone di S. Maria), nel cui interno si eleva un isolotto con i ruderi di un convento. Alte sono le temperature estive (superiori a 25° in giugno), gl'inverni assai miti (media del gennaio, 4°) e scarse le piogge (media annua, 750 mm.); l'isola è in molta parte coperta dalla macchia mediterranea (bosco, 50% della superficie) con gruppi di Pinus halepensis. I prati magri, dove pascolano pecore e capre, si limitano alla cresta della catena mediana (10% dell'area totale). Le colture sono limitate al 10% della superficie, ma sono relativamente estesi i vigneti (5%).
Abitata da Croati, presenta nuclei italiani nel censimento del 1900. Il centro maggiore è Babinopoglie, di circa 1000 ab., nell'interno, il cui scalo è Porto Palazzo, unito con comunicazioni bisettimanali alla vicina Ragusa; segue come importanza Govegiari, all'estremità nord, ai primi del sec. XIX assai rovinato da terremoti. L'isola è nominata fin dal sec. IV a. C., ma non sappiamo nulla della sua popolazione e colonizzazione. Nel secolo seguente venne in dominio dei Romani. Tentò di ribellarsi nel sec. I a. C., ma fu sottomessa da Ottaviano (35-33 a. C.). Soggetta fin dai primi del sec. XI alla repubblica di Venezia, passò, nel sec. XV, a quella di Ragusa, a cui appartenne fino al 1810. Amministrativamente dipende dal banato della Zeta del regno iugoslavo.