Modena
Modena rappresentò, assieme a Cremona e Parma, uno dei capisaldi dello schieramento imperiale, elemento fondamentale dello scacchiere ghibellino nell'Italia centrosettentrionale e settore nevralgico degli scontri che videro le città della seconda Lega lombarda opporsi alle forze imperiali.
A definire il ruolo della città nel contesto politico-istituzionale federiciano concorsero i rapporti con Bologna, da tempo assai travagliati per ragioni confinarie e di espansione territoriale. Gli scontri riguardavano in primis le terre del monastero di Nonantola e la giurisdizione sul Frignano. Dopo un periodo di accordo, coincidente con la lotta comunale contro Federico Barbarossa, le tensioni si acuirono all'inizio del Duecento. Nel 1204 il podestà di Bologna, Uberto Visconti, stabiliva un confine nettamente favorevole a quest'ultima città, pretendendo la cessione dei territori situati a oriente del fiume Panaro su entrambi i lati della via Emilia.
Grazie all'affermarsi del sistema podestarile, intanto, si andavano costituendo nuovi rapporti intercomunali; la necessità di chiamare ogni anno un funzionario esterno, infatti, diede vita a reti intercittadine compatte e individuate dal punto di vista ideologico, intorno alle quali si polarizzarono le città padane dando luogo a due schieramenti: quello filoimperiale, guidato da Cremona e al quale aderiva anche Modena, e quello antimperiale, imperniato su Milano e comprendente Bologna. Le ostilità fra i due comuni si spostarono, dunque, da un ambito locale a un piano internazionale, intrecciando le loro istanze con quelle del conflitto che opponeva alla pars Imperii le città della Lega e la Chiesa di Roma. Il divieto incrociato da parte della Lega (1228) e di Federico (1231) di accettare podestà dalle città nemiche limitò l'interscambio podestarile ai comuni dello stesso schieramento, mentre l'imperatore dava il via alle operazioni belliche che avrebbero segnato il territorio padano nel successivo ventennio.
Modena era, dunque, schierata in maniera risoluta a fianco dell'imperatore. Nel 1226 Federico decise di rivedere i confini territoriali fra la città e Bologna, fissati nel 1204 a vantaggio della seconda, annullando le concessioni territoriali precedenti e confermandole tutti i privilegi imperiali già ottenuti, la giurisdizione civile e criminale in città e nel territorio e il diritto di battere moneta (Braidi, 2001, pp. 172-173). L'imperatore si inseriva, così, in maniera prepotente nel conflitto fra Modena e Bologna, rendendo di fatto insanabile la frattura che già opponeva le due città. Dal 1227 entrambe fortificarono i loro confini: i modenesi costruirono sulla Via Emilia Castel Leone, i bolognesi Castelfranco. Nel 1228 venne stabilita una tregua di sette anni, ma nel 1237, nel corso della battaglia di Cortenuova (v.) dove erano impegnate le truppe modenesi, i bolognesi invasero il territorio nemico distruggendo Castel Leone. Nel giugno del 1239, a indicare l'importanza strategica del territorio modenese, Federico in persona, alla guida di un esercito di cavalieri tedeschi e di milizie provenienti da Modena, Reggio Emilia, Parma, dalla Toscana e dalla Puglia, intervenne contro Bologna distruggendo Piumazzo e Crevalcore.
Anche Modena, come Parma e Cremona, conobbe, però, negli anni successivi una spaccatura delle fazioni cittadine, fomentate dall'abile politica di indebolimento dall'interno del fronte imperiale perseguita da papa Innocenzo IV e dal suo legato, Gregorio da Montelongo (v.). Nel 1246 si acuì la divisione fra la famiglia guelfa degli Aigoni e quella ghibellina dei Grasolfi, ma già dalla fine degli anni Venti si erano verificati i primi cenni di conflitti interni. Dopo la ribellione e l'assedio di Parma (v.), e la sconfitta imperiale di Vittoria (v.), gli Aigoni e i loro sostenitori furono espulsi da Modena e vennero accolti da Bologna, per conto della quale occuparono pochi mesi dopo Nonantola: si era di fatto incrinata la tradizionale compattezza che aveva unito, in nome del rancore contro Bologna, le famiglie nobili tra loro rivali nel fronte filoimperiale.
La sconfitta subita dalle truppe imperiali il 26 maggio 1249 nella battaglia della Fossalta (v.), culminata con la cattura di Enzo di Svevia da parte dei bolognesi, modificò i rapporti fra Modena e Bologna a favore della città vincitrice. Modena venne assediata fino all'ottobre dello stesso anno, stipulando poi una pace firmata a dicembre, che imponeva il rientro in città degli Aigoni e stabiliva un controllo dei bolognesi sull'elezione del podestà cittadino: fra il 1250 e il 1258 si susseguirono podestà bolognesi e venne introdotta la magistratura degli Anziani, dodici delegati della parte popolare raccolti in un Consiglio di Credenza diverso da quello generale. La sconfitta della Fossalta determinò, dunque, anche una soggezione istituzionale di Modena a Bologna, soggezione che si sarebbe protratta per alcuni anni.
fonti e bibliografia
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