MONGOLIA
(XXIII, p. 667; App. I, p. 872; II, II, p. 344; III, II, p. 152; IV, II, p. 500)
Al censimento del 1989 la popolazione della Repubblica popolare era di 2.043.400 ab., corrispondenti a una densità media di 1,3 ab./km2. Il tasso di accrescimento annuo della popolazione rimane molto elevato, nonostante nel corso dell'ultimo decennio abbia mostrato una netta tendenza al decremento (era del 2,6% annuo nell'intervallo 1980-85 ed è progressivamente sceso al 2,3% nella media del quinquennio successivo). Il 45% della popolazione ha meno di 45 anni. L'etnia mongola dominante (khalkha) costituisce il 77,5% della popolazione; il 5,3% è formato da Kazachi (Turchi). La densità di popolazione permane bassissima, in ragione della grande estensione territoriale del paese.
La tradizionale economia basata sul nomadismo pastorale si sta gradualmente trasformando in un'economia ''agricolo-industriale'', nel quadro delle direttive di piani quinquennali (il nono copre l'arco di tempo 1991-95). La popolazione urbana (57% nel 1992) è in aumento, di pari passo con la trasformazione del mondo rurale e con la spinta alla sedentarizzazione dei nomadi. Nel 1991 il 30% della popolazione attiva era ancora dedito alle attività agricolo-pastorali. In questo contesto l'allevamento mantiene una primaria importanza (73% del valore della produzione agricolo-pastorale complessiva). I seminativi occupano appena 1,2 milioni di ha, meno dell'1% del territorio. Le attività industriali sono in espansione, pur essendo condizionate dalla mancanza di mano d'opera, che richiede l'impiego di personale militare e di lavoratori provenienti dai paesi dell'ex URSS e dall'Europa orientale. Dal carbone, prevalentemente lignite (7 milioni di t nel 1990), estratto dai giacimenti di Ulan Bator e Darkhan, si ottengono i due terzi dell'energia prodotta nel paese. Notevole sviluppo ha assunto un nuovo distretto industriale settentrionale, imperniato sulle città di Darkhan ed Erdenet, che tende a valorizzare il potenziale minerario del paese, finora poco sfruttato. Vi si producono concentrati di rame e di molibdeno, cemento, macchinari e prodotti derivati del legno. Il commercio estero si svolge prevalentemente con la Repubblica Russa, da cui l'economia mongola è fortemente dipendente. A partire dal 1989 è stato consentito alle imprese di commerciare direttamente con l'estero e di dar vita a joint-ventures con aziende straniere.
Storia. - Nel giugno 1974 il primo segretario del Partito Rivoluzionario del Popolo Mongolo (PRPM), Ju. Tsedenbal, successe quale presidente del Presidium del Parlamento (Gran Khural del popolo) a Ž. Sambuu, morto il 20 maggio 1972, che aveva ricoperto tale carica dal 1954. Nel periodo 14-18 giugno 1976 ebbe luogo il 17° Congresso del PRPM: i delegati erano 813 e 57 erano i rappresentanti dei Partiti comunisti stranieri. All'unanimità venne rieletto Tsedenbal quale primo segretario del Partito, e furono approvati la relazione del Comitato centrale e il 6° piano quinquennale 1976-80. Nella relazione finale si sottolineavano i successi ottenuti in campo economico sia in agricoltura sia nell'industria, accusando la dirigenza cinese di aver impedito lo sviluppo dell'economia richiamando in patria gli esperti che operavano nei diversi rami dell'apparato economico mongolo. Il 19 giugno 1977 ebbero luogo le elezioni del 9° Gran Khural del popolo: i votanti furono 694.855; vennero eletti 328 membri o membri candidati del PRPM, dei quali 245 alla loro prima esperienza e 82 donne.
La fine degli anni Settanta vide l'intensificarsi della polemica con la Repubblica popolare cinese e il consolidamento della solidarietà ideologica e politica con l'URSS. Queste posizioni vennero ribadite in occasione del 18° Congresso del PRPM, svoltosi a Ulan Bator nel periodo 26-30 maggio 1981. Il Partito comunista sovietico fu rappresentato da M. Gorbačëv, membro del politburo e segretario del Comitato centrale del partito. Tsedenbal, 64 anni, venne rieletto alla carica di primo segretario; furono riaffermati gli inscindibili vincoli con l'URSS, e ribadite le linee-guida della politica estera in direzione degli obiettivi comuni a tutta la comunità socialista. Mentre si esaltavano i traguardi raggiunti in campo economico, venne stigmatizzata con forza la politica cinese, sempre più lontana, si disse nel comunicato finale, dai principi del socialismo.
