• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

METAFONESI

di Giulio Bertoni - Enciclopedia Italiana (1934)
  • Condividi

METAFONESI (fr. métaphonie; sp. metafonía; ted. Umlaut; ingl. mutation)

Giulio Bertoni

Col nome di "metafonesi" o "metafonia" si designa un fenomeno di armonia vocalica, per cui si verificano nelle lingue processi vasti e interessantissimi di assimilazioni fra vocali a distanza. Il movimento assimilativo può essere progressivo (lat. anatem: anitem; néglego accanto a colligo, ecc., dove la vocale induttrice è in sillaba iniziale) o regressivo (lat. homo: hemo; bonus -os accanto a bene). Di rado l'assimilazione è regressiva e progressiva in pari tempo (lat. vêgintê: *vêgentê). Generalmente, l'azione più forte si svolge in senso regressivo. Eccone qualche esempio; ant. sl. túnúkú (russo tonkyj) da tënúkú "piccolo, sottile"; gr. γόργυρα da γέργυρα "prigione"; lat. milium (gr. μελίνη); ted. Äcker, Väter, Gärten, ecc., dove l'a fu palatalizzato per effetto di un i di sillaba finale scomparso, ecc.; si può dire, anzi, che la metafonesi tipica è quella in cui la vocale accentata si assimila più o meno alla vocale di sillaba finale.

Assumiamo come esempio, la metafonesi in Italia. Profonde alterazioni della tonica, per influsso del plur. in -i, si verificano nei dialetti alpini e prealpini (Val Vigezzo: kamp "campo", plur. kèmp; mataâ "fanciullo", plur. matèâ, ecc.; fjur "fiore", plur. fjir; kòrp "corpo", plur. kèrp, ecc.). Per il passato, il fenomeno dovette essere estesissimo e vivacissimo in tutti i parlari settentrionali, soprattutto quando le toniche erano è e î. Per queste vocali possiamo constatarlo ancor gagliardo negli antichi testi dal Piemonte alle Venezie e di tutta la valle padana; nei quali testi è e î, sotto l'azione di -i, volgono ad i e u. Oggi rimangono in più dialetti tracce preziose (per es., emil. bol. ûnôc "ginocchio", plur. ûnuâ; mod. curtèl "coltello", plur. curté???, ecc.). L'influsso di questo -i di plur., oltre l'Emilia e la Romagna, scende per le Marche e per l'Umbria, dove s'incontra con un'altra metafonesi (quella di -u, lat. -ú). Siamo, così, al tipo preziosissimo di metafonesi centro-meridionale (brevemente descritto sotto la voce italia: Lingua e dialetti), che può essere rappresentato, nella sua forma piena (che diciamo "napoletana", perché la riscontriamo già perspicua nel testo napoletano del Regimen sanitatis) da questa figura:

Questa forma di metafonesi dovette abbracciare nel passato anche le località e le regioni dove in progresso di tempo si svilupparono un iè e un è e un uî e î dai dittonghi ie e uo, ottenendosi un tipo di metafonesi che diciamo arpinate (iè e uî) o ciociaresco (è e î), sorto dal precedente (per es., arp. mié???jə"meglio", fué???ke "fuoco"; cioc. tèmpə"tempo", lî???kə"luogo"; ma per contro: mèle, ròta, vòve "bue", perché la finale è -e -a). La sezione II di questa metafonesi centro-meridionale si trova, in maggiore o minore grado, anche nell'Italia meridionale estrema (Calabria, Sicilia, Puglia meridionale), dove la sezione I (é??? e î in i e u) si dissolve nel fenomeno siculo-calabro-pugliese di é??? e î??? in i e u, quali si siano le vocali finali (per es., tila "tela", vina "vena", ecc.). Osserviamo che appare immune da metafonesi (sia da quella settentrionale di -ê, sia da quella centromeridionale di -ê, e -ù) la Toscana; osserviamo ancora che tutti questi sviluppi metafonici debbono essere di ragione molto antica (se laddove i lat. ê e ù si sono svolti, come a Molfetta, in -aie- e -aue-: naiete "nido", mauete "muto" anche gli i e u metafonici hanno avuto il medesimo svolgimento: saieve "sevo", nauete "nodo"); osserviamo infine che una "descrizione" di un fenomeno profondo e complesso, come la metafonesi, non può avere la pretesa di essere una vera e propria "spiegazione" storica. Oggi non possiamo dare che una "descrizione" della metafonesi italiana centro-meridionale. Ma già questa descrizione rappresenta un grande passo verso la soluzione del problema. Se, a ragion d'esempio, si riuscisse a dimostrare che nell'Italia inferiore, come in Sardegna, rimasero intatti i lat. ë e ú, la spiegazione della nostra metafonesi diverrebbe tutt'altra, e il fenomeno di armonia vocalica, anziché essere determinato dalle vocali fin. -ê e -ù, sarebbe stato provocato dall'azione di -e -o -a, che avrebbero ridotto rispettivamente gli í e gli ú ad é e ó. In progresso di tempo, un processo di livellamento e di analogia, attraverso fasi complesse, di cui rimangono le vestigia nei testi antichi, avrebbe provocato le condizioni linguistiche attuali. La spiegazione del fenomeno sarebbe diversa; ma i risultati non cambierebbero.

