MESSALLA (Marcus Valerius Messalla Corvinus; Μάεκος Οὐαλέριος Μεσσάλας)
Oratore e uomo politico dell'età augustea. Nacque nel 64 a. C. dall'antichissima gens Valeria, dalla quale fin dall'inizio dell'età repubblicana erano uscite illustri personalità: il padre di M., Marco Valerio Messalla, fu console nel 61 a. C., censore nel 55. M. si recò ad Atene dove si trovò con Orazio e Cicerone (45); nel 43 a. C. fu proscritto da Roma, come fautore di Bruto e Cassio, presso i quali si rifugiò, rimanendo nelle loro file, anche quando il bando fu revocato. Fu amico specialmente di Cassio e al suo fianco combatté nella battaglia di Filippi, all'ala destra dell'esercito dei congiurati. Morti Bruto e Cassio, si pensò a lui come a un possibile condottiero dei superstiti. M., invece, preferì passare dalla parte dei vincitori e fu accolto da Antonio, prima, poi da Ottaviano, che lo tenne in grande considerazione e gli affidò importanti incarichi militari. Così nel 36 a. C. partecipò alla campagna contro Sesto Pompeo, in Sicilia; più tardi combatté contro i Gepidi e i Pannoni e accompagnò Ottaviano nell'Illirico: vinse i Salassi e comandò una parte della flotta nella battaglia di Azio (31); dopo la definitiva vittoria d'Ottaviano lo accompagnò attraverso la Cilicia, la Siria e l'Egitto. Nel 27 a. C. fu inviato in Gallia a reprimere la rivolta e riportò una vittoria contro gli Aquitani, per la quale ottenne il trionfo. Fino dal 31 era stato console insieme con Ottaviano: nel 26 a. C. assunse per primo la carica di praefectus urbis ma, dopo sei giorni, rinunziò all'ufficio, ritenendolo illegale e contrario alle sue opinioni politiche. Rimase però in ottimi rapporti con Ottaviano e nel 2 a. C. propose al senato di conferire all'imperatore il titolo di pater patriae. Più tardi gli fu affidata la carica di curator aquarum. Appartenne anche al collegio degli auguri e forse anche a quello dei fratres arvales. Negli ultimi due anni della sua vita restò privo quasi completamente della parola e dell'intelligenza. Secondo S. Girolamo morì a 72 anni, cioè nell'8 d. C.; data che altri sposta al 13 d. C., anno in cui, secondo Frontino (De aquae ductu, CII), M. sarebbe stato sostituito nella carica di curator aquarum. Ovidio gli dedicò un canto funebre (Ep. ex Ponto, I, 7, vv. 29-30). Sposò Terenzia, vedova di Cicerone e di Sallustio, e, in seconde nozze, Calpurnia. Ebbe due figli: M. Valerius Messalla Messalinus, console nel 3 a. C., e M. Aurelius Cotta Maximus, console nel 22 d. C.
Grande fu l'influenza di M. nella letteratura. Appartennero al suo circolo letterario Tibullo, Ligdamo, la poetessa Sulpicia, l'autore di Ciris, che è forse Virgilio, C. Valgio Rufo, Emilio Macro, Ovidio. Gli furono anche intitolati due panegirici, uno nei Catalepton virgiliani e l'altro nel Corpus Tibullianum. Compose carmi bucolici in greco, carmi erotici in latino, un libro di Memorie e s'occupò di questioni grammaticali e specialmente della lettera s che tendeva a scomparire dalla desinenza delle parole. Come oratore, fu avvicinato a Cicerone per la cura e lo studio del comporre e la forma nobile ed eletta. Pochi i frammenti a noi pervenuti. Intervenne alle declamazioni, ma non ne fu fautore.
Bibl.: I. M. I. Valeton, De Marco Valerio Messalla Corvino, Groninga 1874; L. Fontaine, De M. V. M. C., Parigi 1878; E. Klebs e H. Dessau, Prosopographia Imp. rom., III, Berlino 1898, pp. 363-368; M. Schanz, Gesch. der römisch. Litteratur, II, Monaco 1911, pp. 21-24. Per l'importanza letteraria di Messalla, V. Gardthausen, Augustus und seine Zeit, I, Lipsia 1891, p. 762 segg.