COLOMBE, Michel
Scultore, nato verso il 1430, morto tra il 1512 e il 1519. È incerto se fosse bretone o di Tours, dove visse quasi sempre. Poté conoscere i capolavori di Claus Sluter e della scultura borgognona, ma giunsero a lui i germi del Rinascimento, che cominciavano a penetrare in Francia, e ciò dà grande interesse e carattere alle sue opere. Già nel 1473 aveva ordinazioni da Luigi XI. Nel 1474 C. disegnava con J. Fouquet un modello di tomba commesso dallo stesso re e mai eseguito. Nel 1491 era stabilito a Tours, e quando, nel 1500, Luigi XII vi fece solenne ingresso, egli ebbe l'ordinazione d'una medaglia del re. In seguito la regina Anna gli commise il monumento a suo padre Francesco II di Bretagna, già compiuto nel 1507, ora nella cattedrale di Nantes e forse eseguito sui disegni di G. Perréal, ritornato da poco dall'Italia. Il C. vi ebbe collaboratori il nipote Guglielmo Regnault e l'allievo Giovanni di Chartres, e per le parti decorative artefici italiani. Nel 1508 eseguì per il castello di Gaillon, del cardinal Giorgio d'Amboise, il rilievo del S. Giorgio che uccide il drago, ora al Louvre, ultimo suo lavoro giunto a noi. Nello stesso anno 1508 gli veniva ordinata la statua funeraria di Guglielmo Guegen vescovo di Nantes; e un documento del 1511 lo mostra in trattative con Margherita d'Austria per la tomba di Filiberto di Savoia a Brou.
La medaglia di Luigi XII (gabinetto delle medaglie) è ancora concepita secondo una formula interamente gotica. Nel S. Giorgio di Gaillon cominciano ad apparire i sintomi del Rinascimento, il bassorilievo è incassato tra pilastri ornati di arabeschi di lavoro italiano, probabilmente di Girolamo da Fiesole: la scena in un paesaggio naturalistico di parecchi piani risente piuttosto l'influenza dei quadri d'altare fiamminghi; ma nel movimento è evidente il riflesso dell'arte italiana, sebbene l'esecuzione talvolta minuziosa non esca dalla tradizione gotica. La tomba di Francesco II è un'opera molto più complessa con figure di pleurants, di apostoli, di Virtù nelle quali si scorge meglio che altrove la personalità dell'artista. Tutto vi esprime quiete, delicatezza e quell'impronta di realismo attenuato, proprio, allora, dell'arte di Tours. Il C. ebbe una grande influenza; nella sua bottega si formarono i nipoti Bastiano e Mattia Francesco, già molto italianizzati, e particolarmente i suoi allievi G. Regnault, e Giovanni di Chartres.
Bibl.: P. Mantz, M. C., Parigi 1857; P. Vitry, M. C. et la sculpture française de son temps, Parigi 1901; É. Mâle, L'art religieux de la fin du moyen-âge en France, 3ª ed., Parigi 1929; C. Cochin e M. Bruchet, Une lettre inédite de Michel Colombe, suivie de nouveaux documents sur Jean Perréal et Jean Lemaire des Belges, Parigi 1914; A. Weese, Skulptur u. Malerei in Frankreich im XV. und XVI. Jahrh., Wildpark-Potsdam 1927, p. 149 segg.