Caravaggio, Michelangelo Merisi detto il
Il pittore inquieto, innamorato del vero e della luce
Pochi artisti hanno suscitato tanto interesse e hanno rivoluzionato così profondamente la storia dell'arte come il pittore lombardo Caravaggio, vissuto nella seconda metà del Cinquecento. La sua vita travagliata, segnata da un delitto, una fuga disperata e un perdono giunto assieme alla morte, ha contribuito a creare il mito di Caravaggio, genio solitario e malvisto dalla Chiesa di Roma. Oltre la leggenda, la straordinaria novità dell'opera di questo grande protagonista, che aveva protettori illustri, risiede in due fattori di modernità assoluta: la resa della realtà in ogni forma anche brutale e la presenza della luce come apparizione simbolica di verità divina
Le novità assolute introdotte da Caravaggio in pittura sono lo studio del vero, contro ogni regola accademica, e l'impiego violento della luce, come metafora della grazia divina. La luce del pittore lombardo squarcia le tenebre e arriva improvvisa agli uomini. Sono queste innovazioni due facce di una stessa medaglia. Caravaggio, in linea col pensiero filosofico e scientifico dell'epoca, sembra volerci dire che solo attraverso la realtà si può giungere alla divinità. Per questo le sue opere, nonostante il carattere rivoluzionario e di rottura col passato, hanno un contenuto profondamente religioso.
Michelangelo, Merisi detto il Caravaggio dal nome del borgo omonimo presso Milano, dove nasce nel 1571, apprende il mestiere nella bottega di Simone Peterzano, dove impara l'amore per la natura, la pratica del dipingere dal vero o da modello e una particolare attenzione agli effetti della luce.
A ventuno anni circa Michelangelo è a Roma, che alla fine del Cinquecento è una città più che mai internazionale, e lavora nella bottega di Giuseppe Cerasi, detto il Cavalier d'Arpino. A questo periodo risalgono opere come la Buona ventura o i Bari, che mostrano un realismo particolare. Caravaggio osserva la natura con occhio imparziale, riprendendo con precisione analitica anche ciò che è brutto o rozzo, poi utilizza la luce per dare evidenza alle forme e concentrare l'interesse su alcuni punti focali. Anche nei dipinti nordici o fiamminghi le scene di vita quotidiana sono assai diffuse, ma lo scopo è più semplicemente umoristico, mentre Caravaggio ci trasmette un messaggio morale, che può essere la denuncia dell'inganno amoroso (nella Buona ventura) o la condanna del gioco (come nei Bari). Nell'ambiente artistico romano, dominato fino a quel momento da uno stile ancora legato al manierismo, il pittore lombardo porta una ventata rivoluzionaria e impone il suo stile innovativo e geniale, suscitando scalpore e un po' d'invidia, anche perché nel frattempo si è guadagnato la stima di grandi protettori, come il cardinale Francesco Maria Del Monte. Un uomo, quest'ultimo, che vive come un mecenate del Rinascimento, in contatto con personalità assai diverse come lo scienziato Galileo Galilei, il filosofo Tommaso Campanella, condannato dall'Inquisizione, e il cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano e cugino di san Carlo (entrambi uomini di rilievo della Controriforma). Per Del Monte, il pittore dipinge alcuni quadri dall'atmosfera ambigua e carichi di simboli come I musici e una natura morta, donata a Federico Borromeo.
La luce protagonista. Attraverso il cardinale Del Monte, Caravaggio ottiene anche la sua prima commissione pubblica: la cappella Contarelli nella chiesa di S. Luigi dei Francesi, iniziata nel 1599. Il pittore qui si cimenta nelle sue prime pitture di storia sacra, il genere considerato più alto: la Vocazione e il Martirio di san Matteo. La Vocazione di san Matteo è un'opera di totale rottura col passato. Per la prima volta un episodio sacro è raffigurato nel presente: i cinque personaggi sulla sinistra sono in abiti contemporanei e l'ambientazione della scena è in una locanda dell'epoca, perché la ricerca della redenzione ‒ soprattutto per un'anima inquieta come Caravaggio ‒ deve essere un fatto attuale. La figura di san Pietro, emblema della Chiesa terrena, è quasi sovrapposta al Cristo per dimostrare che la salvezza può avvenire solo tramite la Chiesa. Entrambi, Pietro e Cristo, chiamano Matteo a un'altra vita mediante un raggio di luce: simbolo della grazia divina. La luce è la vera protagonista.
