MOLIN
. Famiglia veneziana che, secondo il Barbaro, sarebbe stata originaria di Firenze e da Molines in Francia, dove avrebbe dimorato alquanto prima di stabilirsi a Venezia, avrebbe avuto il nome. Secondo il Sanudo, invece, i M. sarebbero venuti da Mantova e da Acri, dalla prima quelli del molin rosso, dalla seconda quelli del molin d'oro.
Ebbero un doge soltanto, Francesco (1646-1655), con il quale si abolì l'incoronazione della dogaressa e si limitò la libertà del principe, cui s'imponeva di non uscire dalla città senza licenza. Sotto il suo governo la guerra di Candia continuò e Venezia progredì in Dalmazia. Degli altri membri della famiglia, molti si distinsero nelle armi e negli studî. Nelle armi, Marco contro i Padovani (1336), Filippo contro i Genovesi a Chioggia, Zaccaria morto nella strage della presa di Costantinopoli (1453), Alvise che con altri patrizî infrenò i tumulti scoppiati in seguito ai gravi fallimenti del 1499, un altro Filippo eroicamente caduto a Retimo durante la guerra di Candia, Alessandro capitano generale, valoroso e battagliero, succeduto ad Andrea Zeno nella guerra di Morea. Negli studî, Benedetto, uno dei cinque procuratori cui fu affidata la revisione del sesto libro degli statuti raccolti da Andrea Dandolo, Biagio vescovo di Pola, arcivescovo di Zara, patriarca di Grado, Girolamo (v.), Domenico, amico e collaboratore del Sarpi e, finalmente, il senatore Gerolamo Ascanio (1783-1813), la cui fama è legata alle sue raccolte di storia naturale che donò al Liceo di S. Caterina (M. Foscarini), di tele donate all'Accademia di belle arti, di numismatica e libri (4000 volumi) donati alla Marciana.
Bibl.: M. Sanudo, Vite dei dogi, in L.A. Muratori, Rerum ital. script., nuova ed., a cura di G. Monticolo, XXII, iv; S. Romanin, Storia di Venezia, Venezia 1853-61, passim; M. Foscarini, Della Letteratura veneziana, Venezia 1854, passim; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia, Venezia 1855, p. 158.