MONACO di Baviera (ted. München; fr. Munich; anticamente ad Monacos "zu den Mönchen": un piccolo monaco "das Münchner Kindl" è lo stemma della città; A. T., 56-57)
È la quarta città della Germania per numero d'abitanti (dopo Berlino, Amburgo, Colonia), capitale della Baviera, posta a 520 m. s. m., presso la riva sinistra dell'Isar (affluente del Danubio, con caratteri di fiume alpino, corso rapido e piene al tempo dello scioglimento delle nevi), in una pianura leggermente ondulata, poco fertile, coperta da massi erratici, da ciottoli e da colline moreniche, che conserva ancora fresche le impronte dell'ultima espansione glaciale, arida e coperta da boschi verso S., umida e torbosa verso N., qua e là stepposa, in genere scarsamente abitata, chiusa a mezzogiorno a 60-100 km. di distanza dalla catena alpina. Il fiume ha scavato il suo letto in modo da creare delle sponde alte 25-30 m., mettendo talora in luce (per esempio, presso Dachau), i terreni preglaciali; le terrazze più alte da esso intagliate erano favorevoli al bosco, le medie ai campi, mentre le terrazze basse erano per lo più paludose. A E. e a NE. vengono a giorno anche le argille depositatesi nei periodi interglaciali, utilizzate più tardi per le costruzioni.
Il clima è piuttosto freddo (media annua 8°) con inverni rigidi (media gennaio −2°; Berlino −0°,4), estati fresche (luglio 17°,7) e sbalzi notevoli a distanza di poche ore. La media delle precipitazioni è di 875,7 mm. con un massimo da maggio ad agosto e 67 giorni all'anno con neve; la media barometrica è di 717,7 mm.; prevalgono i venti di O. e di E. La chiesa di Maria (Frauenkirche) è a 48° 8′ lat. N. e 11° 34′ longitudine E.
A somiglianza di molte città minori della Germania, Monaco non trae la sua origine da un antico centro romano (per quanto la regione fosse già da tempo colonizzata e la vicina Augusta da secoli fiorente), né è creazione spontanea di commercianti o agricoltori, ma è sorta per volere d'un principe, Enrico il Leone, che attorno alla seconda metà del secolo XII (probabilmente nel 1158) scelse una località posta presso un chiostro per la fondazione d'una nuova città. Per quanto il passaggio del fiume non fosse gran che favorevole, la posizione commerciale era bene scelta, in quanto l'antica strada del sale, ricalcata da quella medievale che varcava l'Isar più a N. presso Föhring (nel territorio del vescovo di Frisinga), passava nei dintorni, come pure la strada romana (che passava l'Isar alquanto più a sud, presso Grünwald, dove la valle, ancora abbastanza stretta, cessa d'essere incassata). Enrico allo scopo di riscuotere il pedaggio nella nuova città distrusse il ponte di Föhring e fece deviare il commercio dell'importante arteria Salisburgo-Monaco verso di essa. Anche due altre strade mettevano capo a Monaco, una da Norimberga-Ingolstadt, l'altra da Ratisbona-Landshut, proseguendo poi per il Brennero, attraverso Kochel e il Passo di Seefeld, dopo aver incrociato la via del sale. Per lungo tempo la nuova città non ha avuto però né politicamente né commercialmente grande importanza e solo dopo che Augusta, rovinata dalle guerre e dalla deviazione del commercio, decadde, le si sostituì come centro della Germania meridionale.
In origine l'asse principale della città, che aveva una pianta ovale, era costituito da una strada lunga quasi un km. e mezzo (Kaufingerstrasse); il mercato (Schrannenplatz, l'odierno Marienplatz, dove è il municipio) era posto alquanto in disparte dal fiume e così la chiesa principale (S. Pietro) che era su una collinetta. Nella rete stradale odierna, attorno al Marienplatz, non è difficile riconoscere quale fosse il nucleo originario e quali ne fossero i limiti (Rosenthal, Färbergraben, Augustiner-, Schäffler- e Schrannenstrasse). La città s'allargò soprattutto nei secoli XIII e XIV fino a raggiungere i limiti di quella che ora si chiama l'Altstadt, limiti che rimasero tali, salvo un periodo costruttivo intervenuto nel secolo XVI (compimento della residenza, costruzione di alcune chiese e delle due torri della chiesa di Maria, simbolo di Monaco), fino al principio dell'Ottocento. Anche la cinta, che venne costruita sotto Ludovico il Bavaro (1314-46) e che s'appoggia a quattro grandi porte (Karlstor a O., Sendlingertor a SO., Isartor a E., Schwabingertor a N.) rimase in piedi fino all'inizio del sec. XIX. Tra il mercato e la Porta dell'Isar venne compreso nelle mura il Thal, cioè un antico letto ormai asciutto dell'Isar. Dal 1800 è incominciato il nuovo, grande sviluppo, connesso con la sempre maggiore importanza della città come capitale del regno di Baviera. Luigi I (1825-48), che aveva detto di volerne fare una città tale, che nessuno potesse poi dire di conoscere la Germania senza averla vista, fa costruire la Ludwigstrasse, il Königsplatz e innumerevoli edifici culturali e artistici (v. sotto); Massimiliano ne segue l'esempio e fa costruire la strada che porta il suo nome, la quale unisce l'Isar al centro, il principe Leopoldo fa aprire successivamente la Prinzregentenstrasse, parallela a quella di Massimiliano. Accanto a queste vie principali altre ne furono costruite e abbellite. L'Isar, lungo le due rive, è stato regolarizzato e fiancheggiato da bei giardini. L'allargamento è avvenuto soprattutto verso N. e verso NO., con strade rettilinee. I quartieri di NO., attorno al Königsplatz e al Karolinenplatz sono a pianta perfettamente regolare, separati dal centro più antico e con questo in comunicazione soltanto con una grande strada, la Ludwigstrasse. A occidente s'appoggia il Nymphenburg (bellissimo giardino, con un castello costruito tra il 1663 e il 1728). Anche i dintorni più lontani sono stati trasformati; nel 1700 è sorto lo Schleissheim, coi suoi canali e giuochi d'acqua; nel 1737 l'Amalienburg, mentre a poco a poco la valle dell'Isar e quella del Würm andarono perdendo il loro aspetto naturale, ricoprendosi di ville. Più recente è l'espansione verso luoghi più lontani, ai laghi e alle montagne dell'Alta Baviera.
