MOLISE
(XXIII, p. 580; App. IV, II, p. 496)
Popolazione e struttura insediativa. - Il censimento del 1981 ha fatto registrare, per il M., un'inversione della tendenza (325.085 ab.: +2,7% rispetto al 1971) allo spopolamento protrattasi per circa un ventennio. Il fenomeno, in sé positivo, è tuttavia dovuto principalmente al rientro di emigrati, il cui flusso non è andato a ridistribuirsi nelle zone di origine, bensì a concentrarsi nella fascia litoranea (Termoli-Campomarino) e nelle poche aree urbano-industriali dell'interno (Campobasso-Bojano e Isernia-Venafro).
Nel corso degli anni Ottanta si è avuto un andamento ugualmente positivo, ma con valori ridotti (330.900 ab. nel censimento del 1991: p0,8% rispetto al 1981), dato per i 2/3 dal saldo migratorio, mentre quello naturale è venuto progressivamente riducendosi (natalità: 9,6ı; mortalità: 9,7ı nel 1991). Il sostanziale ristagno della popolazione è spiegabile, nella forma, con la tendenza dei singoli comuni a ritardare le cancellazioni anagrafiche e, nella sostanza, con il forte invecchiamento strutturale della compagine demografica molisana (v. oltre).
Scendendo nel dettaglio territoriale, si conferma in ogni caso come una tendenza pur moderatamente positiva riguardi non più di 1/4 dei comuni, generalmente a corona delle poche città e con l'inclusione della zona collinare di Larino (probabilmente come effetto di decentramento dal polo termolese), mentre salgono a 55 le unità amministrative aventi popolazione inferiore ai 1000 abitanti.
Marcato, per conseguenza, è il processo di senilizzazione nelle aree marginali: l'Alto M. presenta di frequente rapporti fra anziani (oltre i 60 anni) e giovani (fino a 14 anni) nell'ordine del 120%, contro il 65÷70% delle aree più dinamiche, prefigurando squilibri insediativi, produttivi e sociali (mobilità, assistenza, ecc.) ancora maggiori per il futuro.
La rete urbana è strutturata sulla trasversale della Val Biferno, ora percorsa dalla moderna superstrada Termoli-Campobasso-Bojano, a sua volta innestata nella direttrice costiera; quest'ultima tuttavia, in collegamento veloce con Abruzzo e Puglia lungo l'autostrada A14 (affiancatasi alla statale e alla ferrovia adriatiche), tende sempre più a richiamare lo sviluppo economico, subendo peraltro l'influenza delle vicine aree ''metropolitane'' di Pescara e di Foggia. Analoghe tendenze centrifughe denota, all'estremo opposto, la provincia di Isernia, attratta dal corridoio tirrenico dell'Autosole, in direzione di Napoli.
Fra le città molisane, solo Campobasso presenta una dotazione abbastanza completa tanto per i consumi quanto per i servizi alla produzione; questi sono presenti, con rango meno elevato, anche a Termoli e Isernia, mentre poli commerciali di livello locale si possono definire Agnone, Bojano, Venafro e, in posizione periferica, Santa Croce di Magliano; hanno perduto peso relativo, in questa gerarchia, centri di antiche tradizioni terziarie come Larino e Riccia.
Condizioni economiche. − La crescita dell'economia molisana, dalla metà degli anni Settanta, può dare adito a interpretazioni contrastanti. Da un lato, infatti, si è avviato in questo periodo il decollo industriale, che ha visto la provincia di Isernia addirittura primeggiare nella graduatoria nazionale per tasso d'incremento del prodotto lordo nel settore e quella di Campobasso situarsi entro la 15ª posizione, pur se vanno ovviamente scontate le debolissime basi di partenza. Negli anni Ottanta, viceversa, sono stati l'agricoltura e il terziario a ''tirare'' l'aumento del PIL, mentre l'industria ha visto normalizzarsi i propri ritmi d'incremento.
Nel complesso, il reddito e i consumi per abitante vedono progressi di buon rilievo, pur se per il primo indicatore il divario rispetto alla media italiana (fatta =100) permane di quasi 25 punti (1990), con la provincia di Isernia (78,5 punti) che sembra avere ormai stabilmente sopravanzato quella di Campobasso (75,5), tuttavia rappresentativa di oltre i 2/3 della popolazione. Solo lievemente più elevata la quota dei consumi (M., 77 punti; prov. di Isernia, 82,5; prov. di Campobasso, 75 punti, anzi addirittura inferiore): ciò, se conferma la migliorata soddisfazione della domanda interna, vede positivamente attenuarsi quel divario fra gli indicatori di spesa corrente delle famiglie e valore aggiunto che resta assai più sensibile nelle altre regioni del Mezzogiorno, determinandovi un assai più ristretto margine di risparmio.
Con il tasso di attività più elevato del Mezzogiorno (la popolazione in condizione professionale raggiunge, infatti, il 42% della totale) e pur con una disoccupazione crescente (12,6% nel 1988; 15,1% nel 1991), il M. mostra, in ogni caso, una buona propensione al lavoro, pur se la ripartizione settoriale degli occupati, con il 20% al settore primario (che produce il 7÷8% del PIL), evidenzia ancora grosse sacche di ruralità. Per contro l'industria, al di là di un'incidenza occupazionale (25%) superiore alla media delle regioni meridionali, fa registrare una produttività per addetto sorprendentemente in linea con il valore nazionale. Il relativo sottodimensionamento del terziario (55% degli occupati, a fronte di una media italiana del 60% e meridionale del 62%) è determinato, a sua volta, dal modesto grado di urbanizzazione, mentre il fatto che circa il 20% del prodotto regionale vada ascritto ai servizi pubblici segnala, più che l'efficienza, un certo rigonfiamento del comparto amministrativo.
Le strutture agrarie manifestano qualche tendenza alla modernizzazione: al censimento del 1982 risultavano cessate quasi 8000 micro-aziende, mentre aumentavano di circa 600 unità quelle con superficie oltre i 10 ha, facendo salire la dimensione media a 7,8 ha (Italia: 7,2); al censimento del 1990 risultavano cessate altre 4500 aziende, per un ulteriore incremento della superficie media pari a 0,6 ha. Vanno considerate, tuttavia, la forte incidenza dei terreni improduttivi (12% della superficie agraria) e, soprattutto, la prevalenza di ordinamenti colturali estensivi. Crescono, comunque, i rendimenti unitari della cerealicoltura, mentre si estendono la vite, l'olivo e gli ortofrutticoli, specie nell'area collinare del Basso M., dove sono stati realizzati, a scopo prevalentemente irriguo, i laghi artificiali di Guardialfiera (sul Biferno) e di Occhito (sul Fortore).
I rami industriali più dinamici appaiono, oltre al metalmeccanico, il tessile-abbigliamento e il calzaturiero in provincia di Isernia, con unità locali anche di medio-grandi dimensioni (più di 100 addetti); mentre in provincia di Campobasso si vanno affermando le trasformazioni alimentari, con impianti generalmente più piccoli.
Dal punto di vista localizzativo, si delinea chiaramente una struttura bipolare, centrata sugli agglomerati di Rivolta del Re (Termoli), lungo il ''corridoio'' adriatico, e di Pozzilli (Venafro), nell'area interna rivolta verso il Basso Lazio e la Campania. Per entrambi è proposta la realizzazione di nodi intermodali, al fine di favorire una maggiore accessibilità ed efficienza dei trasporti.
Fortemente polverizzata, invece, la rete commerciale al dettaglio (con oltre 5600 esercizi, contro i 5100 del 1981), dove la grande distribuzione non arriva a 20 unità, per di più con superficie di vendita e numero di addetti inferiori ai livelli tipologici standard. Viceversa, gli esercizi all'ingrosso risultano, in media, appena 5 per100 esercizi al dettaglio, evidenziando sensibili problemi di approvvigionamento, ove si confrontino i livelli italiano (13,5) e meridionale (quasi 10 esercizi all'ingrosso per 100 al dettaglio).
Anche il movimento turistico stenta a consolidarsi, per la carenza di un idoneo apparato ricettivo (una novantina di esercizi alberghieri in tutta la regione, con lo 0,3% dei posti-letto italiani). Si tratta, per lo più, di un turismo in transito, come dimostra il rapporto fra i 128.000 arrivi e le 326.000 presenze del 1990 (in diminuzione rispetto alle punte massime di 450.000 presenze registrate nei primi anni Ottanta), che indica una permanenza media di soli due giorni e mezzo. Accanto a quelli dellla fascia litoranea e di quella montana (da Capracotta al Matese), i programmi di sviluppo del settore puntano sull'agriturismo, nell'area collinare, e sulla valorizzazione dei beni storico-artistici e culturali (Pietrabbondante, Sepino, Agnone, Larino, Ururi).
Bibl.: Abruzzi-Molise (coll. ''Conoscere l'Italia''), Novara 1983; C. Quintano, Il sistema industriale del Molise, Bologna 1986; G. Biondi, Molise. Panorama geografico (coll. ''L'Italia''), Novara 1988; G. Rosa, G. Barbieri, Il Molise tra squilibri e sviluppo, Roma 1988; F. Rigotti, G. Rotondi, Il Molise costiero, Padova 1990.
Archeologia. - A Pietrabbondante sono state recentemente riprese le attività; difatti, negli anni 1988-89, in occasione del restauro conservativo del tempio A, si è fatta una breve indagine nell'area circostante il podio del tempio, dove si sono rinvenute le tracce dell'impalcatura eretta per la costruzione del tempio stesso. Davanti al muro di contenimento antistante il tempio A, si sono inoltre eseguiti saggi di scavo volti alla comprensione topografica dell'area, che hanno restituito, tra l'altro, alcune significative terrecotte architettoniche provenienti dall'alzato del tempio.
A Isernia, alla fine degli anni Settanta, è venuto alla luce un accampamento di età paleolitica, risalente a 700.000 anni fa, in località La Pineta. La zona scelta dai frequentatori dell'accampamento era paludosa e solo apparentemente poco propizia, ma in tal modo offriva una sorta di difesa naturale dagli animali feroci; era stata bonificata mediante la sistemazione del terreno con blocchi di travertino misti a ossa grandi di grossi animali. L'opera dell'uomo (homo erectus) si manifesta pure in numerosi strumenti, in calcare e in selce, nella colorazione d'ocra su alcuni ciottoli, e nella documentazione di lunga esposizione al fuoco di pezzi d'argilla.
Sempre a Isernia, nell'area dell'ex convento di Santa Maria delle Monache, sono stati messi in luce spezzoni di mura (di cinta o di contenimento) a blocchi quadrati e poligonali, mentre nell'area della cattedrale e dell'adiacente cortile della Curia vescovile, è stato esplorato un tempio su alto podio, il cui lato orientale, da sempre visibile, è incorporato nel lato orientale della cattedrale.
Il podio del tempio mostra una ricca modanatura; labili tracce della scala d'accesso sono state individuate al di sotto dell'altar maggiore. Sia le mura che il tempio sono da mettere in connessione con la fondazione della colonia latina (263 a.C.). Nel cortile della Curia vescovile si è anche individuato il podio di un altro tempio, di proporzioni minori, databile all'epoca della fondazione del municipium romano (metà del 1° secolo a.C.). Infine, è continuata l'esplorazione della necropoli tardo-romana in località Quadrella, ai lati della strada che conduceva a Venafro.
A Venafro il teatro, in gran parte scavato e consolidato, ha restituito numerosi frammenti di pitture parietali; di fianco a esso, un monumentale edificio a exedra deve ancora essere esplorato. Sempre nella parte alta della città è venuto alla luce un esteso edificio pubblico, ancora in fase di scavo.
A pochi chilometri da Venafro, nel comune di Pozzilli, è stata individuata e in parte esplorata una necropoli arcaica. Nel Museo Nazionale di Venafro sono esposte le testimonianze della colonia romana, del territorio circostante e della necropoli di Pozzilli.
A Castel San Vincenzo gli affreschi della cripta dell'abate Epifanio, sita nell'abbazia di San Vincenzo al Volturno e datata alla prima metà del 9° secolo d.C., sono stati completamente restaurati; nell'area abbaziale circostante la cripta, sono state esplorate alcune chiese, edifici per i pellegrini, sepolture di monaci, un refettorio con pavimento di terracotta e pareti affrescate e, ai margini dell'abbazia, alcune officine di ceramiche e vetri. Al di sotto delle strutture dell'abbazia, ci sono i resti di una villa romana, in parte sfruttata dagli edifici posteriori. A Campochiaro, sulle propaggini nord del massiccio del Matese, in località Civitelle, è stato esplorato un santuario dedicato a Ercole: finora si è scoperto un tempio prostilo, di cui si conservano solo le assise inferiori, le mura di cinta poligonali con una porta di accesso al santuario, una lunga struttura di terrazzamento. Il tempio è datato alla seconda metà del 2° secolo a.C. Nella piana di Campochiaro, in località Vicenne, si è rinvenuta una consistente necropoli di età longobarda, relativa probabilmente a un nucleo di popolamento bulgaro; sono particolarmente significative otto tombe nelle quali il morto, guerriero, era stato sepolto con il suo cavallo, secondo usi funerari frequenti nell'Europa orientale.
A Sepino, in località Terravecchia, agli inizi degli anni Ottanta si sono eseguite alcune esplorazioni nell'area dell'abitato alto-medievale, che si era sovrapposto all'antica città sannitica; nella città romana, in località Altilia, le indagini fatte nell'area retrostante il teatro hanno messo in luce un portico. Sempre nella città romana, è stato restaurato il proscenio del teatro e lunghi tratti delle mura di cinta in opus reticulatum. Vicino a Sepino, a San Giuliano di Puglia, è stata individuata una villa rustica, appartenente alla famiglia dei Neratii, facoltosa famiglia sepinate, famosa soprattutto dal 2° secolo d.C. A Gildone, in località Morgia della Chiusa, è stata esplorata una piccola necropoli di età sannitica. A Montevairano, la probabile Aquilonia sannitica, entro il circuito di una poderosa cinta muraria, gli scavi hanno messo in luce tracce molto consistenti di strutture abitative, di edifici pubblici e, ai margini dell'abitato, due fornaci per ceramica. A Larino, oltre ad aver messo in luce cospicui resti della città ellenistica e romana, è stato liberato dal terreno, e in parte restaurato, un grandioso anfiteatro di età flavia. Sempre a Larino, in località Monte Arcano, è stata scoperta un'estesa necropoli arcaica.
Un'altra consistente necropoli di età arcaica è stata esplorata a Termoli, in località Porticone. A Campomarino, in località Arcora, numerose campagne di scavo hanno messo in luce un importante abitato protostorico, che ha restituito numerose capanne fornite di focolare e di olle per derrate incassate nel pavimento. Sempre nel basso M., sono da segnalare: una necropoli di età sannitica nel comune di Guglionesi; una villa rustica romana a San Martino in Pensilis; e un'altra struttura, forse industriale, d'età romana, a San Giacomo degli Schiavoni. Infine, nella zona di Trivento, si sono rinvenute due ville rustiche, una nell'area della chiesa di Santa Maria di Canneto e l'altra nel comune di Roccavivara. Nell'agro di Matrice, presso Campobasso, si sono rinvenuti i resti di un'altra struttura agricola d'età romana. Vedi tav. f.t.
Bibl.: V. Cianfarani, L. Franchi Dell'Orto, A. La Regina, Culture adriatiche antiche d'Abruzzo e Molise, Roma 1978; S. Diebner, Aesernia-Venafrum: Untersuchungen zu den römischen Steindenkmälern zweier Landstädte Mittelitaliens, ivi 1979; A. Pantoni, Le chiese e gli edifici del Monastero di S. Vincenzo al Volturno, Montecassino 1980; B. d'Agostino, A. La Regina e altri, Sannio e i Sanniti - Pentri e Frentani dal VI al I secolo a.C., Roma 1980; A. Di Niro, Necropoli arcaiche di Termoli e Larino, Campobasso 1981; M. Matteini Chiari, M. Gaggiotti e altri, Saepinum, ivi 1982; S. Capini e altri, Campochiaro. Potenzialità di intervento sui beni culturali, ivi 1982; M. Cremaschi, C. Peretto, B. Sala, Isernia, La Pineta - Un accampamento più antico di 700.000 anni, Bologna 1983; A. La Regina e altri, Sannio e i Sanniti - Pentri e Frentani dal VI al I secolo a.C. - Atti del Convegno, Campobasso 1984; G. F. De Benedittis, M. Gaggiotti, M. Matteini Chiari, Saepinum - Sepino, ivi 1984; Conoscenze, i (1985); R. Hodges, J. Michell, San Vincenzo al Volturno - The archaeology, art and territory of an early medieval monastery, British Archaeol. Reports, International Series 252, 1985; Conoscenze, ii (1986); iii (1987); G. F. De Benedittis, La casa di LN - Monte Vairano, ivi 1988; Conoscenze, iv (1989); v (1989); AA.VV., Tutela (V Settimana dei Beni culturali), Catalogo della mostra, ivi 1989; Conoscenze, vi (1990); AA.VV., Samnium - Archeologia del Molise, Roma 1991.
Arte. - La politica di tutela del sofferto tessuto storico-ambientale del M., segnato sia dall'alta sismicità dell'area geografica, sia da una non controllata e spesso deturpante politica di sviluppo, ha dato corso durante gli anni Settanta a una più compiuta programmazione e interrelazione degli interventi volti al riordino e recupero del patrimonio culturale, che ha avuto il suo momento centrale nell'istituzione (1971) della Soprintendenza archeologica e per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici del M., con sede a Campobasso.
Tra le iniziative d'un certo respiro prese sul finire del 1970, sono da segnalare quelle volte alla salvaguardia del patrimonio documentario, abbandonato a se stesso o non censito, come il riordino e l'inventariazione degli archivi comunali, promossi dalla Regione e diretti dall'Ufficio centrale per i beni archivistici del M., iniziatisi nel 1978 (i risultati sono stati presentati al pubblico in una mostra presso l'Archivio di stato di Campobasso, 1981), e la schedatura del patrimonio storico-artistico sia privato che ecclesiastico, avviata nel 1980.
Sempre in questo torno di anni, si è inoltre dato il via sia allo studio e all'analisi degli insediamenti monastici, con spoglio dei materiali presenti negli archivi ecclesiastici, sia all'opera di salvaguardia di quella cultura, spesso accantonata come minore, pastorale e agricola, costante storica del Molise. A questo riguardo si ricordano le ricerche sull'industria povera e artigianale (centri interessati sono stati tra gli altri Bojano, Frosolone, Guglionesi, Ripalimosani), oltre agli interventi di valorizzazione dell'architettura povera e del patrimonio lapideo pre-romanico (capitelli, basamenti, mura perimetrali di primitiva fattura); si è proceduto alla messa a punto, da parte della Regione, di un primo progetto d'analisi dei problemi specifici del territorio e della legislazione a esso confacente, esplicitatosi nella legge di tutela dei tracciati degli antichi tratturi (d.P.R. 616, 1977). Lo snaturato sviluppo della presenza umana sul territorio ha posto in quest'ultimo decennio il problema della valorizzazione e del recupero a scala regionale delle zone urbanizzate. La Soprintendenza ha così avviato una ricerca d'ambito urbanistico sullo sviluppo e degrado dei paesi, analizzando gli sconvolgimenti ambientali provocati dall'insorgere ex novo di appendici urbane con il conseguente degrado dei centri storici, ridotti ormai allo stato di ''relitto'' (proposta di valorizzazione dei centri di Trivento, Montagano, Bojano, Limosano).
È ancora di questo periodo (1980) l'avvio della manutenzione straordinaria e ordinaria, restauro e risanamento conservativo del borgo medievale di Campobasso, che ha messo in evidenza problemi quali l'adeguamento sismico degli edifici e la neccessità di interventi conservativi su elementi architettonici (cornicioni, portali, finestre) di particolare interesse artistico e su edifici storici (Palazzo Japoce e Mazzarotto). Di pari passo, sul finire degli anni Ottanta (1988) sono stati svolti numerosi rilievi architettonico-urbanistici dei castelli e feudi monastici, proseguendo gli interventi di restauro nel caso di constatato degrado (1973, restauri del castello di Gambatesa; 1986, interventi nel castello di Venafro), o di precedenti e poco scientifici rimaneggiamenti (vedi le trasformazioni subite dal castello di Cerro). Vanno ricordati a questo proposito gli studi su Bojano e l'alta valle del Biferno, con restauro di S. Maria di Faifoli; quelli del feudo di Pescolanciano e del suo castello; i rilievi del 1980-81 del feudo e castello di Cerro; il restauro riattativo della torre angioina di Colletorto, del 1979, e i rilevamenti e progetto di riuso del convento di S. Nazario a Morrone del Sannio (1982).
Per quel che riguarda interventi di più ampio interesse territoriale, bisogna poi segnalare il progetto di recupero e riuso di edifici industriali di fine Ottocento-inizi Novecento (fonderie, pastifici, lanifici), nelle zone di Isernia, Carpione, S. Agapito, associato d'altra parte all'assunzione da parte della Soprintendenza di compiti quali il mantenimento dell'equilibrio ecologico all'interno del piano d'industrializzazione (interventi del 1987 sulla zona del Biferno, d'interesse archeologico).
L'intervento programmatico della Soprintendenza, tra la metà del 1970 e la fine del 1980, ha stabilito la messa in opera di numerosi cantieri per il restauro di edifici monumentali e dei cicli pittorici musivi, talvolta non del tutto tempestivamente (crollo della cappella di San Gennaro a Lucito nel 1985).
Anzitutto va segnalato il progetto a durata quinquennale, iniziato nel 1980 con restauro degli assai malandati affreschi, scavi nella cripta e studi sull'impianto, del complesso monumentale altomedievale di S. Vincenzo al Volturno. Vanno poi ricordati: i restauri della facciata della cattedrale di Termoli (1979-93, riguardanti in particolare i manufatti lapidei e il restauro del mosaico ritrovato nella cripta negli anni Trenta); l'analogo intervento sulla facciata del duomo di Larino; il consolidamento e gli scavi di ricerca nella chiesa di S. Maria a Monte a Cercemaggiore (1987); i restauri delle decorazioni murali a fresco del 13° e 15° secolo di S. Maria delle Grotte a Rocchetta al Volturno, in cui nel 1981 sono state utilizzate nuove tecnologie per la conservazione di questo importante ciclo dipinto direttamente sulla roccia (messa in opera di pavimento irradiante); la liberazione della pellicola pittorica e successivo recupero della leggibilità delle decorazioni murali a fresco del 15° secolo nella cappella di S. Giorgio a Campobasso (1986); o ancora i restauri dei 43 riquadri di Paolo Gamba nella chiesa di S. Maria Assunta a Ripabottoni, con fissaggio e reintegrazioni pittoriche, e quelli della chiesa di S. Giorgio Martire a Petrella Tifernina (1988).
Se la consistenza delle testimonianze storiche, dopo i gravi terremoti succedutisi nel corso dei secoli, ha subito gravissime perdite, va anche detto che la promozione di progetti di ricerca e di conservazione del patrimonio ha permesso, attraverso una serie di ritrovamenti, il progredire degli studi e delle conoscenze del tessuto storico-artistico regionale. A questo proposito vanno segnalati: i ritrovamenti di affreschi nella cattedrale di Larino del 1952 (scoperta di un ciclo del 14° secolo nella navata destra); i lacerti di affreschi della primitiva fondazione del 7° secolo in S. Maria delle Monache a Isernia, venuti alla luce durante i primi interventi del 1973-74 (rifacimento dell'edificio gravemente danneggiato durante l'ultima guerra nella parte secentesca, ultimato nel 1986); la scoperta di tracce di estese dipinture oltre alla già conosciuta sala dei Quattro Cavalli, la più antica, risalente al 16° secolo, durante i restauri e l'opera di consolidamento murario del castello di Venafro (1980-86); e il rinvenimento del più rilevante ciclo mitologico molisano del 16° secolo (1550), sotto scialbature rimosse durante i restauri del castello di Gambatesa (1973).
Da non dimenticare poi l'impulso dato agli studi (1985) dall'intervento di restauro su conventi e chiese medievali, che lascia presumere − nell'analisi comparata delle facciate − la presenza di una scuola di scalpellini locali, e l'inizio della ricostruzione del tessuto storico-artistico del M. tra il 17° e il 18° secolo. Piccoli tasselli vanno componendo il mosaico delle presenze in questi secoli, come lo studio su botteghe napoletane attive nella decorazione delle facciate delle chiese, o il rinvenimento di documentazioni attestanti l'attività di personalità artistiche molisane tra Sei e Settecento. Da ricordare, a questo riguardo, il rinvenimento di documenti sul pittore molisano del 17° secolo, Paolo Gamba da Ripabottoni, cui sono stati attribuiti gli affreschi della chiesa di S. Francesco ad Agnone; il ritrovamento di una raccolta di grafica del 17°-19° secolo nel centro di Oratino (Campobasso), che ha permesso tra l'altro di documentare la presenza sul territorio di una famiglia di artisti attivi fino al Settecento, i Brunetti (in particolare è stato oggetto di studio e ordinamento il materiale riguardante le personalità di Cirano e Stanislao Brunetti). E ancora vanno ricordate le ricerche sulla ceramica medievale a Terravecchia di Sepino (1980), Campobasso (1981-83, collina sud-est), Isernia, Venafro, Rocchetta al Volturno, al castello di Civita di Bojano (1982-84), o i risultati della schedatura sugli organi iniziata dal conservatorio di musica (1979) e poi diretta dalla Soprintendenza (1980).
Alla campagna di interventi sulle testimonianze monumentali enucleatasi in quest'ultimo decennio, in gran parte con fondi ministeriali o regionali, vanno altresì aggiunti i programmi annuali d'intervento sui beni mobili. Tra questi vanno segnalati: il restauro del Compianto sul Cristo di Battistello Caracciolo conservato in S. Michele Arcangelo a Baranello (rifodero, pulitura e integrazioni del 1985); l'intervento di pulitura e reintegrazione del Polittico della Passione di Venafro (1982-83) dopo il ritrovamento delle formelle trafugate nel 1979; il restauro di due tele di Francesco Guarino nella chiesa di S. Antonio Abate a Campobasso e di dipinti anonimi di scuola napoletana del 17° secolo provenienti da Campobasso e Toro, oltre all'intervento su una tela di Pietro Bardellino (1988, dipinto conservato in S. Maria Maggiore a Guglionesi) e ad altri restauri di opere su tela, su tavola o su manufatti diversi (restauro del paliotto ricamato in seta del 17° secolo, in S. Elia a Pianisi; della statua in legno policromo di S. Emidio, del museo di Agnone; il censimento completo del materiale e restauro dell'organo della chiesa di S. Francesco a Larino, del 1984).
Il restauro sui beni mobili apre d'altro canto il problema ancora non risolto della tutela delle opere; mancano infatti in M. contenitori storici che permettano l'inserimento delle opere salvate dal degrado in ambienti adattati allo scopo. Su tutto il territorio regionale sono attivi solo musei a carattere locale, quali quello Emidiano di Agnone (fondato dal parroco nel 1944; conserva, oltre a reperti archeologici, un'interessante raccolta di scultura lignea dal 15° al 18° secolo), il Museo Civico di Baranello (raccolta eterogenea donata dall'ing. Alfonso Barone nel 1896), il Museo della Zampogna di Scapoli, il museo privato del Presepio in miniatura di Campobasso (fondato da Sergio Colitti), quello dell'ex monastero di S. Chiara a Venafro (donato allo stato dal comune nel 1971; ospita ora dipinti di scuola napoletana del 18° secolo e opere provenienti da S. Maria delle Monache: Dormitio Virginis, della seconda metà del 16° secolo) e la Galleria Civica d'arte moderna di Termoli, formatasi da acquisti e donazioni al Comune (Calderara, Guidi, Soto, Turcato, Vigo, Dorazio, Novelli, Pace, Schifano, Patella e altri), avvenute durante gli appuntamenti annuali delle esposizioni tenutesi dal 1955 a oggi (va ricordata la mostra del 1980 sui movimenti di ricerca degli anni Sessanta-Ottanta diretta da C. Benincasa). Sono però allo studio progetti di riattazione a scopo museale di alcuni edifici monumentali (chiesa ricostruita dopo la guerra dell'Abbazia di S. Vincenzo; il restaurato castello di Gambatesa; il castello di Venafro; la proposta di un museo della cattedrale di Termoli).
Bibl.: Almanacco del Molise, Campobasso 1969 (i)-1993; Architettura e paesaggio rurale del Molise, catalogo della mostra della Settimana dei Beni Culturali, a cura della Soprintendenza archeologica e per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici del Molise, Salerno 1979; F. Valente, Venafro, Campobasso 1979 (19922); AA. VV., Molise, Milano 1980; G. Basile, La facciata della Cattedrale di Termoli, Campobasso 1983; L. Mortari, Molise: appunti per una storia dell'arte, Roma 1984; Conoscenze, Rivista annuale della Soprintendenza archeologica e per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici del Molise, ivi 1985 (i)-1990 (vi); G. Basile, Interventi preventivi al restauro della cripta dell'Abate Epifanio, in S. Vincenzo al Volturno, una grande Abbazia altomedievale nel Molise, contenuto in Atti del primo convegno di studi sul Medioevo meridionale, Montecassino 1985, pp. 425-31; Il Molise, arte, cultura, paesaggi, a cura di N. Paone, Roma 1990 (con relativa bibliografia); R. Hodges, Villaggi altomedievali nell'Alta Valle del Volturno, in Almanacco del Molise, 1992, pp. 71-96.
Tutela dei beni architettonici. - Fino al 1970, anno in cui la Soprintendenza archeologica e per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici del M. cominciava ad acquistare autonomia rispetto all'Abruzzo, i numerosi antichi monumenti presentavano solamente rare vestigia dell'antico splendore. Con il riconoscimento di Isernia a provincia fu eseguita una ricognizione sull'intero territorio molisano per una programmazione degli interventi di restauro, basandosi anche sulla precedente ricerca eseguita nel dopoguerra. Le numerose opere restaurative che ne seguirono hanno sempre rispettato gli schemi strutturali di base: infatti nessuna struttura verticale è mai stata sostituita, né mai alcun monumento ha assunto, a intervento ultimato, la veste di simulacro a se stesso.
Se ne trova un esempio specifico nella ricomposizione della Fontana Fraterna di Isernia, piccolo monumento gravemente dissestato dalle bombe cadute nelle sue immediate vicinanze, che è forse il caso più convincente di anastilosi condotta in Molise. Solamente in taluni casi si è reso necessario intervenire sostituendo le coperture originarie con capriate metalliche, essendo il territorio molisano soggetto a frequenti sismi. Proprio questi infatti, unitamente con altre calamità naturali, eventi bellici e incuria, hanno danneggiato gravemente gran parte del patrimonio storico-architettonico della Regione.
L'opera di restauro effettuata in maniera capillare sull'intero territorio corrisponde alla caratteristica di un rilevante patrimonio monumentale e storico, esteso in un'ampia area geografica e non concentrato in sporadiche zone.
Citiamo alcuni fra i più importanti di questi interventi condotti nelle due province. Nella provincia di Campobasso: Bojano: chiesa di S. Erasmo, 1989. Bonefro: convento di S. Francesco, 1988. Campobasso: chiesa di S. Giorgio, 1978; chiesa di S. Mercurio e castello Monforte, 1991; palazzo Mazzarotta (sede Soprintendenza) e palazzo Iapoce, 1991; chiesa di S. Antonio, 1985. Campolieto: chiesa Madre, 1988. Casacalenda: chiesa di S. Maria Maggiore e chiesa dell'Addolorata, 1988. Castelmauro: chiesa di S. Leonardo, 1987. Castropignano: castello d'Evoli, 1987. Cercemaggiore: chiesa di S. Maria Assunta. Colletorto: chiesa di S. Alfonso dei Liguori, 1983; torre angioina (Soprintendenza dell'Aquila), 1986. Fossalto: chiesa di S. Maria Assunta e chiesa di S. Pietro, 1989. Gambatesa: castello, 1976. Guardialfiera: chiesa di S. Maria Assunta, 1974. Guglionesi: chiesa di S. Nicola, 1972; chiesa della Natività, 1988. Larino: cattedrale e palazzo ducale, 1975. Lucito: chiesa di S. Nicola e cappella di S. Gennaro. Lupara: chiesa di S. Maria Assunta, 1989. Mafalda: chiesa di S. Andrea apostolo, 1977. Matrice: chiesa di S. Maria della Strada (Soprintendenza dell'Aquila), 1967. Montagano: chiesa della Confraternita. Morrone del Sannio: chiesa di S. Maria di Casalpiano, 1971; chiesa di S. Maria Maggiore, 1976; convento di S. Nazario, 1986. Oratino: chiesa di S. Maria Assunta, 1989. Petacciato: chiesa di S. Rocco, 1989. Petrella Tifernina: chiesa di S. Giorgio, 1975. Pietracupa: chiesa di S. Gregorio papa. Riccia: chiesa di S. Stefano Protomartire, 1972; chiesa del Carmine, 1981. Ripabottoni: chiesa di S. Maria Assunta, 1984. Ripalimosani: chiesa di S. Maria Assunta. Roccavivara: chiesa di S. Maria di Canneto, 1978. Rotello: chiesa di S. Maria degli Angeli. S. Croce di Magliano: chiesa di S. Giacomo, 1989. S. Elia a Pianisi: chiesa di S. Elia profeta, 1989. S. Felice del Molise: chiesa di S. Maria in Costantinopoli. San Giuliano di Puglia: chiesa parrocchiale. S. Martino in Pensilis: chiesa SS. Pietro e Paolo. Tavenna: chiesa di S. Maria di Costantinopoli. Termoli: cattedrale e castello. Trivento: cattedrale e cripta, 1982; chiesa di S. Croce, 1983; chiesa del Purgatorio e chiesa di S. Antonio di Padova, 1989. Tufara: chiesa SS. Pietro e Paolo.
Nella provincia di Isernia: Agnone: chiesa di S. Marco, 1978; convento di S. Francesco, 1982; chiesa di S. Antonio Abate, 1986; chiesa di S. Nicola e chiesa di S. Emidio, 1989; chiesa di S. Amico, 1990. Bagnoli del Trigno: castello di S. Felice e cappella di S. Michele, 1986. Capracotta: chiesa di S. Giovanni Battista, 1988. Carovilli: chiesa parrocchiale, 1986; campanile e chiesa località Castiglione, 1991. Castel S. Vincenzo: chiesa di S. Filippo Neri, 1989; cripta di S. Vincenzo al Volturno, 1982. Cerro al Volturno: castello, 1984. Conca Casale: chiesa di S. Antonio di Padova, 1990. Frosolone: chiesa di S. Egidio, 1981; chiesa di S. Michele Arcangelo, 1988. Isernia: ex convento di S. Maria delle Monache, chiesa dei SS. Cosma e Damiano, cattedrale, 1981. Longano: chiesa di S. Bartolomeo apostolo, 1986. Miranda: chiesa di S. Maria Assunta, 1988. Pesche: chiesa di S. Michele, 1987-88. Pescolanciano: castello D'Alessandro, 1989; chiesa di S. Salvatore, 1991. Pietrabbondante: chiesa di S. Maria Assunta, 1984. Pozzilli: chiesa di S. Caterina, 1989. S. Agapito: chiesa di S. Nicola di Bari, 1984. S. Maria del Molise: chiesa di S. Pietro, 1988. Sessano del Molise: chiesa di S. Maria Assunta, 1986. Vastogirardi: chiesa di S. Nicola di Bari, 1981. Venafro: castello Pandone, 1980; chiesa di S. Simeone, 1986; chiesa di S. Giovanni in Platea, 1987; chiesa di S. Antonio e convento di S. Chiara, 1988. Vedi tav. f.t.
Tutela dei beni ambientali. - Il M. è la più giovane regione italiana, ed è certamente una delle ultime ad avere ancora la possibilità di essere salvata dal punto di vista ambientale, considerando la particolare bellezza e la relativa integrità paesaggistica. Risulta oggi una regione sottoposta a tutela ambientale in gran parte del suo territorio, ed è prevedibile che altre aree molisane vi siano vincolate, in un futuro piuttosto prossimo.
Il Parco naturale dell'Alto M., unitamente con il Parco nazionale d'Abruzzo, rappresenta la premessa per una continuità di parchi sulla dorsale appenninica che produrrà benefici effetti sulla conservazione dell'ambiente. Questo progetto ben si presta per il recupero degli antichi centri delle aree interne − interessate da una continua migrazione della popolazione verso i grandi centri urbani − anche ai fini di un turismo ambientale e dell'agriturismo. Un esempio lo si trova nell'uso del bacino lacustre artificiale di Guardialfiera, in provincia di Campobasso, che fa parte degli interventi dei Consorzi di bonifica.
Il M., a partire dalla fine dell'ultimo conflitto, è stato oggetto di opere e costruzioni che hanno determinato anche una certa forma di degrado dell'ambiente naturale: da una parte la legislazione urbanistica, supportata da una politica urbanistica a volte inadeguata e anacronistica, non ha sempre tutelato gli interessi pubblici (le periferie sono spesso prive di servizi e di verde, e ampie zone di territorio rurale sono state rese edificabili in maniera irrazionale dalla cosiddetta "Norma dell'accorpamento dei suoli agricoli"); dall'altra si osserva il lento adeguamento degli impianti di depurazione e delle discariche per la difesa dall'inquinamento delle acque interne su tutto il territorio molisano.
Lungo le coste, si riscontra un incremento costante del turismo che, in corrispondenza di Termoli, si può definire ''di massa'', grazie all'accettabile stato di purezza del mare e alla possibilità di collegamento con le isole Tremiti.
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