MITILO (lat. scient. Mytilus, dal gr. μιτίλος)
Genere (Linneo, 1758) di Lamellibranchi Asifonidi (sottordine Eteromiarî) della famiglia dei Mitilidi, dalla conchiglia cuneiforme, equivalve, inequilaterale, molto alta, ricoperta da un'epidermide per lo più liscia, con denti cardinali piccoli o quasi nulli.
Comprende specie marine che si fissano mediante un bisso, aderendo alle rocce, alle palafitte, ai legni sommersi, alla carena delle navi: presentandosi riunite in numerose famiglie, costituiscono talora veri grappoli o dense incrostazioni di tutela per i corpi sommersi. I Mytilus compaiono fossili nel Triassico. Contano presentemente oltre 50 specie, abbondanti soprattutto nei mari caldi.
Alcune forme sono pregiate per le carni e fatte oggetto di allevamento (v. appresso). Sono noti nel Mediterraneo il M. edulis L., e il M. galloprovincialis Lam. che possono raggiungere qualche volta i 15 cm. di lunghezza.
La mitilicoltura. - La coltivazione dei mitili, a similitudine dell'ostricoltura, si pratica in Italia da antico tempo. Celebri sono le coltivazioni di Taranto alle quali col tempo si aggiunsero quelle del Fusaro, della Spezia, di Terranova Pausania e altre minori vicino a Gaeta e altrove. I luoghi atti per tali allevamenti sono seni marini protetti dalle burrasche, con apporti di qualche sorgiva d'acqua dolce che meglio favorisce la riproduzione dei mitili e di sufficiente profondità per permettere la costruzione dei "pergolari". Il periodo più intenso per la riproduzione dei mitili, nel Mar Piccolo a Taranto, va dal novembre al gennaio; in altre località, come al lago Fusaro e alla Spezia, esso subisce un ritardo di parecchie settimane.
I mitili hanno sessi separati e le loro larve, che conducono per qualche giorno vita pelagica, hanno tendenza a fissarsi in seguito ai corpi sommersi che si trovano presso la superficie del mare, cioè nella zona fortemente illuminata, quali per esempio i libani (corde vegetali) che formano le ventie. In seguito alla conoscenza di tale fatto, nel novembre di ogni anno, per la raccolta dei mitili si aumenta nei quadri (coltivazione) il numero delle ventie e delle crociere, e presso la spiaggia s'impiantano piccoli quadri, nei quali si tendono, al disotto della superficie del mare, alla distanza di cm. 25-30, dei sistemi paralleli di libani, preferibilmente già usati, formando così una "graticola".
In primavera le corde appaiono nere per l'enorme numero di mitili che vi aderiscono mediante filamenti di bisso, e che formano col loro insieme "la semente di mitilo". Di solito, a partire dall'aprile, le corde cariche di semente vengono tagliate, e attorno a ciascuna, allo scopo di aumentare la superficie su cui aderiscono i mitili, si attorciglia a spire molto lunghe un altro libano. Le corde così preparate vengono poi sospese verticalmente nei quadri, alle ventie e alle crociere, in attesa che i mitili abbiano raggiunto maggiori dimensioni. Verso la fine della primavera i mitili trovano insufficiente lo spazio che hanno disponibile sui libani e tendono a staccarsi. Si procede allora all'operazione dell'innesto su altri libani. Si sceglie un pezzo adatto di libano, si pratica un nodo all'estremo dal quale si vuole incominciare l'operazione e si divaricano, subito dopo il nodo, i trefoli che compongono il libano. Nello spazio che viene così a determinarsi si pone un primo gruppetto di mitili; poi subito dopo, ripetendo l'operazione, si continua per una data lunghezza del libano, lasciando in seguito un tratto privo di mitili che servirà ad appendere alle ventie e alle crociere il libano con i mitili, cioè il "pergolaro" di cozze. Si avrà cura che l'estremità inferiore dei pergolari disti dal fondo del mare di almeno 80 cm. Sui pergolari si fissano man mano non pochi altri organismi: ascidie, briozoi, vermi, alghe, ecc., e perciò, dopo qualche mese, occorre procedere alla loro ripulitura. I pergolari vengono distesi a guisa di festoni sopra una serie di pali (fusoli) infissi nel fondo, in posizione orizzontale, all'altezza di m. 1,50-1,70 al disopra del livello del mare, presso la spiaggia. Gli operai procedono alla rimozione degli esseri più facilmente visibili e dei mitili morti. Sul fusolo i mitili, che hanno una conchiglia che chiude sufficientemente, possono restare parecchie ore, mentre molti degli altri animali, cioè briozoi, ascidie composte, ecc., dopo poco muoiono; e in seguito, allorché i pergolari sono rimessi in acqua, vanno in disfacimento.
Trascorsi parecchi mesi dalla formazione dei pergolari, i libani che li formano non sono più atti a sostenere l'accresciuto peso dei mitili, e allora si procede al disfacimento dei vecchi pergolari e alla formazione dei nuovi. Generalmente dopo una decina di mesi dalla raccolta, i mitili possono essere posti in vendita. La produzione normale dei mitili a Taranto, negli ultimi anni, ha raggiunto i 36-40 mila quintali, nel 1914 fu di 10-20.000 quintali. I mitili, allevati in acque pure e mosse, formano un ottimo alimento. È noto che in molti molluschi marini le recenti ricerche hanno posto in evidenza la presenza di vitamine.
Bibl.: D. Carazzi, Ostricoltura e mitilicoltura, Milano 1894; A. Cerruti, Molluschicoltura, in La pesca nei mari d'Italia, Roma 1931.