Se si prescinde dai nuovi quartieri industriali e dalle ville dei dintorni, si possono in tal modo distinguere nettamente nella pianta di Monaco due parti. La vecchia Monaco, che ben poco ha conservato di medievale, salvo qualche strada, e che ci si presenta come una ricca città borghese della fine del secolo XVIII, con magazzini, botteghe, birrerie in gran numero, e la Monaco del sec. XIX, con strade larghe e ariose, giardini, musei, palazzi con facciate eleganti, una tra le più belle città moderne d'Europa. La superficie del comune, che alla fine del Medioevo era di circa 90 ettari e nel 1724 di 1600, è ora di 157,9 kmq. Tra le aggregazioni più importanti ricordiamo quelle di Haidhausen e Giesing (1854), Ramersdorf (1864), Sendling (1877), Neuhausen e Schwabing (1890), Bogenhausen (1892), Nymphenburg (1899), Thalkirchen e Laim (1900), Forstenried e Berg am Laim (1912), Oberföhring, Moosach e Milbertshofen (1913) e infine Perlach e Daglfing (1930). Lo spazio ricoperto da case si aggira sui 34 kmq., mentre 65 kmq. sono ancora destinati a colture agricole, 8,2 a giardini e parchi pubblici, 14 a strade e piazze, il resto a specchi d'acqua, campi sportivi, ecc.
Il commercio, che è stato piuttosto conseguenza che causa del sorgere di Monaco, si è molto avvantaggiato della costruzione della rete ferroviaria, che ha invece messo un poco in disparte sia Ratisbona sia Augusta. È da tenere tuttavia presente, per quanto riguarda quest'ultima città, che essa era fiorita in virtù del commercio con l'Italia (e quindi in direzione nord-sud), mentre l'importanza commerciale di Monaco (come mostra l'andamento dell'antica via del sale) è soprattutto nella direzione est-ovest. Il luogo era favorevole, perché gli altri grandi nodi posti presso il versante settentrionale della catena alpina (Basilea e Vienna) distano oltre 300 km., in modo da non poterle fare concorrenza. La linea ferroviaria che unisce Monaco con Augusta è stata aperta nell'ottobre 1840, quella con Vienna nel 1860, la ferrovia del Brennero nel 1867. Ora fanno capo a Monaco 13 linee importanti e la Parigi-Vienna s'incrocia con la Berlino-Roma. La stazione principale, che è una delle maggiori della Germania, vede annualmente 8 milioni di passeggieri e riceve dall'estero 25 mila vagoni (specie frutta e legumi; poi legno, cereali, uova). La stazione è nella parte occidentale della città, mentre nel passato si entrava a Monaco da oriente. Vi sono poi altre 5 stazioni minori. Più di recente Monaco è diventata importante nodo della rete aerea europea. L'Isar invece non è navigabile, data la rapidità del suo corso e la forte pendenza, ma serve per la fluitazione. Dieci ponti uniscono le due rive.
L'industria, che non ha potuto giovarsi di carbone o di minerali estratti nelle vicinanze e che è danneggiata sia dalla sua posizione troppo prossima al confine, sia dalla lontananza dal mare che rende costoso il trasporto delle materie prime, non ha grande importanza se si confronta con i centri renani, ma è pur sempre notevole, specie dopo che ha potuto utilizzare l'energia dell'Isar (impianto di Höllriegelskreuth). Vantaggiosa è anche la situazione di Monaco rispetto alla rete ferroviaria, come pure il costo non troppo alto della mano d'opera e il fatto che il mercato interno è andato progressivamente aumentando. Prevalgono le imprese di media grandezza, dedite alla trasformazione dei prodotti o alla confezione di merci costose (cosiddette merci di qualità). Secondo l'ultimo censimento le imprese industriali erano 22.847 con una media di 6,8 persone occupate e un totale di 155.498 addetti. Mancando le grandissime fabbriche, la città ha conservato quasi intatto l'aspetto del secolo scorso. Vengono al primo posto per numero di persone occupate le imprese di costruzione (17,3%), le confezioni (16,8), i generi d'alimentazione (13,7) e le macchine (10,4). Il commercio occupa 71 mila persone, il traffico 6600, l'industria del forestiero 15 mila. Tipica industria della città è la produzione della birra (30 grandi fabbriche, che producono 3 milioni di ettolitri all'anno, di cui metà consumata sul posto e metà esportata). Nelle birrerie (specie Hofbräuhaus e Donisl) si raccoglie in ogni stagione una folla di gente. Colture di luppolo sono ricordate nei dintorni già dal 768, ma la fama della birra di Monaco ha origine da un decreto del 1516, che ordina venga prodotta esclusivamente con orzo, luppolo, acqua; in media la percentuale di alcool è del 3,6%. Ricordiamo poi le fabbriche di mobili, di carta, macchine, motori, vagoni e locomotive, guanti, vestiti, porcellane, oggetti artistici, surrogato di caffè; vi sono anche distillerie e molini. L'importanza che ha nei dintorni l'agricoltura si rispecchia in alcuni aspetti della vita cittadina.
Gli abitanti, aumentati da 20 mila a 40 mila tra il 1580 e il 1800, erano 100 mila nel 1850, 200 mila nel 1875, 500 mila nel 1900, 600 mila nel 1910, 680 mila nel 1920 e 726.111 il 16 giugno 1933 Di essi un quarto sono nati fuori della città, il 3% fuori della Germania. I cattolici sono l'81%, i protestanti il 15%, gli Ebrei l'1,5%. Alto è il numero dei turisti che in tutte le epoche, ma specialmente d'estate (con valori massimi in agosto e poi in luglio e in settembre), visitano la città. Nel 1929 gli ospiti furono 856 mila, di cui 138 mila stranieri; il numero dei pernottamenti è stato in quell'anno di 1 milione e 700 mila. Grande è soprattutto il fascino che la città esercita sugli abitanti delle monotone contrade della Gemiania del Nord. Il fatto che Monaco è un soggiorno gradito si rispecchia poi nel numero notevole di pensionati che vi soggiornano. Gli abitanti si fanno notare per la loro disinvolta franchezza, il piacere della vita, un che di gentile e di rustico a un tempo, un'aria ora impertinente e ora protettrice, ma sempre leale. Amanti delle feste e soprattutto della vita all'aperto, orgogliosi della loro città, presentano caratteri intermedî tra il Nord e il Sud.
Monumenti. - La Frauenkirche, costruita nel 1468-88 da Jörg Ganghofer, a navate di uguale altezza, con serrato ordine di pilastri e grande slancio verticale, è all'interno di effetto grandioso; all'esterno, con le due alte torri orientali, di austera monumentalità. Notevoli nell'interno i rilievi degli stalli del coro, opera di E. Grasser, il principale maestro della scultura bavarese gotica seriore e della sua bottega; le magnifiche vetrate del coro (1485-1515); numerose pale d'altare gotiche e varî monumenti sepolcrali. La lastra sepolcrale dell'imperatore Ludovico il Bavaro (circa 1490), probabilmente opera di E. Grasser, fu nel 1622 e seguenti circondata da un'edicola di marmo nero su disegno di P. Candid e ornata con le statue in bronzo dei duchi Alberto V e Guglielmo IV, di Hans Krumper, e di quattro alfieri inginocchiati, opera di Hubert Gerhard. Le cinque porte recano intagli in legno di stile rococò, opera di Ignazio Günther.
La chiesa di S. Pietro (Peterskirche), fondata nel 1181, fu più volte rimaneggiata in stile gotico, ricostruita (1750) nel corpo principale in forme barocche da J. Gunezrhainer. Nell'interno, notevoli la lastra sepolcrale di U. Aresinger, capolavoro di Erasmo Grasser (1482), fra molte altre tombe dei secoli XVI-XVIII, e una serie di altari barocchi e rococò, soprattutto di I. Günther.
La chiesa aulica di S. Michele fu costruita nel 1583-97 per i gesuiti sotto la direzione di F. Sustris: a una navata in vòlta a botte, con cappelle laterali basse e con breve transetto, è una variante del Gesù di Roma e servì da modello a innumerevoli chiese tedesche barocche. La sua facciata occidentale, a frontone, contrasta col carattere italiano del resto della chiesa: ha nicchie per statue, tra le quali quella in bronzo di S. Michele, opera di H. Gerhard (circa 1590), capolavoro del manierismo della Germania meridionale. Allo stesso Gerhard e alla sua bottega sono dovute le figure in stucco dell'interno e l'angelo in bronzo al disopra del fonte battesimale. L'altare maggiore di Wendel Dittrich (circa 1590) è uno dei più antichi in Gemiania secondo i canoni del Rinascimento italiano; la pala di Chr. Schwarz rappresenta La caduta degli angeli.
S. Gaetano, dei teatini, edificata nel 1663-75 da A. Barelli (i campanili e la cupola sono di E. Zuccali, la facciata di F. Cuvilliés) nella pianta deriva da S. Andrea della Valle di Roma. Con San Gaetano il barocco italiano iniziò il proprio trionfo in Baviera.
La chiesa più notevole del barocco bavarese seriore è S. Giovanni Nepomuceno, costruita dai fratelli Asam presso la loro casa nella Sendlingerstrasse: nell'unica piccola navata, le pareti e il soffitto tutto volute e intagli, rivestiti di stucchi, dorature e affreschi, formano un complesso straordinariamente pittoresco.
I principali edifici sacri eretti dall'architettura del periodo romantico sono: la chiesa di S. Luigi di F. Gärtner (1830-1844), in stile neoromanico, con un gigantesco Giudizio finale dipinto da P. Cornelius, e la basilica di S. Bonifazio, edificata dallo Ziebland nel 1835-1840 sul modello delle primitive basiliche cristiane.
Per quanto riguarda l'architettura profana, appartengono al secolo XIV parecchie porte della città, molto rimaneggiate; del sec. XV è l'Alte Rathaus (antico palazzo comunale), di Jörg Ganghofer, trasformato all'esterno in epoca posteriore. Nel salone di giustizia e da ballo, ancora molto ben conservato, si trova un capolavoro del Grasser: dieci statue in legno di danzatori moreschi dalle movenze grottesche (1480).
Il palazzo reale (Residenz), oggi trasformato in museo, è un ampio complesso di edifici, dei secoli XVI e XVII, raggruppati intorno a numerosi cortili. Vi lavorarono gli architetti Eckl (circa 1569), Sustris (circa 1580) e Candid (1611-19); nel secolo XVIII vi fecero aggiunte, lo Zuccali, il Cuvilliés e il Gunezrhainer. Tre delle facciate esterne hanno avuto il loro aspetto attuale nel sec. XIX, sotto Luigi I; solo l'occidentale, con la statua della "Patrona Bavaria" (1616) di Hans Krumper (1570-1634) e con due leoni di H. Gerhard, l'una e gli altri fusi in bronzo, risale al principio del sec. XVII. Il Cortile delle grotte (Grottenhof) nello stile dell'architettura di giardino italiano, è opera del Sustris, circa il 1580; la fontana del Perseo che vi si trova, nonché la fontana dei Wittelsbach nel Cortile della fontana (Brunnenhof), costruita nel 1550-80, sono della scuola del Gerhard. La Reiche Kapelle (1607) contiene una preziosa raccolta di arredi sacri dei secoli IX-XVII; l'Antiquarium, che fu costruito circa il 1560, ha decorazioni del Sustris, del Ponzano, del Viviani. Le Reichen Zimmer di Effner e Cuvilliés rappresentano l'apogeo del primo rococò bavarese. Il Königsbau di Luigi I, edificato dal von Klenze nel 1826-35, ha affreschi di P. Cornelius, con scene dei Nibelungi. Il Residenztheater, opera del Cuvilliés (1751-53), è uno degli esempî più insigni di architettura teatrale tedesca di stile rococò. Nel giardino, notevoli il tempio rotondo con la statua in bronzo della Bavaria, del Gerhard (1595), e i paesaggi italiani affrescati da K. Rottmann. Dell'antica vita di corte, che si svolgeva anche nel vario scenario dei molti castelli reali, dà ancora vastissima immagine il castello di Nymphenburg, già in un borgo delle immediate vicinanze della città, a cui ora essa è aggregato (v. italia, XIX, p. 1037, illustrazione in basso). Il castello, costruito (1663-1728) nelle varie parti su disegni del Barelli, del Viscardi e dell'Effner, è circondato da un delizioso parco in cui il padiglione detto "Amalienburg", costruito dal Cuvilliés (1734-1739), è un prodigio incantevole di decorazione d'azzurro e d'argento.
Nell'architettura privata dell'epoca barocca e rococò si distinguono forme derivate dall'Italia, dalla Francia, e di tipo locale borghese. Alle prime appartiene il palazzo Porcia, dello Zuccali (1693); alla seconda il palazzo Preysing, dell'Effner (1725), e il palazzo arcivescovile, del Cuvilliés (1737); alle ultime la casa dei fratelli Asam (circa 1730). La cosiddetta "Landschaftliche Neubau" dell'Oberanger, opera del Cuvilliés (1774), segna la transizione allo stile neoclassico.
L'aspetto architettonico attuale di Monaco si è formato essenzialmente sotto Luigi I, ed è dovuto al classicismo di Leo von Klenze e al romanticismo di Fr. Gärtner. Le opere principali del primo sono: la Gliptoteca (1816-30), la Pinacoteca (Alte Pinakothek, 1826-36), i Propilei (1848-62); quelle del secondo: la Biblioteca Nazionale (Staatsbibliothek, 1832-42), l'università (1840), la Loggia dei marescialli (Feldherrnhalle) (1841) che vuole imitare la loggia della Signoria di Firenze, la Porta della Vittoria (1850). Il Palazzo di giustizia (1891-97), di Fr. Thiersch, è ispirato al Rinascimento italiano, il nuovo palazzo comunale di G. Hauberisser è neogotico. Tra gli edifici più recenti si notano: la Sala anatomica di M. Littmann, nello Jugendstil, l'ampliamento dell'università di G. Bestelmeyer (1906-09) e la Casa dei celibi di Th. Fischer (1927).
Tra i monumenti si notano: la colonna con statua della Vergine di H. Gerhard (1613), la Bavaria di Klenze e Schwanthaler, la fontana dei Wittelsbach di A. Hildebrand (1895).
Musei. - La città ch'è stata da più di un secolo il maggiore centro dell'attività artistica tedesca, anche nei movimenti più moderni, ha massimo ornamento dai suoi musei e dalle collezioni d'arte. Il Museo nazionale bavarese racchiude la maggiore e migliore raccolta di antichità della Baviera (arte industriale, scultura, pittura medievale tedesca); unica per quantità e qualità è la ricca collezione di avorî dell'età barocca e di presepî dei secoli XVII e XVIII.
La Pinacoteca contiene una tra le più insigni raccolte di pittura dei secoli XV-XVIII, tra cui la più ricca raccolta tedesca di opere del Rubens (p. es., Il Giudizio finale), una serie di capolavori del Van Dyck e del Rembrandt, alcune delle opere più significative dell'arte antica tedesca, quale l'Altare dei Padri della Chiesa di Michele Pacher e i cosiddetti Quattro apostoli del Dürer; tra gli antichi fiamminghi l'altare di Santa Colomba di Roger van der Weyden. Tra i dipinti italiani sono particolarmente notevoli la Visione di S. Bernardo del Perugino; la Madonna dell'ampolla di Leonardo; la "Madonna Tempi", quella della "Tenda", e la Sacra Famiglia "Canigiani", di Raffaello; dipinti di Palma il Vecchio; capolavori di Tiziano (Carlo V; l'Incoronazione di spine, ecc.), del Tintoretto, del Tiepolo. Al pianterreno si trova il Museum antiker Kleinkunst contenente, tra l'altro, una magnifica collezione di vasi, prevalentemente greci, e una serie di oggetti etruschi in bronzo. La nuova Pinacoteca contiene quadri tedeschi del sec. XIX, tra cui ritratti del Leibl e del Lenbach, paesaggi di K. Rottmann, ecc. Un'analoga collezione di quadri tedeschi scelti del sec. XIX si trova nella Galleria Schack, di proprietà del governo di Prussia. Nella Lenbach Galerie vi è un'importante raccolta di opere dell'artista.
Nella Neue Staatsgalerie è splendidamente rappresentata la pittura moderna a partire dall'impressionismo.
Tra le sculture antiche della Gliptoteca sono soprattutto notevoli quelle del frontone di Egina (sec. VI a. C.); il cosiddetto Apollo di Tenea (sec. VI a. C.); il "fauno Barberini" (opera greca del periodo ellenistico); una testa in bronzo di fanciullo del sec. V a. C.; una serie di ritratti romani, ecc.
Inoltre Monaco possiede i seguenti notevoli musei: Gallerie civica di pittura (Städtische Gemäldegalerie); Museo civico di storia (Historisches Stadtmuseum); Museo dell'esercito; Museo etnografico; Museo della Residenza; Accademia di arti figurative.
La Biblioteca Nazionale ha una delle più importanti collezioni di manoscritti tedeschi, specialmente cimeli dell'alto Medioevo con miniature della scuola di Reichenau (c. 1000), nonché il libro di ore di Massimiliano I, i cui margini sono ornati dei famosi disegni di A. Dürer. Monaco è ricca di collezioni scientifiche; tra le più notevoli il Deutsches Museum, per la storia del progresso tecnico e delle scienze naturali, fondato nel 1906.
Vita culturale. - A importanza nazionale assurse Monaco, come nel campo dell'arte, anche nel campo degli studî soltanto nel corso del sec. XIX; sotto Luigi I, quando molti poeti e scrittori - da Platen a Heine - sospirarono di trovarvi, all'ombra della protezione sovrana, un tranquillo rifugio per il proprio lavoro; sotto Massimiliano II, quando vi fiorì la "scuola poetica" a cui son legati i nomi di E. Geibel, di P. Heyse, di A. Fr. Schack, di H. Lingg, di Fr. Bodenstedt, di H. Leuthold, ecc.; sotto Luigi II, quando nell'amicizia regale Wagner trovò finalmente il porto dell'agitata vita e il modo di dare realtà al suo sogno d'arte. Anche l'università (Ludwig-Maximilian Universität) fondata dapprima a Ingolstadt con bolla di papa Pio II Piccolomini, e trasferita poi nel 1770 a Landshut, trasportata a Monaco nel 1826, già sotto Massimiliano II era salita in grande fiore con uomini come il Liebig, von Sybel, Giesebrecht, Bischof, Riehl, Siebold, ecc.; e negli anni che seguirono continuò ancora ininterrottamente il suo sviluppo, diventando un centro di attrazione intellettuale fra i massimi della Germania e contribuendo a dare alla città quella fama di sede ideale delle arti e degli studî che essa ebbe, nei decennî sul volgere del sec. XIX, fino allo scoppio della guerra mondiale. Mentre tutti i nuovi indirizzi d'arte, dall'impressionismo al neoclassicismo, all'intimismo, al neoromanticismo, all'espressionismo, trovavano nella "Atene sull'Isar" il clima propizio ai più varî tentativi, all'università alcuni fra i più grandi maestri dell'epoca, dal Paul al Lipps a L. Brentano al Heigel, al Vossler, ecc., creavano o alimentavano correnti di pensiero che ebbero vasta risonanza in tutto il paese. E anche nel dopoguerra - mentre come centro artistico la città, impoverita dall'irresistibile risucchio di Berlino, attraversò una crisi da cui solo negli ultimi anni si è venuta riprendendo - l'università è riuscita a mantenere intero il suo prestigio: integrata da numerosi seminarî e istituti ricchi di mezzi d'insegnamento e di ricerca, essa conta ora oltre 8500 studenti, eccellendo in alcuni rami della medicina e delle scienze fisiche e naturali e - soprattutto - negli studî storici, artistico-letterarî, filologici, filosofici, giuridici, politici e sociali, secondo la particolare tradizione umanistica della città. Alla pura ricerca scientifica sono dedicati, accanto agli universitarî, altri istituti autonomi: alcuni alimentati dal Kaiser Wilhelm Institut, come la Forschungsanstalt für Psychiatrie e il Forschungsinstitut für Wasserbau und Wasserkraft; altri creati per rispondere a speciali esigenze della Baviera prevalentemente agricola, come la Landesanstalt für Moorwirtschaft, la Landesanstalt für Pflanzenbau, la Forstliche Versuchsanstalt, la Biologische Versuchsanstalt, la Wissenschaftliche Station für Wasserbau, ecc. Massima istituzione scientifica della città è la Bayerische Akademie der Wissenschaften, la quale, fondata nel 1759 e costituita in numerose importanti commissioni - la Historische Kommission risale al 1858 -, dispone di ricche e abbondanti fondazioni, e, mentre rappresenta la Baviera nelle maggiori iniziative scientifiche nazionali e internazionali - dai Monumenta Germaniae historica all'edizione del Thesaurus linguae latinae, alla compilazione della Enzyklopädie der mathematischen Wissenschaften, ecc. -, di altre iniziative si è fatta diretta promotrice, come l'edizione dei cataloghi delle biblioteche del Medioevo, la compilazione di un nuovo lessico dialettale bavarese, ecc. Per le relazioni culturali con l'estero la sua opera è integrata dalla Deutsche Akademie, che, fondata nel 1925 con sede a Monaco, accoglie nelle sue quattro sezioni - storica, filologica, storico-artistica, politico-economica - i rappresentanti di tutto il mondo germanico.
Particolare rilievo meritano le biblioteche. La Staatsbibliothek, fondata dall'arciduca Albrecht nel 1558, è fra le maggiori e meglio organizzate della Germania: possiede oltre 1.800.000 volumi e un vero tesoro di manoscritti (circa 50.000, fra cui alcuni importantissimi, come il Codice A del Nibelungenlied, il manoscritto del Heliand, il Codex Aureus, gran parte del Libro di preghiere di Massimiliano I, ecc.) e di incunabuli (circa 16.000). Quasi un milione di volumi e 3000 manoscritti e 4500 incunaboli ha la Universitätsbibliothek, con tre vaste sale di consultazione per gli studiosi, le quali sono esemplari per la scelta delle opere e per l'ordinamento. Ed eccellenti sono anche alcune fra le biblioteche specializzate: la Armeebibliothek, per le scienze militari, con 150.000 volumi; la Wittelsbacher Familienbibliothek, per la storia dinastica della Baviera, con oltre 70.000 volumi; la Bibliothek des Benediktinerstiftes St. Bonifaz, per gli studî biblici e di storia della chiesa, con oltre 100.000 volumi e alcuni interessanti manoscritti; la Klosterbibliothek St. Anna, annessa alla Philosophisch-theologische Hochschule dei francescani, con 50.000 volumi e preziosi manoscritti; la Biblioteca del Collegium Georgianum, fondato nel 1494 ad incremento dell'università, con 70.000 volumi; la Bibliothek des Bayerischen Landtags con oltre 100.000 volumi; la Bibliothek des Staatsministeriums der Justiz, con oltre 120.000 volumi; la Bibliothek des Stadtrates München, con 165.000 volumi; e la Biblioteca del Polytechnischer Verein, di carattere tecnico, con 55.000 volumi e 220 riviste; la Biblioteca della Technische Hochschule con 170.000 volumi, e una speciale sezione riguardante la fabbricazione della birra.
La stessa Technische Hochschule (fondata nel 1868) ha ora 4500 studenti e riflette nella sua organizzazione interna il carattere della città, per lo speciale rilievo che vi hanno - accanto alle sezioni d'ingegneria industriale e chimica - le sezioni di cultura generale, d'ingegneria civile e di architettura. Nella storia dell'architettura tedesca degli ultimi decennî, la scuola di architettura ha avuto una parte rappresentativa; come nella moderna storia dell'arte l'Akademie der bildenden Kunst, che, fondata nel 1770, è venuta via via riflettendo in sé i varî indirizzi dei nuovi tempi e conta ora oltre 700 studenti; e nella moderna storia della musica l'Akademie der Tonkunst, uno dei maggiori conservatorî della Germania.
Vita teatrale. - I primi sviluppi di una vita teatrale autonoma, accanto alle forme varie di sacra rappresentazione o di teatro popolare, cadono nel secolo XVI e sono, per molta parte, echi del teatro italiano. Già alle nozze del principe ereditario Guglielmo, nel 1568, sotto la direzione e con la partecipazione di Massimo Traiano e di Orlando di Lasso, veniva rappresentata una Commedia dell'arte: e un piccolo teatro, con attori italiani di cui fu a capo un tal Giacomo da Venezia, vi fiorì a lungo alla corte. Alla grandiosa scenografia degl'Italiani s'ispirò più tardi, come dappertutto, il teatro gesuitico nella sua messinscena. E un incremento ancora maggiore ebbe l'influsso italiano nella seeonda metà del sec. XVII, dopo il matrimonio di Adelaide di Savoia con il principe elettore Ferdinando Maria: cantanti e attori italiani dominarono la scena e l'italiano divenne la lingua delle classi colte e dell'aristocrazia; la corte stessa divenne il centro di una piccola scuola poetica italiana, che diede la propria impronta alla vita letteraria della città fino agl'inizî del secolo seguente.
Le compagnie Vallerotti, Sebastiani, Voltolini, Vincenzi si succedettero sulla scena, nel vecchio Teatro dell'opera o nel Faberbräutheater, anche nel sec. XVIII; al repertorio comico italiano si continuò ancora sempre ad attingere; a un architetto italiano, Di Quaglio, fu chiesto il progetto d'un nuovo teatro di corte; un italiano, Lorenzo Lorenzoni, diede forma per primo al Volksstück locale; ma dapprima lentamente, poi con ritmo sempre più rapido, il teatro francese e il teatro autonomo tedesco, anche a Monaco, si vennero via via sostituendo all'influsso italiano: particolarmente sotto l'intendenza del conte Seeau, il quale esercitò per decennî sulla vita teatrale ufficiale della città una specie di dittatura, e, rivaleggiando con Mannheim, creò a Monaco la prima Nationalschaubühne. Una nota caratteristica ricevette, alla fine del secolo, il repertorio del teatro di Monaco dalla predilezione per il Ritterdrama.
Sotto la direzione di Franz Marius Babo (1800-1810), De la Motte (1810-1820), J. N. Poisl (1824-1833), K. T. Küstner (1833-1848), malgrado il rifiorire artistico della città e il sorgere di un nuovo teatro all'Isartor, la vita teatrale di Monaco si limitò a rispecchiare la condizione generale del teatro tedesco di quel tempo. Il gusto neoclassico della scuola poetica radunata intorno a re Massimiliano fu portato anche sulla scena nel decennio seguente da Fr. Dingelstedt (1851-1856). Ma ad importanza nazionale il teatro di Monaco giunse soltanto in seguito con l'agitata vicenda delle rappresentazioni wagneriane. Il 14 giugno 1865, superate tutte le ostilità dell'ambiente, vi ebbe luogo nel Residenztheater la prima rappresentazione del Tristano. Ma il nuovo teatro wagneriano, che l'entusiasmo di Luigi II aveva sognato e per cui aveva fatto disegnare il progetto dall'architetto Semper, rimase allo stato di progetto: realizzato più tardi soltanto, ad opera di un'impresa privata, nell'attuale Prinzregententheater. La campagna contro Wagner nei giornali, presso la popolazione, negli intrighi di gabinetto, nelle dimostrazioni di strada, assunse sviluppi tali che il re stesso finì con l'acconsentire all'allontanamento del Wagner dalla città. Tuttavia anche sotto l'intendenza di K. von Perfall (1865-1892) Monaco continuò, per l'interessamento del re, a restare - fino all'inaugurazione di Bayreuth (1876) - il maggiore centro di diffusione del dramma musicale wagneriano in Germania. Nel giugno 1868 furono rappresentati i Maestri Cantori: nel settembre '69 e nel giugno '70, nel Hoftheater, contro il volere di Wagner medesimo, l'Oro del Reno e la Valchiria.
Scarso rilievo ebbe Monaco nel periodo del teatro naturalistico; vi fu, prima direttore sotto il von Perfall, poi intendente, Ernst von Popart, il cui gusto, in parte formato sullo storicismo del teatro dei Meiningen e in parte sull'estetismo del suo regale protettore, era ostile alle nuove tendenze: e la ripresa della tradizione neoclassica del Dingelstedt sulle scene di prosa, le rappresentazioni di Wagner e di Mozart e la creazione del Prinzregententheater, furono l'espressione più significativa della sua attività: sebbene Ibsen vi sia stato introdotto già nel 1880 con la prima di Casa di Bambola. Solo nel 1895 Monaco ebbe un teatro che rispondesse alle esigenze del nuovo gusto e accogliesse le opere della nuova letteratura, quando sorse sotto la direzione di von Stollberg lo "Schauspielhaus", il quale divenne il teatro di G. Hauptmann, di Thoma, di Schnitzler, di Max Halbe, e mantenne sempre dignità di arte, ma senza assurgere, nella storia del teatro tedesco, a posizioni dominanti.
Parte preminente ebbe invece Monaco nel movimento che condusse a una semplificazione e stilizzazione della messinscena nei teatri tedeschi. Già fra il 1889 e il 1893 Jocza Savitz, in collaborazione con R. Genée e K. Lautenschlager, rifacendosi alla semplicità della scenografia dell'età shakespeariana, aveva tentato una "Shakespeare Bühne" con proscenio avanzato, decorazioni laterali fisse e sfondi mobili, facilmente sostituibili. Alla sua piena attuazione, e con esperienze d'arte più raffinate e mature, il movimento giunse però soltanto nel 1908, con la creazione del Künstlertheater. M. Littmann ne fu l'architetto, G. Fuchs il critico e propagandista, F. Erler il direttore di scena: la rappresentazione era intesa secondo lo spirito delle arti figurative: la scena non doveva più essere spazio ambientale, in cui l'azione teatrale si svolge, ma semplice cornice alla visione plastica in cui l'azione teatrale si risolve: l'accordo fra la decorazione estremamente semplificata, severamente stilizzata, e l'azione drammatica, doveva essere cercato non nelle false apparenze di un'illusoria realtà, ma nella suggestiva unità lirica della creazione. Errori nella scelta di un adeguato repertorio - sebbene sia stato tentato anche un Faust - e più ancora mancanza di adeguata forza artistica nella maggior parte degli attori resero presto difficile il proseguimento dell'intrapresa; la quale fu salvata da un accordo con Max Reinhardt, che vi trovò una delle sue più feconde esperienze d'arte e ne derivò alcune delle sue più suggestive interpretazioni.
E anche altrimenti Monaco contribuì all'evoluzione dell'arte scenica, nell'epoca dell'impressionismo. L'arte dei cabarets parigini, che nella capitale francese s'era spesso compiaciuta di atteggiamenti satirici, fu importata in Germania, con un più spiccato orientamento lirico: e appunto nel cabaret degli "Elf Scharfrichter" - fondato a Monaco da A. G. D'Ailly-Vaucheret e Leo Greiner, con la direzione di O. Falckenberg - giunse a una rappresentazione sia pur parziale F. Wedekind; e a Monaco, più tardi, nel momento culminante della sua fama, il Wedekind si stabilì quasi nella sua patria di elezione. Tale iniziativa rispondeva a quel gusto per il "teatro intimo e di eccezione" che negli ambienti artistici della Monaco d'anteguerra fu assai vivo e tenace e che doveva condurre più tardi alla creazione dei Kammerspiele, fondati da E. Robert, con la direzione di E. Ziegel e O. Falckenberg per la rappresentazione del teatro d'avanguardia: ancora nell'epoea dell'espressionismo, dopo la guerra, i Kammerspiele mantennero la loro posizione di battaglia: e Trommeln in der Nacht di Brecht, fra altro, ebbe ai Kammerspiele la sua prima rappresentazione.
Ora i Kammerspiele si sono trasferiti al Schauspielhaus e vi costituiscono la principale scena del teatro moderno di prosa; e gli altri maggiori teatri sono il Hof- und Staatstheater, per l'opera e per la grande tragedia classica; il Residenztheater per Mozart e per il dramma e la commedia; il Prinzregententheater per le rappresentazioni wagneriane. Il Theater am Gärtnerplatz, fondato per il teatro dialettale, è sede del teatro d'operetta, al teatro popolare provvede il Volkstheater.
V. tavv. CXXVII-CXXX.
Storia. - La storia della capitale della Baviera è strettamente connessa con la storia dei principi bavaresi. E ad uno di essi, Enrico il Leone, della casa dei Guelfi, deve, come si è visto, la sua fondazione. Nel 1180 Monaco passò, insieme con il ducato di Baviera, alla casa Wittelsbach. Il duca Ludovico il Severo (1253-1294) fece nell'anno 1255 di questo posto fortificato la sede del suo governo. In seguito Monaco passò attraverso tutte le vicende di una comunità medievale: nel 1294 ebbe il riconoscimento del giudice della città nominato dalla comunità; nel 1319 furono gettate le basi per una seconda cinta intorno alla città ingrandita, e dopo si ebbe la ricostruzione di una gran parte della città, danneggiata da un incendio nel 1336, e negli anni 1397-1403 la lotta fra le famiglie eleggibili al consiglio e le corporazioni artigiane. Dopo la riunione dell'Alta e della Bassa Baviera sotto il duca Alberto IV nel 1506, anche la capitale di queste due regioni ebbe una maggiore importanza e progredì gradatamente da una città di borghesi a vera capitale. Monaco cominciò allora a gareggiare con Augusta. Il duca Alberto V pensò ad accrescere lo splendore della città e, primo principe bavarese del Rinascimento, pose la base di quelle collezioni di Monaco che ebbero poi tanta importanza più tardi. L'atteggiamento di opposizione tenuto dai duchi bavaresi di fronte alla dottrina di Lutero ha dato sempre più impronta alla città, che le valse il nome di Roma tedesca. Uno dei periodi peggiori Monaco passò sotto il governo dell'elettore Massimiliano I (1598-1654): il 17 marzo 1632 entrò in città il re Gustavo Adolfo e poco dopo vi scoppiò la peste. Sotto il successore Ferdinando Maria (1651-1679) e sua moglie Enrichetta Adelaide di Savoia (1652-1677) entrò a Monaco l'elemento artistico italiano. Sotto l'elettore Massimo Emanuele (1679-1726) Monaco ebbe a soffrire, nel 1705, la terribile strage del Natale di Sendling, nella difesa contro gli attacchi delle truppe imperiali. Ebbe anche a risentire fortemente delle guerre della rivoluzione francese e delle napoleoniche fino a che non si venne a uno stretto legame fra la Baviera e Napoleone. Con la proclamazione a re di Baviera di Massimiliano Giuseppe IV (1799-1825) il 1° gennaio 1806, Monaco era diventata una residenza reale e nello stesso tempo capitale di un paese molto ingrandito e con un numero accresciuto di centri di amministrazione. Nel 1821 l'arcivescovo di Monaco-Frisinga poneva la sua sede a Monaco. Sotto il re Luigi I (1826-1848) Monaco era diventata una citta artistica di prim'ordine e anche un centro scientifico col trasferimento dell'universid di Landshut nella capitale (1826). In seguito la città non fu sede di avvenimenti politici importanti. Nel 1918, la repubblica fu proclamata a Monaco, dallo Eisner, la notte dal 7 all'8 novembre. Un tentativo di instaurarvi un'organizzazione di stampo comunista (coi "consigli") fu soffocato, il 2 maggio 1919, con l'intervento di truppe prussiane e wurtemberghesi. L'8-9 novembre 1923 vi avvenne il famoso putsch di Hitler (v. nazionalsocialismo).
Bibl.: F. H. Francé, München. Die Lebensgesetze einer Stadt, Monaco 1922; J. Weiss, München für Einheimische und Frende, ivi 1922; W. Morgenroth, Die Quellen des Münchener Wirtschaftslebens, ivi 1930; H. Brandenburg, Festliches Land, ivi 1930; L. Wagner, München eine Grosstadtuntersuchung auf geographischer Grundlage, ivi 1931 (con bibliografia di 210 scritti). Per il dialetto di Monaco cfr. J. Lachner, 999 Worte Bayrisch, Monaco 1930. - Storia: C. Prantl, Geschichte der Ludwig-Maximilians-Universität in Ingolstadt, Landshut, München, voll. 2, Monaco 1872; Die Chroniken der deutschen Städte, voll. 15, ivi 1878; Jahrbuch für Münchener Geschichte, 1-5, ivi 1887-1894; O. Aufleger e K. Trautwein, Alt-München in Bild und Wort, ivi 1895-97; F. Kronegg, Illustrierte Geschichte der Stadt München, ivi 1903; C. Theodor von Heigel, Die Münchener Akademie von 1759 bis 1909, ivi 1909; München und seine Bauten, a cura del Bayer. Architekten-und Ingenieurverein, ivi 1912; M. Hauttmann e H. Karlinger, München, ivi 1922; H. Geidel, Münchener Vorzeit, ivi 1930. - Monumenti: G. F. Seidel, Die Residenz in München, Lipsia 1880; G. v. Bezold, B. Riehl e G. Hager, Die Kunstdenkmäler der Stadt München, Monaco 1895; E. W. Bredt, München als Kunstdadt, Berlino 1907; G. J. Wolf, Ein Jahrhundert München (1800-1900), Monaco 1921; A. Feulner, Die Asamkirche in München, ivi 1932. - Vita teatrale: F. Grandaur, Chronik des Hof-und Nationaltheaters in München, Monaco 1848; P. Legband, Münchner Bühne und Literatur im XVIII Jahrhundert, ivi 1904; O. I. Bierbaum, 24 Jahre Münchner Hoftheatersgeschichte, Monaco 1892; K. v. Perfall, Ein Beitrag zur Geschichte des kgl. Theaters in München, ivi 1894; A. Kutscher, Die Ausdruckskunst der Bühne, Lipsia 1910; H. Franzelin, Geschichte der Münchner Vorstadttheater zu Beginn des 19 Jahrhunderts, diss., Monaco 1922; J. Bab, Das Theater der Gegenwart, Lipsia 1928.