MICHELE di Matteo da Bologna
MICHELE di Matteo da Bologna. – Non si conosce la data di nascita di questo pittore bolognese attivo nel Quattrocento, detto de Calcina o della Fornace, che rimane ancora una personalità artistica sfuggente. Malvasia, sulla scorta di Vasari, lo disse anche Michele Lambertini da Bologna, rendendo ancor più incoerente la vicenda familiare di questo artista. Data la scarsità di documenti (per la maggior parte conservati nell’Archivio di Stato di Bologna e pubblicati da Filippini e Zucchini), dai quali si desume tuttavia che fu figlio di un tal Matteo, non conosciamo le tappe della sua formazione artistica, probabilmente svoltasi in quel di Bologna in un clima ancora arcaicizzante e legato ai modi di Giovanni da Modena.
Difficilmente identificabile con quel «Micael Matej» menzionato nel 1393 tra i registri della matricola della Società di S. Maria della Morte (Medica, 1986, p. 710), M. è documentato nel capoluogo emiliano dal 1410, quando fu pagato per alcuni stendardi con le insegne dell’antipapa Alessandro V (allora residente a Bologna dove morì in maggio) realizzati insieme con F. Lola (Filippini - Zucchini, p. 122).
Anche se non sembra possibile riferire a M. lavori significativi antecedenti agli anni Venti del Quattrocento (Grandi, p. 226), alcuni testimoni bolognesi lo dicono già presente, in qualità di «magister Michael Mathei pictor capelle Sancte Caterinae de Saragotia», nei registri della corporazione delle quattro arti dal 9 dic. 1416 (Filippini - Zucchini, p. 122).
Se di sua mano furono anche una bandiera con le armi del Comune, databile al 1418 (van Marle, p. 218), e altri lavori eseguiti per proprio conto o in collaborazione con Giovanni da Modena per incarico dell’amministrazione comunale bolognese (nel 1424 la realizzazione della dipintura per la scala del dormitorio del convento di S. Michele in Bosco; nel 1428 una pittura per i vessilli del gonfaloniere e del Comune), apparterrebbe al repertorio di M. anche un’importante opera databile al terzo decennio del Quattrocento: un pannello con l’Incoronazione della Vergine (prima presso la collezione Massari a Ferrara e ora a Firenze presso i Ricasoli), facente parte probabilmente di un polittico ora smembrato, commissionatogli dalla corporazione dei calzolari di Bologna, in una data che oscilla tra il 1421 e il 1426 (Bolognini Amorini); è possibile però che il polittico, di cui sopravvive solamente la tavola in questione, sia da retrodatare alla prima o alla seconda decade del 1400, e perciò prima opera del M. pervenutaci (Massaccesi, p. 175).
A questo periodo risale anche una tavola con S. Bartolomeo e l’imperatore Costantino (Pesaro, Musei civici), forse pannello laterale di una Madonna col Bambino (Bucarest, Museo nazionale dell’arte) proveniente dalla raccolta Hercolani di Bologna, di cui in origine faceva parte anche un pannello con S. Giovanni Battista e un evangelista passato sul mercato dell’arte e ora perduto (Medica, 1986, p. 711); ancora in quegli anni, precisamente nel 1425, M. dipinse, nuovamente con Lola e con la collaborazione dei pittori Ruggiero e Stefano, sia un fregio in affresco nel palazzo degli Anziani sia gli stemmi di papa Martino V e dei legati pontifici sulle porte di Bologna (Filippini, p. 183).
A una fase leggermente successiva, ma comunque arduamente arginabile fra estremi cronologici, fanno riferimento la tavola con la Madonna dell’Umiltà (Palermo, collezione Bordonaro) e l’affresco con S. Petronio (Bologna, Museo di S. Stefano), stilisticamente innovativi rispetto ai precedenti lavori bolognesi e vicini alla svolta veneziana, che M. avrebbe attuato in risposta agli stimoli della nuova tendenza del gotico fiorito durante il suo soggiorno in laguna, sul finire del quarto decennio del Quattrocento (Grandi, pp. 226 s.).
In quella data, a Venezia, M. realizzò un polittico nella chiesa di S. Elena in Isola (ora conservato alle Gallerie dell’Accademia), per volere del bolognese fra Bernardo de’ Schiappi.
Il pannello centrale ospita una Madonna con Bambino, in cui la Vergine in trono adora il Figlio, sdraiato sulle sue ginocchia, mentre quattro angeli sono raggruppati intorno al trono in atto di venerazione; i pannelli laterali mostrano le figure a corpo intero di S. Lucia e S. Elena a sinistra, e di S. Maria Maddalena e S. Caterina sulla destra; sopra, al centro, è inserita la Crocifissione, modulata su due diagonali ideali che s’incontrano a un terzo della tavola, scandendo in maniera decisamente drammatica lo spazio della composizione che risulta piuttosto affollato di personaggi; ai lati di essa sono posizionati gli Evangelisti; la predella, che è composta di cinque pannelli, presenta scene di S. Elena che ritrova la Croce; negli intagli polilobati che dividono il primo ordine in alto di pannelli dal secondo, al centro, M. realizzò diciassette figure di santi a mezzo busto. Autenticata dalla presenza della firma del pittore in un listello nero sotto i piedi della figura di s. Caterina (Filippini, p. 184), l’opera si ispira, nelle tipologie delle figure, al Trittico della Giustizia eseguito da Iacobello Del Fiore nel 1421 e ora conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia; l’impostazione generale, invece, risponde più propriamente agli stilemi di Gentile da Fabriano (Gentile di Niccolò di Giovanni di Massi) il quale lavorò alla realizzazione delle pitture murali, ora perdute, nella sala del Maggior Consiglio nel palazzo ducale nell’anno 1409.
