MICHELE VIII Paleologo, imperatore d'Oriente
Appartenente a famiglia patrizia bizantina venuta in auge sotto i Comneni e gli Angeli, profuga da Costantinopoli dopo la quarta crociata, e rifugiata a Nicea con Teodoro Lascaris. Qui, da Andronico Paleologo, nacque nel 1225 M. Nel 1245 seguì Giovanni Vatatze nella campagna di Tracia e fu fatto governatore di Melenico e Serre. Accusato di tradimento e riuscito a giustificarsi, sposò una nipote dello stesso imperatore, Teodora Ducas. Nel 1257, cadde di nuovo in disgrazia di Teodoro II e si salvò rifugiandosi presso il sultano turco d'Iconio col quale combatté contro i Mongoli. Riammesso in grazia, fu nel 1258 inviato in Macedonia contro il despota d'Epiro. Era però a Nicea, quando Teodoro II venne a morte; congiurò allora contro la reggenza di Giovanni IV e s' impadronì del governo, assumendo il titolo di despota; poi si fece acclamare imperatore collega del giovanetto Giovanni Lascaris, col quale si fece incoronare il 24 dicembre 1259.
Per legittimare l'usurpazione di fronte ai Greci, diresse ogni sforzo per ricuperare Costantinopoli. Nella primavera del 1260, si avanzò sino a Selimbria e tentò anche, invano, di entrare a Costantinopoli. Fatta tregua con l'imperatore Baldovino, cercò alleati e, speculando sulle discordie fra Veneziani e Genovesi, si alleò con questi ultimi (trattato di Ninfeo, 13 marzo 1261). Ma prima che gli attesi rinforzi genovesi arrivassero, un suo generale, Alessio Strategopulo, di sorpresa, s'impadronì di Costantinopoli, dove M. entrò solennemente il 15 agosto.
Da questo momento la politica imperiale ebbe due intenti: difendere Costantinopoli da eventuali tentativi di riconquista di principi europei; riportare il territorio dell'impero alla sua integrità del sec. XII. Fattosi nuovamente incoronare e liberatosi di Giovanni IV accecandolo, costrinse il principe di Morea Guglielmo di Villehardouin, sconfitto a Pelagonia, a cedergli Monembasía, Mistrà e Maina nella Morea, indebolendo così il più importante stato latino orientale e costituendovi un'importante base di occupazione. Fallirono invece le spedizioni contro il despota d'Epiro, mentre gli alleati Genovesi erano sconfitti dai Veneziani a Settepozzi. Temendo un attacco della Sicilia, cercò d'intendersi con il papa, promettendo l'unione delle chiese. Intendeva anche isolare politicamente il principe d'Acaia e nel 1264 trattò con Venezia, dopo falliti i tentativi di riconquistare Creta. Con i Genovesi, prepotenti e non più indispensabili, aveva rotto, allontanandoli dalla capitale. Nel 1265 venne a guerra con Costantino di Bulgaria, ma fu sconfitto; e allora s'intese con i Tartari della Russia meridionale, per fare equilibrio alla Bulgaria.
Una nuova situazione dell'impero bizantino si ebbe dopo che il nuovo re di Sicilia, Carlo d'Angiò, volse il pensiero a un'azione offensiva nei Balcani. M. ritornò ad accordarsi con Genova nel 1268, e, contemporaneamente, con Venezia, perché il re non potesse disporre delle loro flotte, e riprese a trattare l'unione delle chiese d'Oriente col papato per impedire a Carlo di presentarsi come il paladino di Roma. Ma Luigi IX di Francia, forse sotto l'influenza della diplomazia bizantina, arrestò l'Angioino, già pronto per la spedizione su Costantinopoli. Mentre le forze del re Carlo si consumavano nella vana spedizione di Tunisi, l'imperatore bizantino attaccò il principe d'Acaia, che fu soccorso però dal re di Sicilia. Morto Luigi IX, M., temendo una ripresa del nemico siciliano, trattò con Serbi e Bulgari per staccarli da esso e riprese con zelo la politica d'unione con la chiesa romana. L'unione fu proclamata al concilio di Lione del 1274: e l'imperatore volle mostrare ai papi la sua buona volontà, reprimendo energicamente le violente proteste del clero greco ostile all'unione. Frattanto, per tagliare la via ad ogni espansione angioina nei Balcani, combatté con il despota d'Epiro alleato di re Carlo (1274), ricuperò diverse isole nell'Egeo, assediò Durazzo (1275). Grave iattura fu la morte, nel 1278, di Guglielmo di Villehardouin che lasciò l'Acaia al genero Filippo di Angiò. Fra il 1279 e il 1280, i governatori imperiali di Monembasía poterono estendere i loro dominî lungo le coste della Morea. Carlo d'Angiò decise un'impresa risolutiva contro Costantinopoli. Ma i bizantini distrussero a Berat, nell'aprile 1281, la spedizione angioina avanzatasi in Albania; mentre il Vespro siciliano, l'anno appresso, costringeva il re a far altro uso dei grandi preparativi già fatti a Brindisi. A promuovere la rivoluzione palermitana, molto aveva lavorato M., d'accordo con Pietro d'Aragona. L'imperatore libero finalmente da ogni pericolo a occidente, riprese allora i suoi progetti nell'Epiro e nella Serbia. Ma partito da Costantinopoli nel novembre del 1282, morì a Pacomio sul Mar di Marmara l'11 dicembre. Gli succedette il figlio Andronico II.
Bibl.: C. Chapman, Michel Paléologue, Parigi 1926.