Il 23 agosto 1984, all'8° plenum speciale del PRPM, "in considerazione delle sue condizioni di salute e col suo pieno consenso", Tsedenbal fu rimosso dalle cariche di segretario generale del Partito e di membro del politburo; all'anziano leader venne espressa "grande gratitudine per gli enormi servigi resi al Partito e al popolo". Gli successe Ž. Batmönkh. Nei mesi di giugno e luglio 1983, intanto, le relazioni con la Repubblica popolare cinese avevano conosciuto un brusco peggioramento, a causa dell'accusa mossa da Pechino di aver espulso con la forza nei primi mesi del 1983 un gran numero di residenti cinesi in M. (il numero complessivo di Cinesi presenti nel paese era di 7000÷8000, concentrati soprattutto nella capitale). Le autorità mongole replicarono alle accuse cinesi sostenendo che si trattava di individui che avevano infranto le leggi mongole. Un importante accordo di cooperazione economica, scientifica e tecnica, con validità fino all'anno 2000, venne sottoscritto a Mosca tra la M. e l'URSS il 29 agosto 1985. Alla metà degli anni Ottanta si assistette a un graduale miglioramento dei rapporti con la Repubblica popolare cinese, dovuto in primo luogo al nuovo orientamento sovietico in politica estera. Il 9 agosto 1986 fu firmato un trattato consolare tra M. e Repubblica popolare cinese, il primo dopo il 1949. Tra il 28 e il 31 maggio 1986 si svolse il 19° Congresso del PRPM: furono 841 i delegati in rappresentanza di 88.150 iscritti, 73 le delegazioni straniere provenienti da 66 paesi. Venne rieletto Batmönkh quale primo segretario e fu sottolineata la necessità di una ristrutturazione nell'apparato del Partito al fine di superare gli eccessi di burocratismo. In tal senso va interpretato il provvedimento adottato in occasione della seduta del Gran Khural dell'11 dicembre 1987, in seguito al quale si abolirono otto ministeri e se ne crearono cinque nuovi.
Tra la fine del 1989 e l'inizio del 1990, dopo due anni di apparente stagnazione, nacquero improvvisamente numerose nuove organizzazioni politiche, che chiedevano riforme tanto in campo politico quanto economico: la maggiore di esse, l'Unione Democratica Mongola (UDM), fondata nel dicembre 1989 e ufficialmente riconosciuta nel gennaio 1990, lungo tutto il 1990 soprattutto attraverso il suo coordinatore capo, S. Dzorig, dialogò con il PRPM. A seguito del rafforzarsi del movimento di opposizione, Batmönkh annunciò le dimissioni dell'intero ufficio politico nonché della segreteria del Comitato centrale. Nell'aprile 1990 il PRPM tenne un congresso straordinario, rinnovando i tre quarti dei membri del Comitato centrale.
Nel maggio dello stesso anno il Gran Khural del popolo adottò una legge sulla legalizzazione dei nuovi partiti 'informali'. In seguito alle elezioni generali del luglio 1990 furono eletti 430 deputati: 357 appartenenti al PRPM, 14 all'UDM, 9 alla Lega della Gioventù rivoluzionaria mongola, 6 al Partito del Progresso Nazionale Mongolo, 4 al Partito Democratico Sociale Mongolo, 39 erano indipendenti. Nel settembre il Gran Khural del popolo elesse il primo Presidente del paese nella persona di P. Očirbat. Nel novembre 1991 Ž. Urtnasan fu eletto presidente del Gran Khural, al posto di Ž. Gombožav.
Il 20° Congresso del PRPM, tenutosi nel febbraio 1991, elesse un nuovo Comitato centrale di 99 membri. Nel gennaio 1992 fu adottata una nuova costituzione, il nome ufficiale del paese fu trasformato da Repubblica Popolare Mongola in Mongolia e fu rimossa la stella rossa dall'emblema nazionale. Il 21° Congresso del PRPM, tenutosi nel febbraio 1992, elesse un Comitato centrale di 147 membri. La carica di segretario del PRPM fu abolita e i tre segretari supplenti vennero nominati vice-presidenti, mentre B. Daš-Yondon venne eletto presidente del partito.
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