Di ritorno a Bologna, M. fu nominato massaro della Società delle quattro arti nel 1437 e nel 1440 (Filippini - Zucchini, p. 124), segno di una avvenuta emancipazione artistica che lo portò ad avere il calibro di «magister»; a questa momento la critica gli attribuisce un Crocifisso (Bologna, Pinacoteca nazionale, n. 1371) e la tavoletta dipinta con un Evangelista (Bologna, Museo Davia Bargellini), affini stilisticamente ai lavori del periodo veneziano (Sorrentino, pp. 202 s.; Volpe, 1958). Ancora a Bologna M. realizzò, secondo Bumaldo e Malvasia, l’affresco con S. Francesco, S. Matteo e S. Barbara sotto il portico di S. Matteo delle Pescherie ora perduto, ma databile al 1443.
A Siena nel 1447 eseguì, con la collaborazione di Giovanni di Paolo, la decorazione del catino absidale del battistero con le Storie della Passione (al centro la Crocifissione, con ai lati l’Orazione nell’orto e la Deposizione nel sepolcro), per cui sarebbe stato pagato 240 lire (Milanesi).
Nel 1448 fu iscritto alla Compagnia di S. Giacomo di Bologna (Filippini - Zucchini, p. 124) e nello stesso anno eseguì una Madonna con Bambino nella chiesa di S. Isaia.
Sebbene Venturi (Storia dell’arte italiana, VII, 1, Milano 1910, p. 210) avesse associato al nome di Michele da Panzano il polittico eseguito per l’abbazia di Nonantola nel 1460 (ora nel Museo benedettino nonantolano e diocesano di arte sacra), ma probabilmente intrapreso nella sua realizzazione già dal 1436 (Medica, 1986, p. 711), è stato accertato che si tratta di un’opera di M., come confermerebbero i documenti nonantolani riportati in Filippini - Zucchini (p. 125) e la bibliografia più recente. Sicuramente creata a Bologna, questa ancona d’altare, con Madonna, Santi e Crocifissione, avrebbe subito alcuni danni al colore per via dello spostamento avvenuto dal capoluogo emiliano verso Nonantola, località di commissione e di destinazione dell’opera.
A una data posteriore, e forse nel 1462, M. firmò e datò un altro polittico, destinato alla chiesa di S. Pietro a Bologna (ora alla Pinacoteca nazionale), dove dipinse la Pietà e santi secondo gli stilemi più propri di un repertorio tardogotico emiliano; in questi ultimi anni della sua carriera realizzò anche i cartoni per le vetrate della cappella dei Notai in S. Petronio (1463), ancora in loco ed eseguite poi dal maestro vetraio Jacopo da Ulma (Medica, 1986, p. 711).
L’ultima opera di M. di cui si abbia testimonianza è il trittico, databile alla fine della settima decade del Quattrocento (1469), con la Madonna col Bambino tra s. Domenico e s. Francesco; attualmente conservato nella Pinacoteca nazionale di Bologna, fu eseguito per conto della chiesa bolognese di S. Martino (Filippini - Zucchini, p. 125).
Dopo questa data non si hanno ulteriori informazioni riguardanti la vita di Michele di Matteo.
Fu sposato con Lucia, figlia del pittore Jacopo di Paolo e della quale si hanno notizie d’archivio fino al 1463 (ibid., p. 126).
Fonti e Bibl.: Bologna, Biblioteca comunale, Fondo ospedali, vol. 40, c. 11/b; A. Bumaldo, Minervalia Bononiensa …, Bologna 1641, p. 241; A. Masini, Bologna perlustrata, I, Bologna 1666, p. 634; C.C. Malvasia, Felsina pittrice … (1678), Bologna 1841, I, p. 38; A. Bolognini Amorini, Le vite dei pittori ed artefici bolognesi, I, Bologna 1841, p. 21; G. Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese, II, Siena 1854, p. 319; G. Vasari, Le vite … (1568), a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1906, p. 18; F. Filippini, M. di M. da B., in Cronache d’arte, I (1924), 4, pp. 183-193; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, VII, Den Haag 1926, pp. 215 s., 218-224; A. Sorrentino, Una croce dipinta inedita di M. di M., in Rivista d’arte, XXII (1940), pp. 202-219; G. Zucchini, S. Michele in Bosco di Bologna, Bologna 1944, p. 36; C. Volpe (a firma di S. Bottari), La pittura in Emilia nella prima metà del ’400 (lezioni tenute nell’Università di Bologna, a.a. 1957-58), Bologna 1958, pp. 52-63; F. Filippini - G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, II, Documenti del secolo XV, Roma 1968, pp. 122-126; M. Medica, Il Museo Davia Bargellini, in L. Bellosi et al., La basilica di S. Petronio, Bologna 1983, pp. 82 s.; C. Volpe, La pittura gotica. Da Lippo di Dalmasio a Giovanni da Modena, ibid., pp. 271 s., 284, 291, 293 s.; C. Alessi, La pittura a Siena nel primo Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1986, I, pp. 316, 328; II, pp. 710 s.; K. Christiansen, La pittura a Venezia e in Veneto nel primo Quattrocento, ibid., p. 127 tav. 166; R. Grandi, La pittura tardogotica in Emilia, ibid., pp. 225-227, 232, 240; M. Medica, ibid., II, pp. 710 s.; A. De Marchi, M. di M. a Venezia e l’eredità lagunare di Gentile da Fabriano, in Prospettiva, 1987, n. 51, pp. 17-36; G. Nepi Scirè, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Milano 2007, p. 24 n. 7; F. Massaccesi, Nuove riflessioni sul percorso di M. di M., in Arte cristiana, XCVII (2009), 852, pp. 171-180; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 527.
E. Bellazzecca