I fenomeni metafonetici, a ben guardare, rientrano in quelli generali di alternanza, nello studio dei quali non si può spesso prescindere dalle funzioni di categoria e di determinazione. Per esempio, se si possono dire di natura essenzialmente fonetica le metafonesi del tipo dei fiorentini: cucina (cocina), fucile (focile), mulino (molino), piem. drümí (dormire" accanto a drumí), non v'ha dubbio che una ragione morfologica, che consiste nella distinzione di singolare e plurale, si annida nella metafonesi per -ê. Divenuta, in questo caso, la metafonesi, un segno discriminativo del plurale, è naturale che essa cada anche sotto la considerazione morfologica.

Bibl.: F. de Saussure, Cours de linguistique générale, Losanna e Parigi 1916, pp. 123 e 224; E. Sapir, Language, New York 1921, p. 197. Per la metafonesi in Italia, G. Bertoni, Italia dialettale, Milano 1916, pp. 61, 71, 135 segg. Alle opere citate a p. 205 di questo volume, si aggiunga: C. Merlo, Fonologia del dial. di Sora, Pisa 1919; id., Fonologia del dial. della Cervara, Perugia 1922; L. A. Ondis, Phonology of the Cilentan Dialect, New York 1932; J. Freund, Beiträge zur Mundart von Ischia, Lipsia 1933.

Vedi anche
Umbria Regione dell’Italia centrale (8456 km2 con 884.450 ab. nel 2008, ripartiti in 92 Comuni; densità 103 ab./km2). Priva di sbocco al mare, confina a N con Toscana e Marche, ancora con le Marche a E, a S con il Lazio, a O con la Toscana. Il capoluogo di regione è Perugia. 1. Caratteristiche fisiche Il ... Toscana Regione dell’Italia centrale (22.993 km2 con 3.677.048 ab. nel 2008, ripartiti in 287 Comuni; densità 157 ab./km2). Di forma grosso modo triangolare, ha limiti naturali relativamente ben definiti, in quanto corrisponde approssimativamente al versante tirrenico dell’Appennino Settentrionale, compreso ... Marche Regione dell’Italia centrale (9366 km2 con 1.553.063 ab. nel 2008, ripartiti in 239 Comuni; densità 162 ab./km2), che dall’Appennino si estende sul versante adriatico, affacciandosi sulla costa per 173 km dal Tavollo alla foce del Tronto, confinando a N con l’Emilia-Romagna e San Marino, a O con la Toscana ... Lazio Regione dell’Italia centrale (17.236 km2 con 5.561.017 ab. nel 2008, ripartiti in 378 Comuni; densità 323 ab./km2). Si affaccia sul Mar Tirreno tra la foce del Chiarone e quella del Garigliano, mentre all’interno manca di confini naturali, salvo per brevi tratti. Capoluogo di Regione è Roma. ● Nell’antichità ...
Altri risultati per METAFONESI
  • metafonesi
    Enciclopedia on line
    In linguistica, il fenomeno fonetico del cambiamento di timbro di una vocale per assimilazione a distanza. Il caso più tipico è quello in cui la vocale accentata si assimila più o meno alla vocale o semivocale di sillaba finale. La m., all’interno delle lingue indoeuropee, è caratteristica delle lingue ...
Vocabolario
metafonèṡi
metafonesi metafonèṡi s. f. [traduz. del ted. Umlaut, formata con gli elementi meta- (per indicare mutamento) e -fonesi]. – In linguistica, modificazione del timbro di una vocale per assimilazione a distanza; il caso più tipico è quello...
metafonìa
metafonia metafonìa s. f. [comp. di meta- e -fonia; cfr. fr. métaphonie e ingl. metaphony]. – In linguistica, lo stesso che metafonesi. ◆ Analogam., è usato metafònico con il sign. di metafonetico.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali