Poeta romeno (Botoşani 1850 - Bucarest 1889). La sua poesia attinge prevalentemente alle fonti popolari, in particolare religiose, della cultura romena, ma si è nutrita anche del romanticismo tedesco e francese, della filosofia di Kant e Schopenhauer. Essa costituisce una sorta di spartiacque tra la letteratura romantica e la moderna letteratura romena e comprende lunghi poemi filosofici, improntati al pessimismo, elegie e idilli amorosi, che prendono talvolta il tono della romanza, roventi satire sociali e politiche, suggestive leggende epiche. Suo poema-capolavoro è Luceafărul (1883).
Di agiata famiglia rurale, ebbe un'adolescenza vagabonda. La rivista transilvana Familia gli pubblicò nel 1866 i primi versi, di fattura tradizionale, cambiando in Eminescu il vero nome del poeta, che era Eminovici. Da Vienna, dove il padre lo aveva inviato nel 1869 a completare gli studî, mandò poesie già mature a Convorbiri Literare, la maggiore rivista del tempo, e così entrò in rapporti col circolo "Junimea" e col suo influente animatore e maestro, Titu Maiorescu. Rientrato in patria si dovette adattare a fare il bibliotecario a Iaşi, l'ispettore scolastico e il giornalista. Le tare di famiglia, il durissimo lavoro, la vita disordinata, la forte contrastata passione per la poetessa Veronica Micle lo condussero alla pazzia e alla morte, all'età di 39 anni.
Oltre al poema Luceafărul ("Lucifero", 1883; trad. it. L'astro, 1927) e alla considerevole produzione lirica, si ricordano le novelle Sărmanul Dionis ("Il povero Dionigi", 1872) e Cezara (1876), il poema Memento mori (post. 1903) e il romanzo Geniu pustiu ("Genio solitario", post. 1904; trad. it. 1989). In Romania si è conclusa nel 1989 la monumentale pubblicazione (16 voll.) dell'opera di E., cominciata dal Perpessicius nel 1939.