L'anticonformismo di Caravaggio. Sempre per la stessa cappella esegue San Matteo e l'angelo, replicato due volte. La prima versione, giudicata indecorosa a causa della raffigurazione troppo umile dell'evangelista, è acquistata dal marchese Vincenzo Giustiniani. Stessa sorte tocca alla Madonna dei Palafrenieri. Caravaggio, sfidando le direttive della Chiesa che vietavano la raffigurazione in vesti di santi di persone riconoscibili, ritrae Lena, la sua donna, nella figura della Madonna. La pala è ritirata per ragioni di decoro e rivenduta al cardinale Scipione Borghese. Un altro quadro ancora, la Morte della Vergine, che mostra la Madonna scalza, spettinata e col volto livido, è rifiutato dal committente in seguito alla diceria che la modella fosse una prostituta annegata nel Tevere. Lo comprerà poi il pittore Rubens, per conto del duca di Mantova.
Insomma, per ogni opera respinta c'è un acquirente illustre pronto a ricomprarla. Il pittore è infatti sostenuto da una committenza privata colta ‒ i Barberini, gli Aldobrandini, i Massimi, i Colonna, il cardinale Gerolamo Mattei, il marchese Giustiniani ‒ che contribuisce alla sua affermazione. I rifiuti che subisce sono tuttavia il prezzo che deve pagare a livello pubblico per la sconvolgente novità delle sue idee artistiche e per il coraggioso anticonformismo delle sue scelte culturali, spirituali ed esistenziali.
Parallelamente al successo riemergono nel pittore quegli atteggiamenti trasgressivi e ribelli che avevano segnato la vita dell'artista già a Milano. Il 28 agosto 1603 si apre un processo contro Caravaggio e i suoi amici, colpevoli di aver scritto e diffuso sonetti offensivi ai danni del pittore e biografo Giovanni Baglione. In questa occasione Caravaggio manifesta il suo totale disprezzo verso l'ambiente artistico romano. D'ora in poi nei registri criminali della città il nome di Caravaggio compare sempre più frequentemente. L'esperienza romana si chiude nel 1606 quando, durante una rissa, Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni ed è costretto alla fuga. In questi anni difficili anche lo stile del pittore subisce mutamenti: i colori si fanno più scuri, le ombre più intense, le composizioni più affollate e i soggetti più drammatici. Gli ultimi anni della vita del pittore sono segnati da un'intensa attività. Le sue tappe a Napoli, a Malta, a Siracusa, a Messina, a Palermo e in seguito nuovamente a Napoli lo mostrano sempre immerso nel lavoro con un gran numero di committenze, chiaro segno che la fama del pittore deve ormai precederlo ovunque. A Malta Caravaggio dipinge una delle sue opere più straordinarie: la Decollazione del Battista. Un'opera drammatica sia per la violenza del gesto del carnefice che estrae il pugnale per staccare la testa del Battista, sia per un particolare inquietante, sintomo dell'estrema agitazione esistenziale di Caravaggio: il quadro presenta, caso unico, la firma del pittore, tracciata col sangue sgorgato dalla gola del santo.
Fra le ultime opere dipinte a Napoli vi è Davide e Golia: la tela, inviata a Roma al cardinale Scipione Borghese per appoggiare la sua richiesta di grazia, mostra Davide con la testa del gigante tagliata. La fisionomia di Golia sembra rappresentare un tragico autoritratto dell'artista, che vi prefigura la propria morte.
Nel 1610, infine, Caravaggio tenta di rientrare a Roma, ma muore a Porto Ercole dopo un altro arresto (per errore) e dopo aver ottenuto la grazia.
Caravaggio è un innovatore anche sul piano della tecnica. Dipinge dal vero o dal modello senza il sostegno del disegno. Con una punta traccia incisioni per fissare le linee salienti della composizione sulla preparazione della tela ancora fresca. Questa tecnica esclusiva di Caravaggio è una delle prove per l'attribuzione del quadro al maestro.
Caravaggio dipinge in una stanza scura e con una finestrella laterale in alto, in modo da lasciar entrare solo uno spiraglio di luce diretta sullo scenario. Poi colloca uno specchio di fronte alla scena da raffigurare in modo da avere già la visione del quadro riflesso. Così dispone la composizione, quasi come un set fotografico, nei giusti rapporti fra le figure e le dimensioni del quadro.