Forman, Miloš
Nome d'arte di Forman Ján Tomáš, regista cinematografico ceco, naturalizzato statunitense, nato a Čáslav (Boemia) il 18 febbraio 1932. Tra i maggiori esponenti della Nová Vlna, la 'nuova ondata' del cinema cecoslovacco, si è messo in luce nei primi anni Sessanta mediante una serie di caustiche commedie generazionali, tra le quali spicca Lásky jedné plavovlásky (1965; Gli amori di una bionda), nominato all'Oscar come miglior film straniero. Dopo la repressione del movimento politico della Primavera di Praga, nel 1968 è emigrato negli Stati Uniti, dove con One flew over the cuckoo's nest (1975; Qualcuno volò sul nido del cuculo) si è affermato come uno dei cineasti di culto della New Hollywood, conquistando anche il suo primo Oscar per la regia, oltre a quello per il film. Altri due gli sono stati assegnati nel 1985 per il pluripremiato Amadeus (1984), mentre nel 1996 ha ottenuto l'Orso d'oro al Festival di Berlino per The people vs. Larry Flint (Larry Flint ‒ Oltre lo scandalo).
Orfano di genitori deportati e uccisi dai nazisiti nel campo di sterminio di Auschwitz, a metà degli anni Cinquanta F. si diplomò alla FAMU di Praga (la Facoltà di cinema dell'Accademia delle Muse), dove ebbe come insegnante anche lo scrittore M. Kundera. Attore (in Dědeček automobil, 1956, Nonnino automobile, di Alfred Radok), sceneggiatore e aiutoregista, nel 1958 fece parte del gruppo di registi (tra cui il suo insegnante Elmar Klos e Ján Kadár) che girò le immagini per il celebre spettacolo teatrale di mimo, danza, musica e cinema senza parole Laterna magika. L'esordio nel cinema avvenne con il mediometraggio in stile cinema verità Konkurs (1963, Il concorso), una sorta di candid camera su una gara tra gruppi di rock and roll cechi. Dello stesso anno è il primo lungometraggio a soggetto, Černý Petr (1964; L'asso di picche), storia delle ambizioni perdute di un giovane operaio 'arrabbiato' in conflitto con la generazione dei padri, che lo lanciò all'interno della Nová Vlna. Con la seconda prova, Lásky jedné plavovlásky, F. mise a punto il suo stile in una commedia sentimentale dalle tinte leggere, che risente in modo evidente dell'influsso della Nouvelle vague: è la storia della giovane e ingenua operaia Andula (Hana Brejchová), alle prese con gioie e dolori del primo amore, narrata con ironia e disincanto in un fulgido bianco e nero. Nel 1967, con un taglio umoristico degno di quella tradizione letteraria nazionale rappresentata da J. Hašek, firmò Hoří, má panenko! (Al fuoco, pompieri!), satira corale del militarismo, che attraverso le grottesche vicende della festa annuale dei pompieri di un paesino boemo mette ferocemente alla berlina l'ottusità del burocratismo di Stato. Il film colse nel segno: dopo aver irritato il presidente A. Novotný suscitò persino lo sciopero di protesta dei vigili del fuoco.
In serie difficoltà dopo la repressione della Primavera di Praga, F. emigrò negli Stati Uniti, dove appuntò il suo sguardo caustico sulle contraddizioni e i cliché del proprio tempo, scrivendo con lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière una nuova commedia generazionale: Taking off (1971). È la storia di una tipica coppia della middle class newyorkese (interpretata da Lynn Carlin e Buck Henry), in crisi dopo la fuga da casa della figlia, che cerca di emanciparsi imitando gli hippies: saranno i due coniugi a sperimentare il taking off, espressione dai molti significati (indica, per es., il decollo di un aereo) che nel gergo diventa metafora del 'partire', cioè del perdere le inibizioni attraverso l'alcol o le droghe. Il film vinse il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes, ma le difficoltà di F. a integrarsi nel sistema produttivo statunitense determinarono il trascorrere di altri quattro anni prima dell'uscita del suo acclamato capolavoro: One flew over the cuckoo's nest. Versione cinematografica di un dramma teatrale tratto dal romanzo omonimo di K. Kasey, il film, affidato a F. da Michael Douglas, è la storia paradossale, ironica e struggente di un teppista dell'Oregon che per evitare il carcere simula la pazzia e si fa internare in manicomio. Il personaggio di McMurphy, interpretato da Jack Nicholson, diverrà una delle icone del nuovo cinema americano: la sua piccola guerra contro il potere medico incarnato dalla perfida Miss Ratched (Louise Fletcher), il generoso tentativo di rendere più umana la vita degli internati, portandoli in gita di nascosto o introducendo di notte due ragazze nel manicomio, per quanto si concluda nella tragedia, incarna tutta l'utopia e la speranza di un tempo di contestazione vivo e attivo. Il film ricevette cinque Oscar (furono infatti premiati anche i due protagonisti e gli sceneggiatori), ma altri quattro anni trascorsero prima della straordinaria trasposizione del musical Hair (1979), opera rappresentativa della cultura pacifista beatnik degli anni Sessanta, le cui tecniche di ripresa e montaggio anticipano i video musicali. Radicalizzando la sua identificazione con la cultura del Paese adottivo (di cui aveva assunto la cittadinanza nel 1975), F. ha realizzato nel 1981 Ragtime, un lungo affresco dell'America degli anni Dieci, tratto dal romanzo di E.L. Doctorow, e interpretato, dopo vent'anni di assenza dagli schermi, dalla vecchia star James Cagney: prodotto da Dino De Laurentiis, il film mostra spesso un'enfasi che stempera l'ironico talento spettacolare del regista. Un'altra pioggia di Oscar (otto complessivamente) ha sommerso il successivo Amadeus, storia romanzata del geniale enfant prodige Mozart (Tom Hulce) e del suo anziano e mediocre antagonista Salieri (F. Murray Abraham), tratta da un dramma di P. Schaffer. Il film, con cui F. è tornato a girare a Praga, mostra elementi di spettacolarità e di imponenza scenografica, oltre a un ritmo narrativo estremamente vivace. Il successivo Valmont (1989), adattamento del romanzo Les liaisons dangereuses di Ch. de Laclos, scritto con Carrière, è opera a tratti brillante, ma meno ispirata della precedente e in parte penalizzata da un cast di attori poco incisivo. Dopo sette anni di assenza, F. ha girato un irriverente ritratto della pruderie americana con The people vs. Larry Flint, ispirato alla scandalosa e dissipata vita dell'editore della rivista erotica "Hustler" (meravigliosamente reso da Woody Harrelson), mentre Man on the Moon (1999), piccola, stralunata epopea basata sulla vita e la carriera del comico televisivo americano Andy Kaufman (il cui titolo è tratto da una canzone a lui dedicata dai R.E.M., il gruppo rock di Athens), pur rivelandosi un film pieno di grazia e intelligenza, impreziosito dall'interpretazione del protagonista Jim Carrey, è stato quasi totalmente ignorato dalla critica.Nel 1994, in collaborazione con J. Novack, ha pubblicato il libro autobiografico Turnaround: a memoir.
A.J. Liehm, The Milos Forman stories, New York 1975.
P. Vecchi, Milos Forman, Firenze 1980.
T.J. Slater, Milos Forman. A bio-bibliography, New York 1987.
J. Dizdarevič, Konkurs na režiséra Miloše Formana (Konkurs del regista Miloš Forman), Praha 1990.
Nová vlna: cinema cecoslovacco degli anni '60, a cura di R. Turigliatto, Torino 1994, passim.