MESSALE (lat. missale)
Libro ove sono contenute le preghiere e lezioni, i canti e le rubriche della messa (v.). Il concilio di Trento nel 1562 cominciò a trattare d'una edizione tipica del libro, ma poi si rimise alla diligenza dei papi. Il 14 luglio 1570 con la bolla Quo primum Pio V ne diede l'edizione ufficiale: tranne poche modifiche introdottevi da Clemente VIII, Urbano VIII, Leone XIII e Pio X e l'aggiunta di messe dei nuovi santi, il messale è rimasto da allora in poi identico.
I libri che raccoglievano la liturgia romana, prima d'un certo tempo, erano i Sacramentaria e gli Ordines. Da essi risulta il Messale Romano, con qualche contaminazione con altre tradizioni liturgiche, per es. la gallicana. Prima del 1570, un Missale Romanum fu stampato a Milano nel 1474 (ristampa, Londra 1899) e poi a Venezia, Parigi e Lione altre quattordici volte. Ora il messale del 1474, che servì poi di base all'edizione tipica del 1570, a sua volta rispecchia un tipo di libro liturgico che apparisce nei manoscritti già nel sec. XIII, data dalla seconda metà di quel secolo, e fu accolto da Niccolò III (1277-1280) per le chiese di Roma: era detto "secundum consuetudinem romanae curiae" o "ordo missalis fratrum minorum". I francescani concordavano col tipo curiale, al contrario dei domenicani che seguivano il tipo di Parigi. Anteriormente, abbiamo attestazioni molto varie. Come si sia passato dai Sacramentaria, che erano raccolte delle parti che doveva dire il cclebrante, dai varî altri libri speciali (Graduale, Epistolario, Evangeliario, ecc.), e dagli Ordines, che descrivono e dirigono la cerimonia nel suo svolgersi esterno, al Missale unico, non si conosce con certezza. Già dai secoli V e VI dovettero esservi dei libelli missae, per chi celebrava privatamente; e a partire dal sec. IX i missalia plena, appunto per uso dei privati, e dov'erano tutte le parti della messa. La parola risale, sembra, sino al sec. VII (Missale Francorum, Gothicum, ecc.), ma la cosa data da più tardi.
Un messale odierno consta di alcuni documenti pontifici ad esso relativi; d'una trattazione sull'anno e sulle sue parti dal punto di vista del ciclo liturgico, seguita dalla tabella delle feste mobili e da un calendario. Vengono poi le "rubriche generali" con le aggiunte di Pio X; e il "ritus servandus in celebratione missae", che è una specie di moderno ordo, seguito da una casistica su i defectus che possono accadere nella celebrazione, e dalla praeparatio ad misam. Sin qui non sono che preamboli, il corpo del messale consta del Proprium missarum, suddiviso in una prima parte de tempore, circa le feste mobili; una seconda de sanctis, circa quelle fisse. Tra il sabato santo e la Pasqua sono inclusi l'ordo missae e il canon missae. Una terza parte comprende il commune sanctorum, seguito da alcune messe votive, da una raccolta di orationes ad libitum, e dalle messe dei morti. In genere, e a modo d'appendice, si sogliono aggiungere alcune benedizioni prese dal Rituale, e alcune messe, non della Chiesa universale, ma pro aliquibus locis. In determinate diocesi o congregazioni religiose segue un "proprio" dei santi particolarmente venerati nella diocesi o congregazione relativa.
V. tavv. CLXXV e CLXXVI.
Bibl.: A. Ebner, Quellen und Forschungen zur Geschichte und Kunstgeschichte des Missale Romanum im Mittelalter, Friburgo in B. 1896; J. Baudot, Le Missel Romain, voll. 2, Parigi s. a.; V. Leroquais, Les Sacrementaires et les Missels manuscrits des bibliothèques publiques de France, Parigi 1924.